Confessioni a un futuro prossimo

Confessioni a un futuro prossimo

di Erica Donzella
editor e scrittrice

Queste parole non rimarranno tra di noi. Non ci saranno chiavistelli a barricare le promesse di un tempo che entrerà, nostro malgrado, ad annunciare – sbatacchiando in ogni direzione la sua foga – che un’altra vita sarà il continuo di questa, che vita non sembra più. Le mie stanze sono aperte.

Voglio dirtelo bene: io ti voglio, futuro prossimo, e con te rivoglio il corpo al centro dell’orrore dell’esistenza, quel grumo di ossa e sciabordare di urla e lacrime, tutto insieme, io voglio. E non voglio più il timore del condizionale nei verbi: mai più “vorrei”. Tempo che verrai, perché è questo il tuo destino di spazio orizzontale, dovrai sfamare le bocche dei mai vinti, di coloro che sono rimasti saldi al centro della tempesta, aggrappati ai massi delle frane in strade deserte, al centro del niente. Ti penso tempo, e non immagini quanto abbia smesso di dividerti, di contarti per capirti, di sminuzzare in secondo il tuo attraversare. Io questi verbi li voglio declinare all’infinito per cercare, rimanere, divorare di desiderio quest’infamia che noi stessi abbiamo provocato. Non promettere tempo sogni più veri: non cambieremo, rimarremo inetti e ignavi ma abbiamo ancora diritto all’errore, finché buio non ci separi. Voglio essere chiara con ciò che resisterà domani: non avremo altra vita dopo questa morte. Sarà meglio correre verso la gioia, qualsiasi cosa essa sia per ognuno di noi, ma tu, tempo, che insegui le ombre di questi mai morti, abbi pietà di rallentare.

Lentamente, tempo che verrai, lasciaci cantare con altre lune piene, spogliare gli adulteri, fare delle preghiere con i peccati che commetteremo.

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