Di Bianco in grigio, sempre più incerti gli scenari per la Regione


 
 
 

 CATANIA – La decisione di ieri sera di Enzo Bianco di non dimettersi da sindaco per candidarsi a governatore della Sicilia ha spiazzato un po’ tutti, anche se tale determinazione era comunque nell’aria. Sono cadute in una frazione di secondo tutte le possibili congetture ipotizzatesi negli ultimi giorni. Come ad esempio quella che Bianco, dopo il pubblico endorsement del senatore Pino Firrarello, si candidasse per sostenere la difficile partita del PD siciliano alla ricerca di un candidato forte, sicuramente più forte rispetto a Davide Faraone, e certamente più autorevole e credibile dell’imbarazzante presidente Rosario Crocetta, di cui il PD è stato stampella per l’intera legislatura. Oppure, l’altra congettura che Bianco fosse candidato per garantirgli, a prescindere dall’esito della competizione, un “paracadute d’oro” in uscita, dato che nei prossimi mesi Catania, come del resto la vicina cittadina di Giarre, potrebbero trovarsi a rischio di default per le condizioni del bilancio comunale. E il primo cittadino di un Comune in dissesto finanziario sarebbe escluso da cariche pubbliche per un quinquennio. O ancora, si prospettava l’ipotesi non del tutto inverosimile che a Bianco spettasse comunque un collegio sicuro alle elezioni nazionali, garantito tra l’altro dalla presenza del suo delfino e fedelissimo Francesco Marano alla vice direzione regionale del PD, quindi in quella cabina di regia dove si definiscono liste e candidature. Invece, Bianco ha sorpreso tutti. Ha affidato alla penna di Andrea Lodato, oggi sulle colonne del quotidiano La Sicilia, il suo “atto d’amore” verso Catania, comunicando che ci sono molte iniziative in cantiere e che la sua presenza, in questo momento, è fondamentale in città. Non si sapranno mai le vere intenzioni di Enzo Bianco. Certo è che la stella del primo cittadino catanese ultimamente brilla meno del solito, ci sono state incomprensioni all’interno della giunta (il caso Girlando è emblematico), difficilissimi rapporti con il Consiglio comunale e financo all’interno della sua maggioranza, e qualche fibrillazione nei rapporti con la magistratura catanese, da sempre molto rispettosa verso l’ex ministro dell’Interno nei governi presieduti da Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Bianco parla sempre meno anche con la stampa che da sempre gli ha acceso i riflettori della notorietà. E poi oggettivamente c’è un momento complicato per Catania tra i soliti problemi, amplificati dalla crisi economica e da una diffusa microcriminalità, e il credito di reputazione ancora non esauritosi di città capitale dell’Etna Valley nella microelettronica. Tra i delusi, per la scelta di restare a palazzo degli elefanti, probabilmente l’eurodeputata del Pd Michela Giuffrida, che proprio di recente aveva annunciato la sua “disponibilità” a candidarsi a sindaco. L’ex giornalista, adesso, dovrà correggere il tiro delle sue ambizioni. E forse anche lo stesso Firrarello dovrà ritirare la carta che voleva giocarsi per palazzo degli elefanti.

Il disimpegno di Enzo Bianco apre diversi scenari alla Regione. Intanto l’ex presidente della Commissione Antimafia all’ARS Nello Musumeci è uscito allo scoperto e ha deciso di candidarsi nuovamente a governatore. E’ una scelta coerente al suo recente passato (fu candidato contro Crocetta), alla sua credibilità di uomo delle istituzioni (è stato il Presidente della Provincia più amato d’Italia) e di faro del centro destra siciliano, anche se i possibili alleati di coalizione, a cominciare da Gianfranco Miccichè, storcono il naso e stanno a guardare. Aggregare il centro destra è sempre difficile, pur essendo forte la base elettorale nell’isola. Idem a sinistra in casa PD. Si attendono gli esiti delle elezioni al Comune di Palermo. Se dovesse andare in porto l’operazione Fabrizio Ferrandelli sindaco del capoluogo panormita, il vero regista “oscuro” dell’operazione, ovvero l’ex Presidente della Regione Totò Cuffaro, potrebbe spingere per aggregare tutta l’area moderata, sia a destra che a sinistra, intorno al nome autorevole dell’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla. A quel punto il PD, che non ha mai avuto un candidato forte negli ultimi anni e si è sempre appoggiato a qualche nome esterno (l’ultimo dei quali l’imbarazzante Crocetta), potrebbe convergere intorno all’ex rettore, già assessore alla Sanità nel governo Cuffaro. Non tutto il PD ovviamente sarebbe d’accordo, perché gli oltranzisti più a sinistra potrebbero optare per qualche altro nome. Anche parte del centro destra moderato farebbe forse la stessa cosa. Se, invece, a prescindere dagli esiti di Palermo o qualora Orlando ce la facesse di nuovo, centro destra e centro sinistra dovessero dividersi ulteriormente al loro interno, la strada per il successo del Movimento Cinque Stelle sarebbe spianata. Forse Enzo Bianco tutti questi ragionamenti li avrà fatti e per questo, almeno per il momento, si è tirato indietro. Anche lui in attesa di capire come andranno le cose.

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