Catania: siamo tutti dissestati

Catania: siamo tutti dissestati

Daniele Lo Porto

CATANIA – Siamo tutti dissestati. Non è solo un facile gioco di parole, ma la inevitabile conseguenza dell’ultima presa d’atto formale da parte del Consiglio comunale che ieri, a tarda sera, ha votato con 27 voti favorevoli e 2 astenuti il dissesto economico-finanziario per un “buco” di 1,6 miliardi di euro, già accertato dalla Corte de conti. Non è soltanto il Comune come ente, o la Giunta Pogliese, “azzoppata” a pochi mesi dalla sua elezione, ma ogni singolo cittadino catanese a pagarne le conseguenze, con l’incertezza che caratterizza il futuro anche più vicino, la qualità  e la quantità dei servizi, e di questo ne risentiranno anche i tanti turisti che in questi anni – complice la crisi internazionale e il terrorismo islamico – hanno “scoperto” la Sicilia e Catania, in particolare, le imprese creditrici del Comune e le tante presenti sul territorio che costituiscono una filiera e un tessuto produttivo che rischia di avere un’altra dura batosta.

“Abbiamo provato in ogni modo di evitarlo – ha dichiarato il sindaco Salvo Pogliese – ma la decisione dei giudici contabili non lasciava spazio a interpretazioni. Un fatto traumatico. siamo la più grande città italiana in default, per la situazione debitoria di 1,6 miliardi di euro che abbiamo trovato. Non è il momento – ha aggiunto – di parlare come si è arrivati a questo, perché compete ad altri organi accertare le responsabilità. Non dobbiamo pensare che il dissesto sia l’Apocalisse. Catania è abituata a risorgere dalle proprie ceneri e ci riuscirà anche stavolta con l’aiuto di tutti”. In queste ore, naturalmente, infuria la polemica e la caccia a i responsabili. Primo sospettato, e più che sospettato per la Corte dei conti, è l’ultimo sindaco Enzo Bianco, che ha pagato la sua mancata rielezione, non tanto e non solo per la disinvoltura con la quale ha gestito i soldi , che non c’erano, pubblici, ma soprattutto per il totale distacco che ha marcato, giorno dopo giorno, quasi con ostentazione, con la città reale, quella delle tante famiglie che con difficoltà riescono ad arrivare a fine mese, saltando qualche bolletta da pagare e togliendosi tante necessità. Si interroghi l’ex sindaco sul suo comportamento, torni lucido e riguardi con occhi critico i cortigiani che lo hanno spinto, per incapacità o per calcolo verso una strada senza uscita, non solo per lui ma per l’intera città.

Il collega Carlo Lo Re scrive, giustamente, che il dissesto nasce tanti anni fa, quindici, forse venti anni fa, e ne sono stati in parte corresponsabili i sindaci che si sono succeduti. Chi per manie di grandezza, chi per l’incapacità di andare oltre il calcolo ragionieristico. “Intendiamoci, il Comune si trovava in fase ufficiale di pre dissesto dal 2013 e le aliquote erano già tarate al massimo da cinque anni. Inoltre, con la disoccupazione alla stelle da decenni, la crisi sociale è in atto da tempo e non era ieri, non è oggi e non sarà da domani sera certo possibile considerarla un esito del dissesto dell’ente […] Di certo, se il dissesto fosse stato dichiarato prima – molti anni prima – Catania oggi sarebbe già di nuovo in rampa di lancio e non ferma ai box” , scrive Lo Re su Milano Finanza.

Il sindaco Pogliese, al quale qualche male informato addossa responsabilità e, addirittura, chiede di dimettersi “perchè è inutile fare il sindaco in queste condizioni”, dimostrando scarsa conoscenza della legge e della democrazia, oltre che delle responsabilità politiche e contabili. senza andare lontano, anche il Comune di Caltagirone è andato in dissesto e il nuovo sindaco Gino Ioppolo ha gestito l’ordinaria amministrazione, che non vuol dire non fare nulla, parallelamente alla commissione liquidatrice che ha gestito efficacemente la soluzione debitoria. certo Catania non è  Caltagirone e la massa passiva è decisamente molto più rilevante. Ma bisogna guardare al futuro, non c’è altro da fare. Magari riscoprendo l’identità di “comunità” e non lasciandosi andare a gesti quotidiani, piccoli e grandi, di inciviltà, per poi autogiustificarsi addossando la colpa e le inefficienze sempre e soltanto agli “altri”. facile a dirsi, certo, un po’ meno a farsi. Proviamoci, tutti.

Il Consiglio prima ha deliberato il bilancio consolidato del 2017 e votato all’unanimità un ordine del giorno che impegna l’Amministrazione a garantire le spettanze ai lavoratori del Comune e delle partecipate

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