di Antonio Licursi
I forzati della lunga estate catanese, ma anche chi avesse scelto di godersi la città in questo tempo d’afa, avrebbero sicuramente trovato sollievo, se non altro per lo spirito, in due eventi concertistici: uno alla Cattedrale, l’altro al cortile Platamone.
Concerto del grande organo Jaquot realizzato da Theodore Jaquot nel 1877 sotto l’episcopato del cardinale Dusmet .
Originariamente addossato alla parete del Presbiterio, nel ‘900, il cardinale Francica Nava ordinò che fosse spostato su una cantoria costruita dall’ arch. Salvatore Sciuto Patti.I lavori di costruzione furono commissionati ai palermitani Laudani e Giudici. Nello stesso tempo si intervenne con lavori di riparazione, pulizia e accordatura sullo strumento. L’ultimo intervento risale al 2014 con un ampliamento delle canne, accordate alle esigenze delle moderne funzioni liturgiche.
Lo strumento è l’unico organo francese presente nel sud Europa. Alle tastiere il maestro Salvo Reitano. Già allievo dell’Istituto Bellini di Catania, sotto la guida di Gianluca Libertucci. Perfezionatosi con Luigi Ferdinando Tagliavini, soprattutto per quanto concerne la musica antica.
Ha ultimato gli studi organistici al Conservatorio di Losanna, conseguendo il diploma di concertista con il massimo dei voti. Numerosi i premi da lui vinti nei vari concorsi organistici. È autore di musiche per organo e coro. Attualmente studia improvvisazione organistica al Conservatorio di Friburgo. Naturalmente è direttore artistico del festival “I concerti del Grande Organo Jaquot della Cattedrale di Catania”.
Numeroso il pubblico accorso in Cattedrale, pur con le limitazioni dovute al mantenimento del distanziamento sociale.
Introdotti da una breve e dotta prolusione da parte del Maestro, sono stati eseguiti brani di Louis Verne: Cathedrales, Impromptu op.54 n.3 e Carillon de Westminster; J.S. Bach: Fuga sul Magnificat in re min. e la Corale “Nun komn der Heiden Heiland; Max Reger: Introduzione e Passacaglia in re min.; Gustav A. Merkel: sonata n.2 op. 42.
Da sottolineare la scelta non banale dei brani in programma. Soprattutto di difficile esecuzione e non proprio di grande impatto sul pubblico; che comunque ha assistito in religioso silenzio all’esecuzione dei brani, senza interromperne l’atmosfera con applausi che, invece, sono stati elargiti alla fine del concerto.
Spostandosi poco più in là, verso il cortile Platamone, si poteva assistere, previa prenotazione dei limitati posti a sedere, all’inaugurazione dei concerti del Conservatorio Bellini, nell’ambito di Catania Summer Fest. Al pianoforte, Giovanni Bertolazzi.
Giovanni è un giovane pianista, nato nel 1998 nella provincia di Verona. Si è avvicinato al pianoforte all’età di 10 anni per sua esplicita volontà, venendo fin da subito supportato da una famiglia particolarmente interessata alla cultura, all’arte e alla musica. Ha conseguito il diploma accademico di I livello in pianoforte con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia, sotto la guida di Massimo Semenzi, e successivamente ha proseguito i suoi studi al Conservatorio Bellini di Catania, conseguendo recentemente il diploma accademico di II livello con la votazione di 110, lode e menzione d’onore sotto la guida di Epifanio Comis.
Durante il suo percorso di studi ha frequentato corsi di perfezionamento pianistico tenuti da Riccardo Risaliti, Matti Raekallio, Violetta Egorova, Joaquín Achúcarro e Boris Berezovsky.
Fin da giovanissimo si è imposto in ambito nazionale e internazionale, ottenendo più di 30 premi. Tra i riconoscimenti più significativi sono da segnalare il 1° Premio al “Troisdorf International Piano Competition” (2015), il 1° Premio al “Siegfried Weishaupt” Piano Competition di Ochsenhausen (2017), il 1° Premio all’“Amigdala International Prize for Piano Interpretation” di Aci Bonaccorsi (2018), il 1° posto al Premio Pianistico Internazionale “Sigismund Thalberg” di Napoli (2018), il 1° Premio al “Premio Amadeus” di Lazise (2019) e il 1° Premio al Concorso Internazionale “Francesco Paolo Neglia” di Enna (2019). Nel Giugno 2019 è stato premiato con il “Premio Alkan per il virtuosismo pianistico” a Piacenza. Successivamente sempre nel 2019 ha vinto il 4° Premio al prestigioso Concorso Pianistico Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano ed il 2° Premio alla XXXVI edizione del “Premio Venezia”. Più recentemente, ha vinto il 1° Premio e il True Art TV Artists Award allo “StayHome International Piano Competition” (2020). Si è esibito per importanti associazioni concertistiche e rinomati festival europei: Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, Società Letteraria di Verona, Amici della Musica di Padova, Musikàmera Venezia, Victoria International Arts Festival di Malta, Alion Baltic Music Festival di Tallinn. Ha tenuto concerti in sedi prestigiose, come il Palazzo della Ragione a Padova, il Teatro Malibran e Gran Teatro La Fenice a Venezia, Fazioli Concert Hall a Sacile, Palazzo Pitti a Firenze, Teatro Politeama Garibaldi a Palermo, Stadthalle Troisdorf, Landesmusikakademie a Ochsenhausen, Kadrioru Kunstimuuseum a Tallinn, Rose Wagner Performing Center Arts a Salt Lake City. Ha debuttato come solista con importanti orchestre sinfoniche, tra cui l’Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice e l’Orchestra Sinfonica Siciliana, riscuotendo sempre unanimi successi di pubblico e di critica.
Bertolazzi ha eseguito un programma di grande impegno virtuosistico, che comprende le Sonate K. 6, 175 e 519 di Domenico Scarlatti, la Sonata per pianoforte in fa maggiore, op. 10 n. 2, di Ludwig van Beethoven, la Rhapsodie espagnole, S. 254, di Franz Liszt, lo Scherzo n. 4 in mi maggiore, op. 54, di Fryderyk Chopin, e per finire, la funambolica trascrizione di Guido Agosti di tre Danze dall’Oiseau de feu di Igor’ Stravinskij.
Aplomb da grande pianista allo strumento, con meticolosa cura nella messa a punto dello strumento; si è visto subito che eravamo in presenza di un esecutore non transitato lì per caso.
Ha mulinato le mani sulla tastiera con accenti di vero virtuosismo. Formidabili gli incroci di mano sulla tastiera. Ha impresso ai martelletti un’inaudita violenza percussiva.
Più a suo agio con il repertorio moderno che con la musica barocca, restituitaci un po’ troppo “moderna”. Difatti credo abbia espresso il meglio di sé nelle esecuzioni virtuosistiche di List e Stravinsky.
Cortile gremito in ogni ordine di posti, col consueto distanziamento. Ripetuti e, mai scontati, applausi hanno marcato l’intensa esibizione. Del resto, non si vince il premio Busoni per caso.