Con la "siringa magica" per tutto il mondo arriva un'infusione di speranza per chi vuol fare impresa

Con la "siringa magica" per tutto il mondo arriva un'infusione di speranza per chi vuol fare impresa

di Saro Faraci “il Professorista”

In questa puntata di #startupmystory raccontiamo la storia di Gamastech, un’impresa catanese che, nata come start up in un business di nicchia, è stata capace di crescere subito a livello internazionale. Oggi è una PMI innovativa. A raccontarci l’evoluzione di questo sogno imprenditoriale è Arturo Maravigna, 36 anni, una laurea in Giurisprudenza conseguita nel 2010, tanto tempo dedicato alla sua impresa e, prima del Covid-19, ai viaggi all’estero proprio per lavoro.

– Oltre il lavoro, come spende il suo tempo?

«Sono appassionato di basket, calcio e lettura ma, onestamente, ormai dedico il 99,9% del tempo libero ai miei figli, Costanza e Claudio ed alla splendida donna che mi supporta e mi sopporta, Roberta. Solo loro riescono a farmi “staccare” e ricaricare le batterie»

– Lei dottore in Giurisprudenza avrebbe potuto avviarsi ad una carriera forense. Cosa l’ha spinta a fare impresa, per giunta in un settore ad elevata innovazione?

«Sicuramente la passione. La passione per un business particolarmente difficile ma sicuramente etico. Aiutare ad alleviare la sofferenza anche di una sola persona è un grande stimolo quotidiano»

Nello svolgimento di un’attività imprenditoriale, l’insegnamento dei padri è fondamentale quando anche loro hanno praticato la medesima attività. Suo padre cosa le ha insegnato in particolare?

«Beh, purtroppo, mio padre non ha avuto il tempo di insegnarmi il mestiere. Lui è stato, però, un grande maestro di vita. Da buon mastro si è limitato a tramandare l’arte dell’uso degli attrezzi, lasciando a me il compimento dell’opera»

Nasce la start up

– Andiamo a Gamastech. Fondata nel 2009, non è più una start up, ma lo è stata. In cosa ritiene di essere stato innovativo nel suo settore quando ha iniziato l’avventura di Gamastech?

«Inizialmente, probabilmente, gli unici veri elementi di innovazione sono stati la sana follia e la caparbietà. Il 2009 e gli anni a seguire sono stati caratterizzati dalla grande crisi finanziaria. Moltissime aziende del settore sanitario chiudevano mestamente i battenti»

– E invece Voi?

«Noi, passo dopo passo, siamo riusciti a sopravvivere, crescendo in maniera sostenibile e puntando sempre sul servizio e sulla qualità. Oggi, le principali ricerche di mercato internazionali annoverano la Gamastech fra i “key player” dell’infusione ambulatoriale e dell’innovazione nell’infusione»

– Di cosa si occupa oggi l’azienda e quali sono i suoi principali ambiti di attività economica?

«L’azienda oggi si occupa della produzione, rigorosamente in “outsourcing”, e la distribuzione di medical device per il settore ospedaliero e, da un paio di anni, per il settore dentale e della medicina estetica. Inoltre, negli ultimi mesi, abbiamo stretto partnership con fornitori italiani ed esteri per la fornitura di dispositivi di protezione individuale»

Lo sviluppo del business

– Quale è il vostro prodotto di punta con il quale avete avuto maggiori soddisfazioni e ottenuto visibilità sui mercati?

«Sicuramente il nostro prodotto di punta ad oggi rimane la pompa elastomerica Exacta Number One, un dispositivo medico per l’infusione ambulatoriale, continua o con bolo, di farmaci chemioterapici, anestetici o antibiotici. Sul mercato, però, il maggior “effetto wow” è dato dal dispositivo medico per infusioni senz’ago Comfort-in»

– Una siringa senza ago? 

«Si tratta di un prodotto rivoluzionario che sfrutta la velocità per somministrare sottocute o intramuscolo farmaci, anestetici o vaccini. Nei reparti viene definita la “siringa magica”. Il futuro che per noi è già presente»

– Avete un mercato internazionale e questa non è una caratteristica frequente nelle aziende catanesi. A suo avviso, qual è la ricetta per un’impresa del nostro territorio per operare sui mercati esteri?

«Sicuramente la professionalità, il servizio/prodotto offerto, la cura dei dettagli, la velocità di reazione alle esigenze del mercato. In Sicilia il 99% delle aziende è piccola o micro. I competitors, sono invece spesso e volentieri colossi multinazionali con gestioni quasi ministeriali. Ritengo che sia fondamentale sfruttare i vantaggi che derivano dal nostro status facendo di necessità virtù»

– Davide che batte Golia, mi vuol dire?

