Cinema e informazione riscoprono la lentezza: il Workshop “Il giornalismo che verrà” prosegue al 68° Taormina Film Fest con la proiezione di “Slow News”

Cinema e informazione riscoprono la lentezza: il Workshop “Il giornalismo che verrà” prosegue al 68° Taormina Film Fest  con la proiezione di “Slow News”

Il IV Workshop “Il giornalismo che verrà”, da poco conclusosi a Catania, prosegue al 68° Taormina Film Fest. Per il secondo anno consecutivo, infatti, il progetto targato Sicilian Post, che ha trasformato per otto giorni Catania nella capitale del giornalismo internazionale, collabora infatti con la storica rassegna cinematografica siciliana. Martedì 28 giugno alle ore 17 presso la “Casa del Cinema” di Taormina si terrà infatti l’incontro “Cultura, cinema e informazione “Slow”, si può fare davvero?”.

L’evento prenderà le mosse dalla proiezione del film “Slow News”, di Alberto Puliafito (ITA, 52’, 2020). Seguirà un dibattito che vedrà il regista dibattere col direttore del Sicilian Post Giorgio Romeo e con i giornalisti e direttori artistici del Taormina Film Fest Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia.

«Slow News – spiega Puliafito – è un film corale, con un cast internazionale di altissimo livello, su uno dei temi chiave del nostro tempo: l’informazione all’epoca delle fake news, della post-verità, dell’infodemia e dei populismi». Girato tra l’Europa e gli Stati Uniti, il documentario narra la storia della battaglia per la difesa della democrazia e della libertà: una guerra che, nella società di oggi, si combatte soprattutto con l’informazione. «Il nostro lavoro – continua il giornalista e regista – proprio in questo momento difficile, ha l’obiettivo di dare una speranza alle lettrici e ai lettori di tutto il mondo, ma anche alle giornaliste e ai giornalisti: insieme, un altro giornalismo è possibile. Ma soprattutto è necessario».
Le suggestioni della pellicola offriranno l’occasione per un dibattito più ampio, che rifletta sulla necessità di un’offerta culturale la quale possa puntare sulla qualità piuttosto che sulla mera quantità. Dal contesto infodemico del giornalismo online, quindi, all’offerta di festival e proposte culturali, che non mancano anche nel nostro Paese, ma in cui è spesso difficile orientarsi, con il rischio di vivere un’esperienza-evento che rimane in superficie. Un tema caldo e attuale, rivolto non solamente a giornalisti e cinefili, ma a tutti coloro che abitualmente e a vario titolo – organizzatori, frequentatori o semplici fruitori – prendono parte degli eventi culturali e d’intrattenimento abitualmente nelle nostre città.
L’evento in programma al Taormina Film Fest fa seguito alla quarta edizione del Workshop Internazionale “Il giornalismo che verrà”, il quale dal 13 al 20 giugno ha ospitato a Catania oltre 65 speaker internazionali, dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, al docente alla Newmark School of Journalism della City University di New York Jeff Jarvis, dal reporter di guerra Domenico Quirico alla giornalista Laura Silvia Battaglia al-Jalal passando per l’esperta di AI alla London School of Economics Sabrina Argoub. Il progetto è stato organizzato dal Sicilian Post con una serie di patrocini nazionali (dalla Rai a The European House Ambrosetti) e locali (come Università di Catania, Accademia di Belle Arti di Catania, Teatro Stabile di Catania, Ordine dei Giornalisti di Sicilia). Main sponsor è stato Google attraverso il programma GNI. Sponsor Credit Agricole Italia e Confindustria Catania.

All’interno del programma del workshop anche il panel “Il racconto del Cinema, tra giornalismo e critica”, che ha visto i tre direttori artistici del Taormina Film Fest dialogare con i giornalisti e gli studenti arrivati da tutto il Paese per prendere parte ai laboratori di Catania la scorsa settimana. «Questa collaborazione – spiega Giorgio Romeo, coordinatore del Workshop – assume una duplice importanza: da un lato dimostra come anche in Sicilia sia possibile fare sistema, dall’altro significa una iniezione di fiducia nelle nuove generazioni, consapevoli del fatto che un confronto intergenerazionale sia necessario non solo per immaginare il futuro dell’informazione, ma anche per interpretare i cambiamenti del presente».

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