Cultura: la bellezza, l'informazione e la passione dell'editoria del Villaggio

Katya Maugeri

CATANIA – Nell’era della cultura online, dell’informazione “mordi e fuggi”, il libro sembra quasi un oggetto destinato all’estinzione. Si parla di progresso, di tecnologia e di evoluzione, ma c’è chi ancora crede e progetta un percorso di storie da raccontare, di inchiostro e pagine da sfogliare. C’è chi investe sulla qualità – quella che poi fa la differenza – e non si limita al semplice servizio della pubblicazione di un testo.

Villaggio Maori Edizioni, casa editrice indipendente catanese, compie dieci anni e per festeggiare, insieme ai suoi lettori domenica 4 novembre, organizza un’intera giornata dedicata ai libri e a tutti gli “abitanti” del Villaggio: autori, editori, editor, redattori, grafici, ufficio stampa e promozione. Tutti coloro che sono giornalmente impegnati a creare e a promuovere libri di diverso genere: dal teatro alla musica, dal cinema alle serie tv, toccando temi di attualità sempre in totale trasparenza, onestà e professionalità.

Uno dei fondatori della casa editrice, Salvatore La Porta, ci racconta l’importanza di una realtà consolidata nel territorio.

Sette anni fa nasceva l’Accademia delle Editorie. Un percorso ricco di esperienza e soddisfazioni. Come è cresciuto in questi anni?

«L’Accademia è nata dopo il nostro festival dell’editoria indipendente (e non a pagamento), DeScritto: eravamo alla terza edizione ed eravamo anche piuttosto sconfortati: avevamo costruito un’importante rete di contatti con le case editrici del nord Italia, e portato qui a Catania autori importanti, giornalisti e case editrici. Ma la città rimaneva tutto sommato parecchio indifferente. Alla fine del festival avevamo la sensazione di non aver costruito nulla per il territorio. Non era una bella sensazione. Così il mio socio, Giuseppe Torresi, ha avuto l’idea dell’Accademia: sfruttare le conoscenze maturate per costruire un percorso di studi valido che funzionasse da collegamento tra la Sicilia e le realtà editoriali che contano davvero in Italia. Funziona, ed è cresciuta parecchio: soprattutto grazie al lavoro di Peppe (che si occupa dell’area didattica) e di Virginia Tagliareni – se la segreteria didattica fosse in mano mia, avremmo chiuso sette anni fa -.
Anche se rimane una faticaccia. Ma non abbiamo più quella sensazione di sconforto. Non sempre, almeno…»

Villaggio Maori è una realtà consolidata nel territorio e non solo, quali sono a distanza di anni gli obiettivi raggiunti?

«Il Villaggio esiste da 15 anni, se teniamo conto del periodo in cui era una semplice associazione culturale: è un bel po’ di tempo. Adesso abbiamo un catalogo di una ventina di titoli l’anno, e l’Accademia, con tutte le persone interessanti e le energie che questa ci porta. Credo che l’obiettivo più importante sia essere riusciti a renderci utili con qualche libro. Penso a titoli come “Quello che resta. Storia di Stefania Noce” di Serena Maiorana, o “La mia Siria” di Rosanna Sirignano, “Il sole a ovest di Cordoba” di Fabio Mancin, ed altri, che hanno fatto conoscere storie e realtà importanti per la nostra società ed il nostro modo di pensare. In questo senso, essere editori è un servizio civile. Noi, almeno, lo intendiamo a questa maniera».

Quali sono le caratteristiche editoriali catanesi?

«Ci sono più case editrici interessanti e non a pagamento da quando abbiamo iniziato noi. Penso a Spleen o Malcor d’edizione, la Moondi, che è stata fondata da una nostra ex allieva. Però la quantità di libri letti e acquistati in città rimane bassissima. È un lavoro difficile per un italiano, quasi impossibile per un siciliano».

Villaggio Maori, casa editrice indipendente a Catania, di cosa avrebbe bisogno questa città?

«Lavoro e cultura. Come ogni posto nel mondo».

La “giornata Maori” realizzata in collaborazione con l’Ostello degli Elefanti e a Welcome 2 Sicily prevederà l’open day dell’Accademia delle Editorie; la mostra fotografica di alcune delle più belle copertine realizzate dal Villaggio; l’anteprima dell’ultima pubblicazione.

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