Detenuti e droga: "L'empatia nascosta. Inchieste e percorsi alternativi di ripar-azione"

COSENZA – Un percorso innovativo, introspettivo e carico di speranza quello nato presso Il Centro di solidarietà Il Delfino, una comunità terapeutica che ha accolto delle nuove attività come la mediazione penale e la gestione dei conflitti per garantire ai propri utenti una vera alternativa, un cambiamento con basi solide.

Se ne parlerà il 28 settembre durante l’incontro “L’empatia nascosta. Inchieste e percorsi alternativi di ripar-azione”, alle 16.00 presso la Sala Pitagora dell’Italiana Hotel Cosenza.

Interverranno il presidente del Centro di solidarietà Il Delfino, Renato Caforio, il Sac. don Salvatore Vergara, presidente onorario del Centro, Cristina Ciambrone, presidente A.I.M.E.Pe, mediatore penale, familiare e scolastico, Gianfranco Rosti, referente ente gestore REMS del Delfino, Adriana Delinna, direttore ULEPE (ufficio locale esecuzione penale esterna), un rappresentante del Ser.D di Cosena, Andrea Bruzzi, educatore professionale presso la Comunità Il Delfino e la nostra giornalista Katya Maugeri.

Durante l’incontro, infatti, verrà presentata l’inchiesta “Detenuti e droga: le loro storie” realizzata dalla giornalista, che ha raccontato il vissuto e il percorso di alcuni detenuti tossicodipendenti del Centro di solidarietà il Delfino. A moderare l’incontro, Salvatore Monaco, responsabile del Centro che insieme alla Maugeri ha curato gli incontri e i dettagli dell’inchiesta.

“Cos’è Detenuti e droga: le loro storie? Semplicemente lo sforzo difficile e nello stesso tempo affascinante di dare voce al dolore – spiega Monaco – a chi ha perso tutto per errori del passato e che potrebbe ancora riparare e dare un importante contributo a questo mondo spesso ipocrita e ambiguo. È un argomento molto delicato, io stesso ho avuto divergenze con molte persone sui social quando sono stati postati gli articoli relative all’inchiesta. Ho visto cari amici litigare sulla questione. Molti sono i punti differenti sulla realtà dei detenuti e sui loro percorsi riparativi. Rispetto però ogni punto di vista diverso dal mio. Ci sono persone che hanno subito danni così gravi da alcune persone finite poi a scontare una pena, che non riescono a perdonare. Altre più disponibili a riconoscere una seconda opportunità, la speranza di una riparazione definitiva. Penso la gente falsa manipolativa e ipocrita esista ovunque, alcuni probabilmente occupano anche posti importanti. Chi ha sbagliato è giusto che sconti la sua pena senza cadere in facili buonismi e ambiguità, ma andare oltre, conoscere le loro storie, dare un nome alle emozioni in gioco, aiutare a far deporre le maschere, invece di giudicare e basta credo sia qualcosa di meraviglioso. Oltre le sbarre, oltre il pregiudizio, senza però perdere il senso della giustizia, sperando in esempi coerenti e modelli sociali adeguati da parte di chi ci dovrebbe tutelare e difendere”.

Un utente della comunità interverrà con una esibizione canora e ci sarà spazio anche per una incursione artistica, una breve rappresentazione teatrale sul mondo della mediazione a cura degli allievi del corso di teatro-terapia della dottoressa Imma Guarasci.

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