Katya Maugeri
CATANIA – Sono storie di violenza, di sfruttamento, emarginazione e speranza quelle che popolano da tre giorni la nave Ubaldo Diciotti, ormeggiata al porto di Catania. Sulla nave della Guardia costiera ci sono adesso 150 persone, dopo che ieri in serata dal Viminale è arrivato il via libera allo sbarco dei minori non accompagnati, 27, tra cui una ragazzina.
“Il mio obiettivo è il No Way australiano. Sulla Diciotti sono tutti immigrati illegali. L’Italia non è più il campo profughi d’Europa. Con la mia autorizzazione, dalla Diciotti, non scende nessuno”. Lo scrive su twitter, Matteo Salvini, riportando la sua intervista a Rtl.
Polemiche e scontri sui social, manifestazioni per esprimere spirito di solidarietà e di accoglienza si susseguono al porto di Catania, dove si continua a urlare “Restiamo umani”. Assente, invece, il primo cittadino di Catania. il sindaco Salvo Pogliese ha solo comunicato attraverso la stampa la disponibilità e la presenza di assistenti sociali che prenderanno in carico l’assistenza dei ragazzi, oltre ai volontari e gli operatori della protezione civile comunale pronti a fornire ogni forma di ausilio.
Stamattina a salire a bordo della nave è stato il presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava che riferendosi al ministro Matteo Salvini spiega: “Dovrebbe parlare con una ragazza che gli racconterebbe, mostrandogli le ferite, di due anni trascorsi venduta da un clan all’altro in Libia e naturalmente violentata ad ogni passaggio di proprietà fino a quando ha ottenuto i soldi necessari per potersi pagare il viaggio, 8.000 euro, parlare con gli altri che hanno storia simili: mesi, a volte anni trascorsi in condizione di autentica schiavitù in Libia e provare a capire quale sia il senso di questa segregazione”. Quasi tutti sono eritrei e somali in fuga, quindi, da guerre, orrori e fame, versano in cattive condizioni di salute per il viaggio e portano addosso i segni delle violenze subite. Provengono dal Corno d’Africa, dopo essere stati in Libia chi per un anno, altri per tre. Segni di ferite da arma da fuoco, storie raccapriccianti di uomini e donne chiusi al buio anche per otto mesi. Sono persone abituate ad attraversare orrori incredibili. Eppure sono lì chiusi all’interno di una nave.
“Loro sono protetti e curati con un senso di profonda umanità – continua Fava – e di grande professionalità dall’equipaggio di questa nave, una preziosa cura umana nei confronti di ognuno di loro. Non considerati numeri ma persone con delle atroci storie alle spalle. Questa loro umanità è una bella pagina che si affianca a delle pagine ridicole che alcuni ministri stanno scrivendo. Il coraggio di un uomo (non di un ministro ma di qualsiasi essere umano) non è quello di dire, come fa spocchiosamente Salvini, “se non siete d’accordo con me, denunciatemi!”, scrive Fava in una nota, il vero coraggio, l’onestà intellettuale, il senso delle istituzioni vuol dire venire a Catania, salire sulla nave Diciotti, parlare con il comandante della nave e con l’equipaggio, ascoltare le storie di strazio, violenza e schiavitù dei cosiddetti “migranti irregolari e palestrati”. Come avrebbe fatto qualsiasi ministro dell’interno, di qualunque fede politica. Ma Salvini non è un uomo coraggioso: è un bellimbusto convinto che un punto in più sullo spread della sua Lega valga l’aggettivo “palestrati” per centocinquanta eritrei sopravvissuti a un naufragio e all’orrore dei lager libici, venduti per mesi o anni un tanto a stupro da una tribù all’altra fino a quando hanno potuto pagarsi il viaggio e la fuga.
Salga sulla nave, il signor ministro, e venga a guardarli negli occhi come ho fatto io stamattina. Troverà facce che hanno visto tutto e non si aspettano più nulla. Ci consola che il lembo d’Italia che hanno incontrato questi disperati sia la tolda di una nave della marina militare italiana, con un equipaggio capace di umanità e di professionalità. Consola che le idiozie di questo ministro non siano arrivate a bordo della nave ma si siano fermate tra gli schiamazzi della terra ferma sulle sue pagine facebook. Consola loro, noi noi: quelli come Salvini resteranno sul groppone per un bel pezzo”.
Una “violenza social” in continua evoluzione, una propaganda di odio, razzismo e intolleranza nei confronti di persone che cercano solo di fuggire da un incubo. A naufragare in questo mare non sono solo vite, ma l’umanità che non sappiamo offrire a chi – come noi – nutre ancora delle speranze.