Cultura: "Argus. L'inizio", tra Medioevo e rivoluzione culturale

 

Katya Maugeri

Un cavaliere senza macchia e senza paura, un’atmosfera affascinante ambientata nel Medioevo, tematiche che l’autore cura nei dettagli, come in ogni suo romanzo. Per la sua quarta pubblicazione, Adriano Nicosia dopo Cogli la rosa evita le spine (2007-2010 A&B ed.), I misteri del saio (2009 A&B ed.), Miti Tua (2014 A&B ed) sceglie di conquistare i suoi lettori con un fantasy, “Argus, L’inizio” edito da A&B in uscita domani 6 dicembre.

L’autore delinea situazioni avvincenti che tengono con il fiato sospeso: duelli, scontri tra eserciti, assalti al castello e molto altro. Una dimensione in cui perdersi e ritrovarsi, nella quale combattere per degli, descrizioni e pathos che rappresentano un protagonista dal quale emerge un profondo senso di giustizia sociale,

Un libro che non esalta solo l’azione ma stimola la fantasia del lettore, “facoltà umana che non ha età” si legge nella prefazione. Una nuova avventura raccontata con stile ed eleganza che aprirà le porte a un nuovo modo di vedere le cose, prospettive e opinioni da rivalutare, il lettore scoprirà di appartenere a quelle pagine che raccontano di “una società giusta, non più statica e stratificata, ma mobile e dinamica in cui ciascuno può essere artefice del proprio destino. Una rivoluzione culturale, insomma, a cui si contrappone la forza e la ferocia di coloro che detengono il potere per cui potremmo dire che, sia pure in condizioni diverse, questa rivoluzione non si è mai compiutamente realizzata e che, quindi, la lotta continua ancora ai giorni nostri”.

Nel 2009 la storia del romanzo Cogli la rosa evita le spine viene dichiarata al valor culturale dal Ministero dei Beni Culturali, Direzione Generale del Dipartimento Cinema, nell’ambito di un progetto di finanziamento cinematografico viene infatti realizzato il lungometraggio, “Un uomo nuovo”.

L’eterna lotta tra il bene e il male, da cosa sono rappresentati oggi?

«Il bene e il male sono i due principi fondamentali che da sempre governano la vita umana – ci spiega l’autore -. Essi sono in perenne lotta fra loro. Oggi il male potrebbe essere rappresentato dall’ignoranza, dall’assenza di principi etici, mentre il bene potrebbe essere la conoscenza, la cultura e la sapienza. Il male, come il bene, è una proprietà congenita della natura umana, sintomo di un uso distorto del libero arbitrio. Non ha un tempo, potrebbe durare per sempre perché è nella natura dell’uomo se non riesce a dominarlo.  È un’inclinazione naturale, innata, dell’essere umano. La differenza la fa l’uso del libero arbitrio. Oggi, e da qualche tempo in verità, nasce il bisogno dell’affermazione di un uomo veramente uomo, un uomo nuovo per dirla cinematograficamente, proiettato verso livelli nobili e con nuove tabelle di valori, con nuovi modelli di società che innalzano il valore dell’uomo in quanto Uomo. Oggi viviamo la complessa e difficile età dell’insicurezza e dell’incertezza. Se ci guardiamo in giro non possiamo far altro che notare il senso di un fallimento esistenziale. Si sono liquefatti i valori, i legami affettivi familiari, interpersonali, sociali e le istituzioni normative, per dirla alla Bauman. Le menti che possono imprimere qualcosa di serio e di costruttivo sembrano latitare, facendo spazio all’erosione dell’idealità che riguarda i comportamenti di tutti e che comprende l’etica personale e l’etica pubblica. È un sentore collettivo, uno stato d’animo nel quale domina la perdita di fiducia nel futuro di questa civiltà. Una ricerca recente rileva che il 93% dei siciliani sono preoccupati e stanchi e il 72% ha problemi economici e di salute. È preoccupante vedere chi governa una nazione disinteressarsi totalmente di un fenomeno di questa portata. Ovviamente non è riferito a questo governo, per evitare una serie di speculazioni sterili, ma a un sistema che non ha funzionato da decenni.
Troviamo sfiducia nelle istituzioni, scuole, Università, ospedali e via via in tutti i livelli dell’organizzazione politica. Si perde quel legame etico di rispetto tra cittadino e Stato, e quando il normale cittadino non ha più una guida sapiente, ecco che il suo libero arbitrio si orienta verso lidi che non sono correlati ai valori etici. L’aspirazione dell’essere umano dovrebbe mirare a imprimere nella sua esistenza l’immagine dell’eternità, lo splendore di un più alto modello di uomo e la creazione di un nuovo impianto di valori. Ma se le classi dirigenti, a qualsiasi livello e in particolare quelle politiche, del nostro Paese sono tanto incapaci, o non vogliono, di sollevare questioni di fini o autentiche visioni di società, veri progetti, una nazione, l’umanità intera, non potrà mai evolversi per il potenziale che vive dentro. Assistiamo disperati all’assenza di una visione del futuro. Si raccattano consensi in cambio di favori e ci governano con il ricatto continuo dell’emergenza, per non parlare del bisogno creato appositamente per mantenere sotto scacco e schiava un’intera popolazione. Non vedo una vera e propria guida. Quando sento l’Europa, nata come aggregazione di Popoli, chiedere all’Italia la cessione della propria sovranità, io penso invece al cedimento della nostra coscienza che la ritengo ancora più grave».

