Cos'è un intellettuale?

Cos'è un intellettuale?

di Erica Donzella
editor e scrittrice

Fuori da un teatro occupato, io e un mio amico ci siamo ritrovati a farci questa domanda. Tra le innumerevoli definizioni che abbiamo provato a dare, nessuna ci ha dato veramente l’impressione di essere esaustiva. 

Cos’è un intellettuale nel 2020?

Una domanda che mi vortica in testa da almeno un paio di giorni in realtà e che cammina di pari passo con dei tentativi di identificazione anacronistica. Alla voce “intellettuale” riesco soltanto ad accostare dei nomi: Pasolini, Borges, Calvino, Manganelli. Qualcosa non torna, perché mi rendo conto che i miei referenti sono morti e vivo sperando in un passato “intellettuale”, appunto, che sostenga ancora un certo modo di pensare e vivere gli eventi che accadono in questa realtà. Possibile che io non abbia nessun genere di appiglio contemporaneo a cui fare affidamento?

Chi è che pensa le cose del mondo in questo inizio di ventennio? Chi è che critica la società in cui viviamo e tenta di trovare un senso, anche soggettivo, rispetto agli avvenimenti storici a cui assistiamo e di cui siamo protagonisti? 

Facendomi queste domande secondarie ho forse dato definizione di cosa dovrebbe essere un intellettuale, o forse chi erano gli intellettuali italiani che ho preso ad esempio. Ma il cerchio del dubbio non si chiude, perché altre domande si aprono a ventaglio nella mia riflessione.

Cosa fa un intellettuale oggi? 

Ho come la sensazione che questa domanda sia addirittura più complessa della prima e credo che la risposta sia altrettanto complessa perché la domanda che mi sono fatta è logicamente sbagliata.

Esistono intellettuali?

Cerco di aiutarmi con degli esempi visivi. Riesci a trovare un corrispettivo moderno ai programmi di Enzo Biagi, ad esempio dove venivano intervistati nomi come Pier Paolo Pasolini, Goliarda Sapienza, Indro Montanelli? 

È terrificante lo scenario odierno rispetto ai “salotti” televisivi: esistono gli opinionisti, i tronisti, “vip” che partecipano a innumerevoli reality show e che si ritrovano poi a ragionare per ore su argomenti di importanza nazionale. Nel 2019 uno degli argomenti più discussi del nostro palinsesto mediatico è stato capire chi diamine fosse Mike Caltagirone, per poi scoprire che non esiste nessun soggetto pensante e fisicamente rintracciabile. 

Eppure, qualcuno dovrà esistere, intendo qualcuno che riflette sulle cose. Il punto è che si trovano altrove, rannicchiati dentro i social come se dovessero attendere di ricevere una patente di intellettuale e un migliaio di follower per essere ascoltati. Filosofi, attivisti per i diritti LGBT+, scrittori e scrittrici, liber* professionist* che hanno creato un diverso modo di essere “intellettuale”, gente che pensa e discute e mette in piedi, spesso, iniziative in grado di coinvolgere una comunità grazie alla “rete”. 

“Io credo che un intellettuale dovrebbe fare qualcosa, oggi più di ieri. Non si può stare arroccati dentro le proprie riflessioni, i propri libri, pensando che questo basti”.

Io e Renato ci guardiamo ancora dubbiosi. Eppure, sembra un buon punto di partenza. Entriamo a teatro e penso che sarebbe stato meraviglioso se Mark Caltagirone fosse realmente esistito.

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