Corruzione e massoneria: la superloggia di politici e professionisti

TRAPANI – Corruzione, politica e massoneria segreta: è quello che è emerso nell’inchiesta “Artemisia” dei carabinieri del comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Procura trapanese, che ha arrestato 27 persone, mentre altre 10 persone sono indagate per reati contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia e associazione a delinquere segreta. La superloggia segreta era formata da massoni, politici e professionisti. L’obiettivo sarebbe stato quello di orientare le scelte del Comune, nomine e finanziamenti a livello regionale e anche di ottenere notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. Gli investigatori avrebbero scoperto anche un vasto sistema corruttivo negli enti locali, come il Comune di Castelvetrano e l’Inps di Trapani.

Tra gli indagati anche l’ex rettore dell’Università di Palermo e attuale all’assessore regionale all’istruzione Roberto Lagalla. Secondo la ricostruzione della procura di Trapani avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. E adesso è indagato per abuso d’ufficio. Nell’indagine è coinvolto anche l’ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto: avrebbe rivelato l’esistenza delle intercettazioni di Trapani dopo averlo saputo – questa l’accusa – dall’allora segretario del ministro dell’Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola, che è indagato per rivelazione di notizie riservate, sarà interrogato domani.

Le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Trapani, sono iniziate nel 2015 e hanno avuto come fulcro Giovanni Lo Sciuto, ex Deputato Regionale, in carica fino al 2017,  a carico del quale sono emersi gravi indizi di reità in ordine alla commissione di numerosi reati contro la pubblica amministrazione. il cui fine ultimo era costantemente quello di ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e di conseguenza il proprio potere politico.

Le indagini permettevano di accertare che Lo Sciuto avrebbe creato accordi con Rosario Orlando – già responsabile del Centro Medico Legale dell’ Inps, fino al maggio 2016, poi collaboratore esterno dello steso ente quale “medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”- che riusciva a corrompere, attraverso regalie ed altre utilità, nonché la sua intercessione con l’ex Rettore Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all’Istruzione e destinatario di informazione di garanzia, per l’aggiudicazione di una borsa di studio a favore della figlia presso l’università di Palermo. Da Orlando l’ex deputato regionale otteneva la concessione di numerose pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge. Ogni pensione di invalidità fatta concedere, in forza del consolidato accordo corruttivo, rappresentava per l’ex onorevole regionale un cospicuo pacchetto di voti certi. Circa 70 sono i casi di pensioni di invalidità, attualmente al vaglio degli inquirenti, concesse a cittadini sponsorizzati da Lo Sciuto.

L’ex deputato regionale godeva inoltre del rapporto privilegiato con il presidente dell’ente di formazione professionale “Anfe” (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), Paolo Genco, anche lui tra gli arrestati, con il quale creava uno stabile accordo corruttivo. Genco infatti gli avrebbe garantito sostegno economico e raccolta di voti per le sue candidature, così da rafforzare la sua posizione politica, nonché il suo consenso popolare, strettamente connesso alle assunzioni presso l’Anfe.

Lo Sciuto riusciva infatti ad ottenere assunzioni per persone da lui segnalate oltre che appoggio elettorale, anche finanziario. In cambio intercedeva al fine di agevolare la concessione dei finanziamenti a favore dell’ente. Inoltre in qualità di deputato regionale e membro della commissione cultura, lavoro e formazione si prodigava per l’approvazione di delibere e progetti di leggi regionali a favore dell’Anfe.

La complessiva attività di indagine ha dimostrato ancora l’esistenza di una associazione a delinquere promossa ed capeggiata da l’ex deputato Lo Sciuto con la collaborazione, nel settore organizzativo, del massone Giuseppe Berlino, associazione che, con certezza indiziaria, vede tra i suoi membri ad esempio l’ex Sindaco di Castelvetrano Felice Jr Errante, l’ex Vice Sindaco di Castelvetrano Vincenzo Chiofalo ed il commercialista massone  Gaspare Magro.

Un’associazione segreta che operava nel territorio trapanese coinvolgendo diverse attività imprenditoriali e istituzioni. La rete massonica aveva stretto accordi con esponenti di rilievo del mondo politico, delle forze dell’ordine, delle istituzioni e degli enti di governo del territorio, del comparto sanità e dell’imprenditoria, nell’infiltrazione nei predetti centri di potere di membri dell’associazione segreta o comunque di soggetti etero diretti dagli associati in modo da strumentalizzarne l’azione al perseguimento delle finalità del sodalizio stesso ed, infine, infiltrando appartenenti al sodalizio criminoso o altri soggetti legati Lo Sciuto da vincoli di fedeltà all’interno delle logge massoniche e sfruttando a fini elettorali l’appoggio delle logge, appoggio che veniva ricambiato con il sostegno da parte di Lo Sciuto alle richieste di nomina, segnalazioni e raccomandazioni provenienti da affiliati alla massoneria – come avvenuto nella scelta fatta dall’ex sindaco Errante di nominare, su indicazione del Lo Sciuto, 4 nuovi assessori iscritti a logge massoniche.

L’organizzazione controllava l’attività del Comune di Castelvetrano e le nomine in zona come nel caso dell’Ipab Infranca e del Parco Archeologico di Selinunte e della nomina di Berlino all’interno della segreteria dell’assessorato regionale), la predisposizione di bandi e l’assegnazione di finanziamenti regionali, all’assegnazione di pensioni di invalidità o indennità di accompagnamento ed all’assunzione in strutture pubbliche e privata (una fra tutte l’Anfe) di soggetti scelti da Lo Sciuto sulla base di interessi clientelari, affaristici o personali.

Il gip non contesta l’appartenenza alla massoneria in quanto tale. Non viene addebitata infatti alcuna responsabilità al maestro venerabile della Loggia al cui interno si annidava l’associazione segreta, in quanto è emerso chiaramente come il “gruppo occulto”, faceva capo a Lo Sciuto, prendesse le decisioni a prescindere dalle direttive della loggia palese e si avvalesse degli aiuti degli appartenenti occulti più che di quelli palesi in caso di bisogno.

L’indagine ha infine portato alla luce diversi episodi di violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento nei confronti di Lo Sciuto da parte di appartenenti alle Forze dell’Ordine e di esponenti politici regionali quali l’ex deputato regionale Francesco Cascio, arrestato anche lui.

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