di Salvatore Monaco
psicologo e responsabile della comunità Eden Il Delfino
È fuori discussione che il sano movimento fisico, lo sport in generale, individuale o di gruppo, faccia bene.
A una serie di fattori, fisici e psichici. Il più noto dei proverbi, mente sana in corpo sano, ha caratterizzato da sempre l’attenzione sull’importanza di un corpo tonico, allenato per affrontare al meglio le salite che la vita ci mette davanti.
Oltre ad intervenire in modo positivo sull’umore stesso, una attività fisica ben controllata e fatta bene, influisce quindi in generale anche sulla propria autostima. Infatti vedersi in forma e capaci di affrontare varie prove annuali, come il cambio stagione, la prova costume, le partitelle tra scapoli e ammogliati e chi ne ha più ne metta, favorisce una accettazione migliore di se stessi, con conseguente maggiore bisogno di investire nella realtà sociale.
Per contro, il non accettare se stessi da un punto di vista fisico, rischia di favore l’insorgenza di isolamento progressivo dagli altri ed in particolare da tutte le probabili fonti di giudizio e critica.
Capita spesso però che quello che dovrebbe essere una cosa fatta per favorire il benessere personale, mero divertimento, si trasformi gradualmente in una sorta di dipendenza e l’inseguire gli obiettivi prefissati inizia a diventare un pensiero fisso, a tratti ossessivo, fino a caratterizzare completamente tutte le altre attività della vita, su tutte l’area sociale ed affettiva, come succede in tutte le forme di dipendenza.
All’inizio si allungano i tempi di esercitazioni in palestra, diventa sempre più complicato riposare dagli sforzi fisici dei giorni precedenti, la mente comincia a essere impegnata a pieno organico nella programmazione degli esercizi del giorno dopo e infine l’interesse in ambito affettivo, lavorativo, familiare, amicale, sessuale diminuisce progressivamente. Si riscontrano spesso alterazioni del sonno che diventa disturbato, con annessa agitazione e vera e propria astinenza quando non è possibile fare dello sport.
Svariate ricerche hanno messo in risalto che la dipendenza dall’esercizio fisico si caratterizza per una progressiva attività nel corso della giornata e poi durante la settimana in cui l’attività sportiva diventa prioritaria su tutti gli altri ambiti della vita stessa. Sovente si finisce per ricorrere ad un’alimentazione finalizzata all’insegna dell’esercizio sportivo, qualunque esso sia, con uso eccessivo di integratori e molto spesso farmaci assunti senza la prescrizione medica e quindi a scapito della sicurezza stessa della salute.
L’ultima revisione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’American psychiatric association, il “Dsm-5”, classifica la dipendenza da sport tra le dipendenze patologiche.
In questi casi è importante rivolgersi ad esperti come psichiatri e psicoterapeuti e se necessario arrivare anche all’assunzione di specifici farmaci che possono aiutare a rendere meno rigido il rapporto con lo sport.
Molti esperti del settore attribuiscono l’eccesso di attività fisica ad insicurezze profonde per cui la palestra diventerebbe una sorta di surrogato delle relazioni affettive con relativo incremento di sicurezza ed autostima.
Ma spostare alcune paure dalla psiche sul corpo fisico non fa altro che minare il proverbio citato ad inizio dell’articolo, ossia “ mens sana in corpore sano”. Il rischio è quello che vengono a crearsi in serie dei veri e propri “uomini di latta” che rendono forte il loro corpo o la loro corazza, ma rischiano di perdere il loro cuore e i relativi sentimenti.
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