Cronaca di una morte annunciata

Cronaca di una morte annunciata

di Erica Donzella
editor e scrittrice

Ha perso di nuovo l’occasione per tacere. E dire che basterebbe sempre poco per pensare un attimo in più, ma parliamo di un soggetto che non riesce a concretizzare in maniera funzionale le sinapsi che, suo malgrado, il cervello produce.

Sono andata su Google stamattina e ho digitato “Andrea Camilleri”: il primo suggerimento che mi è apparso è stato “Andrea Camilleri morto”. Ho avuto un fremito. Mi sono persa davvero la notizia? Perché nella mia homepage di Facebook non ci sono ancora post commossi? Perché il sindaco di Vigata – ops, Scicli – non ha ancora dichiarato lutto cittadino? Sei in errore Donzella. Il Maestro è ancora vivo ma evidentemente, vista la notizia che rimbalza da giorni su ogni piattaforma online, qualcuno lo ha già imbarcato sulla nave di Caronte. Quanta fretta. Le domande che mi sono posta sono state: “Perché? Perché siamo già pronti alla morte di uno scrittore? Cos’è questa fretta che ci assale nel preparare aforismi nel caso in cui Camilleri morisse da un momento all’altro?”. Forse perché siamo invasi dai nostri deliri di onnipotenza, tanto ingombranti da predire la morte online di qualcuno con le nostre elucubrazioni tecnologiche o pensiamo di avere il controllo persino sulla vita di un uomo, di uno scrittore che amiamo molto e che più di tutti, in questo secolo giovane che conta solo vent’anni, ha detto molte verità, anche facendo sussultare qualcuno su una sedia su cui non dovrebbe sedere.

Quel quaquaraquà – mi venga concessa la “sicilitudine” del termine sciasciano – di Feltri ha detto la sua cosa, l’ha scritta nero su bianco su un “giornale” (ho appena avuto un conato di vomito nel pensare che Libero uccida degli alberi per essere stampato): “L’ unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo”. Ci sarebbero da spiegare almeno tre-quattro cosette: Montalbano, in quanto personaggio letterario, non morirebbe con la dipartita di Camilleri. Carissimo Vittorio (anche meno di carissimo), hai mai sentito dire che la letteratura rimane nei secoli soprattutto grazie all’immaginario collettivo che costruisce dentro i libri e grazie ai suoi protagonisti? Montalbano è un corpus di idee, una lingua, un’isola e un viso (sì, quella di Zingaretti). Montalbano è Camilleri, Camilleri è Montalbano e se l’equazione è persino doppia non basterà la morte a levartelo dai cabbasisi (in Sicilia siamo anche meno volgari se vogliamo e la nostra tradizione linguistica ci permette di dire molte cose cattive con eleganza: quaquaraquà, per l’appunto).

Mio caro il Feltri, hai mai visto che uno famoso muore e non parte immediatamente una serie infinita di tributi per ricordarlo? Se muore Camilleri, la faccia di Montalbano ti inseguirà sino in bagno (posto dove ti vedo benissimo con risme infinite di Libero, in mancanza di carta igienica) e non sono sicura – vista la tua dichiarazione – che tu sia pronto a questa eventualità: credo che la Rai manderebbe in onda tutte le serie del commissario di Vigata a reti unificate fin quando il palinsesto non imploderebbe dall’interno.

Vittorio, porello che non sei altro, sai benissimo che succederà e sai bene che dare del “rompicoglioni” a un personaggio significa darlo in qualche modo al suo autore che, attualmente, è in un letto d’ospedale senza possibilità di mandarti a scoprire un pertugio molto oscuro del corpo umano. E lo farebbe sicuramente con il suo siculo-italiano altissimo.

Io però non ci riesco, e mi sento – Maestro mi scusi, ho ancora da imparare – di dirti che sei proprio un oggetto che è solito galleggiare per sua natura in acque poco chiare. Per fortuna esistono Borrometi e Ruotolo che riportano in asse il mondo e agiscono auto-sospendendosi dall’Ordine dei Gionalisti per dire che il giornalismo è altro e prima di ogni cosa è una responsabilità verso la società. Loro, giornalisti veri e sotto scorta. Capito?

Dicisti na minchiata, come si dice classicamente e con stile in Terronia.

Poteva essere un’altra occasione per tacere, e invece è diventata la cronaca di una morte annunciata.

Instagram: @the_bookeditor / donzellaerica@gmail.com

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