 Un libro ambientato nel Medioevo, quali residui percepisci ancora di quel buio?

«Ho fatto la scelta di ambientarlo nel Medioevo perché a mio parere è un periodo molto affascinante per lo sviluppo di un fantasy. I secoli del Medioevo furono bollati come secoli di barbarie, ignoranza e assolutismo. In realtà, gli ultimi approfondimenti ci dicono che gli uomini medioevali non percepivano affatto la frattura con il mondo antico. Il vero Medioevo, non quello descritto dai vecchi storici, non fu solo un’epoca di feudatari e cavalieri. Fu anche l’epoca in cui nacquero le lingue, le nazioni, le banche, i comuni e dove fiorivano i commerci che arricchivano le nazioni.
Il Medioevo è stato tante cose. Siamo stati soprattutto suggestionati dalle fervide menti del romanticismo ottocentesco. C’era il male? Bella scoperta. Nella storia intera dell’umanità il male si è accomodato ovunque, in ogni stagione. Oggi non c’è? Il ‘900, il secolo scorso, ha portato molto disonore all’umanità, sconosciuto a quelli precedenti. Abbiamo visto i lager, i gulag e i bombardamenti atomici. Sono contestabili diverse cose al Medioevo, ma non tutte. Una di queste era il concetto barbaro secondo il quale la produzione culturale doveva essere riservata a poche famiglie e soprattutto al ceto clericale, nelle corti papali o nelle grandi abazie, dove gli amanuensi preservavano il sapere riproducendo i testi antichi. In un’economia di stampo feudale non era certo promossa la cultura, le popolazioni stesse non ne erano interessate in quanto troppo preoccupate alla loro sopravvivenza.  Riflettiamo un attimo però: oggi cosa stiamo vivendo?»

Un protagonista ricco di pathos in grado di attuare una rivoluzione culturale. Ti sei ispirato a qualcuno?

«Sinceramente no! È un desiderio, qualcosa che nasce da dentro».

Ritorni con un fantasy, è stata stimolante questa nuova avventura letteraria?

«Molto stimolante, direi tantissimo. Se avessi raccontato una storia di normale narrativa, visto gli argomenti trattati, sarebbe stato molto pesante. Il fantasy ti consente di creare anche personaggi e situazioni grottesche, che sono più accettati dal pubblico e di conseguenza anche le loro azioni. Un ideale, un particolare presupposto, passa di più, è più accettato. Poi, personalmente ti affezioni a quei personaggi, li vedi crescere e li fai parlare come vuoi tu. In un certo senso fuoriesce quello che è dentro di te e gli fai prendere vita all’esterno. Ottimo direi!»

Di cosa ha paura Argus?

«Di nulla. Non è la paura che lo domina».

Quale rivoluzione servirebbe alla nostra società per raggiungere realmente il benessere dell’anima?

«Non mi aspettavo che mi chiedesse qualcosa sul benessere dell’anima, ma mi fa molto piacere, mi consentirà di esprimere quello che penso. Io credo moltissimo al concetto di anima e allo sviluppo della sua vera essenza. Noi siamo su questa terra per evolverci. L’uomo ha il compito di creare in Terra il suo Paradiso, fatto non solo di cose spirituali, ma anche di cose materiali come la salute e la ricchezza, che non sono distinte dalla vera spiritualità, anzi, ne costituiscono l’espressione tangibile. Tutto dovrebbe essere organizzato per l’uomo e attorno all’uomo. L’uomo visto non solo come numero registrato al fisco, su cui fare le previsioni di entrata e di uscita, ma anche come la presenza di un’anima su questa terra. Il sistema politico dovrebbe sforzarsi al massimo e consentire a ogni uomo o donna di esprimersi per quello che vuole e come vuole secondo le sue inclinazioni. Dovrebbe garantire istruzione per tutti, nessuno escluso, e gettare le basi per la piena espressione della singola persona e della dignità umana in generale. Ogni anima valorizzata ed espansa restituirà alla società per mille volte quello che ha ricevuto. Nessun uomo può elevarsi fino alla massima altezza da lui raggiungibile in termini di talento o di sviluppo spirituale se non ha le condizioni di libertà e di sostegno che glielo permettono, poiché per schiudere la propria anima e per sviluppare il proprio talento deve avere ed essere in condizione di fare quello che  serve.

Solo un impianto di società giusto ed equilibrato può permettere a ognuno di esprimersi per quello che è veramente. Sono concetti che vanno al di là di due semplici parole. Non avremmo il tempo di trattarli per bene, ma penso che abbia trasferito il senso».

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