«Piangersi addosso o guardare le disponibilità che le multinazionali hanno e noi non abbiamo di certo non aiuta. Aiuta invece il sapersi adattare, aiuta il conoscere il mercato come le proprie tasche ed aiuta capire in anticipo le esigenze. Insomma, spendi da piccola impresa, ragiona da multinazionale»

– Oltre la ricetta, qualcosa in più è necessaria…

«Walt Disney diceva : “ Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Se lo diceva lui che era un grande maestro…»

Innovazione innanzitutto

– La sua azienda è sicuramente annoverabile tra quelle più innovative. L’innovazione ha bisogno però di alimentarsi di ricerca e sviluppo. Questa attività come viene svolta in Gamastech? 

«La ringrazio. Questo, sinceramente, è per me il più bel complimento. L’innovazione ha bisogno di conoscenza. Conoscenza e visione. Vedere in anticipo quelle che potranno diventare le esigenze future del mercato sta alla base dell’innovazione sostenibile. In Gamastech amo coinvolgere in questo processo tutto il team, anche chi fa amministrazione! Nascono spontaneamente dei veri e propri “brainstorming” che permettono di avere una visione il più possibile a 360° dell’idea. In base al progetto, poi, vengono coinvolte le risorse più adeguate al tipo di business»

– Avete partnership con altre aziende o con istituzioni?

«Sicuramente, un partner fondamentale nella ricerca e sviluppo per Gamastech è il CNR di Catania, Institute IPCB nella persona dell’Ing. Giuseppe Recca»

Tempi di Covid-19 ma non solo

– In tempi difficili come quelli attuali di Covid-19, l’azienda ha risentito della crisi? O la sua operatività in un mercato di nicchia nell’ambito medicale ha reso meno vulnerabile Gamastech?

«Sicuramente il Covid ha stravolto tutto. La pianificazione 2020 è stata cancellata. L’impossibilità di poter viaggiare all’estero o la cancellazione di tutte le principali fiere internazionali di settore sono stati un colpo durissimo. Non credo che ci fossero aziende preparate ed invulnerabili. Sicuramente non lo era la Gamastech. Noi, nel nostro piccolo abbiamo cercato di reagire e cogliere le opportunità derivanti da questa nuova situazione»

– Cosa avete fatto in particolare?

«Ad esempio, abbiamo sviluppato un termometro adesivo indossabile, con tre codici colore, utile per un immediato e costante monitoraggio della temperatura corporea, primo sintomo COVID-19. Abbiamo inoltre inserito nuove linee di prodotto ed abbiamo assunto nuove risorse. Anche quest’anno, e non era facile, chiuderemo con una crescita a due cifre»

– Come tante aziende che crescono, anche la sua ha bisogno continuamente di nuove professionalità. Perchè spesso aziende come la vostra hanno difficoltà a trovare in loco le professionalità di cui hanno bisogno? Che consiglio si sentirebbe di dare ai giovani laureati della nostra Università? 

«Beh, si decisamente! Onestamente credo che il problema sia legato al fatto che i ragazzi con determinate caratteristiche ed ambizioni vadano preferibilmente al nord o all’estero dove l’offerta di lavoro è sicuramente maggiore. Non mi sento di dare loro consigli. Sono loro che dovrebbero trovare la forza e gli stimoli per dare a noi consigli ed idee. Ovviamente, per farlo, devono rimanere in Sicilia e scommettere sulla nostra terra»

– Ultima domanda. Catania una volta era l’Etna Valley o forse non lo è mai stata se pensiamo ad un cluster tecnologico popolato di multinazionali, grandi e piccole aziende innovative. Cosa è necessario fare nel nostro territorio perchè ci siano altre realtà come Gamastech che diventano leader innovativi specializzati in mercati di nicchia?

«A questa domanda dovrebbe rispondere un politico. Per creare una “Etna Valley” occorrerebbe avere una rete di aziende connesse ed interconnesse. Ad oggi è utopia. Per far sì che si possano creare i presupposti dovrebbe intervenire la politica. Solo scommettendo ed impiegando risorse e capitali su innovazione e turismo la Sicilia potrebbe tornare a crescere diventando appetibile agli occhi del mercato internazionale. Se questo avverrà, ma ahimè ne dubito, in una decina d’anni potremmo veder nascere una piccola Silicon Valley ai piedi dell’Etna»

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