CATANIA – Si è concluso il processo di primo grado, con rito abbreviato, dell’operazione antimafia Target: le indagini condotte dalla squadra mobile in coordinamento con la Procura e la direzione distrettuale antimafia dal mese di febbraio 2015 al successivo mese di luglio hanno riguardato l’organizzazione mafiosa Mazzei e, tra gli altri, alcuni appartenenti storici della cosca, tra cui Carmelo Occhione e Maurizio Giovanni – ai quali è stato contestato un ruolo direttivo – e Carmelo Giusti, nonché nuove leve, tra le quali Giuseppe Cardì, ritenuto uomo di fiducia di Sebastiano Mazzei.
Ed è proprio nell’ambito delle indagini, il 10 aprile 2015, è stato catturato Sebastiano Mazzei, al quale è stato contestato di avere organizzato sul territorio e diretto l’associazione mafiosa promossa dal padre Santo Mazzei, noto come “Santo ‘u carcagnusu”. Il giudice Giancarlo Cascino ha condannato Nuccio Mazzei a 12 anni di carcere, 15 per Carmelo Occhione, inoltre condanne anche per Rosario Seminara con 12 anni e 4 mesi e una multa di 10 mila euro, per Carmelo Giusti con 11 anni e 4 mesi e Carmelo Grasso con 10 anni e 8 mesi. Condanne anche la moglie di Mazzei, Enza Scalia, alla quale sono state concesse le attenuanti e Fiducia Gioacchino, a quest’ultima sono contestati reati in materia di falso, con riferimento all’alterazione del documento d’identità e alla partecipazione all’associazione mafiosa in concorso esterno, con particolare riferimento al contributo fornito dalla donna nel mantenimento dello status di latitante di Sebastiano Mazzei, il quale fa parte dell’organizzazione mafiosa riconducibile a Cosa nostra palermitana poiché su decisione di Leoluca Bagarella, il padre divenne uomo d’onore.
L’operazione antimafia, coordinata dai pm Rocco Liguori e Giuseppe Sturiale della Dda di Catania, ha permesso inoltre di ricostruire la mappa delle estorsioni e di far emergere alcuni dei colpi e rapine effettuate dai “Carcagnusi” anche lontano dai confini catanesi.