Covid-19 e turismo: "Alle imprese turistiche servono risposte concrete e urgenti"

Covid-19 e turismo: "Alle imprese turistiche servono risposte concrete e urgenti"

CATANIA – «Già da  fine di febbraio sono state annullate, per decreto, tutti i viaggi di istruzione programmate in Italia e all’estero. Con i passare del tempo tutte le destinazioni nazionali ed estere hanno applicato il lockdown e il turismo si è fermato».

Nicola Sangrigoli è il proprietario dell’Akesine Viaggi con sede a Randazzo e Catania e racconta a Sicilia Network il disagio e la realtà di un settore messo in ginocchio dal Covid-19.

«Ci sono pochi esempi di comparti economici che possono “vantare” di essere state le prime imprese a essere travolte dagli effetti dell’emergenza sanitaria. Uno scenario in cui sono stati catapultate agenzie viaggi e tour operator».

In verità questo settore non si è mai fermato. Ha continuato a lavorare tutti i giorni e a tutte le ore, non per guadagnare, ma per tutelare i diritti dei propri clienti e far sì che le  cancellazioni non diventassero un motivo di perdita economica per chi aveva prenotato viaggi o servizi.

«Uno dei problemi che queste aziende dovranno fronteggiare è che, oltre ad essere stati  tra i primi a subire la crisi, forse saranno le ultime a ripartire. Nascono da questa situazione difficilissima, i diversi appelli che si susseguono di tutto il comparto dell’organizzazione e intermediazione turistica in Italia».

Appelli che iniziano a diventare grida di dolore perché all’orizzonte, al momento, non sembra esserci alcuna soluzione.

«Il ministro del turismo Dario Franceschini sembra poco interessato, non a caso ha deciso di riaprire i musei dimenticandosi del turismo. Ad oggi non abbiamo nessun piano che porti a  una soluzione del problema, nessun  piano di ripartenza. Continuiamo a sentire solo “faremo, faremo, faremo”».

Ma ciò che serve a questo settore non sono promesse o possibili soluzioni a lunga scadenza. In realtà, le loro, sono solo proposte generiche di cui non si conoscono cifre, data di attuazione, platea coinvolta. L’incertezza regna sovrana.

«Forse al Governo nazionale e a quelli regionali sfugge un particolare: il comparto turistico incide (dati del 2018) per il 13,2% del PIL nazionale, pari ad un valore economico di 232,2 miliardi di euro. Il turismo rappresenta il 14,9% dell’occupazione totale, per 3,5 milioni di occupati. (Fonte: Ufficio Studi  Enit, data: 02/08/2019).

Quello che si aspettano queste imprese sono poche e precise cose, frutto di una logica elementare: garantire la sopravvivenza delle imprese; la liquidità, parte a fondo perduto e parte come finanziamenti che permettano la sopravvivenza; la ripartenza del turismo di incoming e outgoing con incentivi che ricadano in termini di benefici su tutta la filiera turistica. Magari questo concetto non è noto a tutti, ma dietro a queste due parole (filiera turistica), c’è dentro un micro mondo. Da questo settore, infatti, producono reddito in modo diretto e indiretto, tutte quelle aziende la cui attività  è finalizzata allo sviluppo turistico della destinazione e che ne hanno un ritorno economico in percentuali diverse in termini di profitto. Rientrano in questo comparto le agenzie viaggi, i tour operator, le strutture ricettive (villaggi, alberghi e strutture extra alberghiere), la ristorazione (materie prime e trasformazione), gli stabilimenti balneari, i bar/gelaterie/pasticcerie, agenzie di noleggio, guide,accompagnatori, imprese di attraction, servizi turistici, souvenir e molto altro».

La certezza è che alle imprese turistiche servono risposte concrete e urgenti perché le agenzie di viaggi e tour operator, sono state messe in ginocchio dal blocco improvviso e totale del turismo e della mobilità. «Se nemmeno d’estate, anche se in maniera parziale, dovessero riuscire a ripartire, con il perdurare dell’emergenza sanitaria e in assenza di aiuti veri e concreti, molte agenzie viaggi saranno costrette a chiudere definitivamente».

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