di Katya Maugeri
Recentemente il segretario generale dell’Onu ha dichiarato che il Covid-19 ha un forte impatto sulla salute mentale di bambini e adolescenti.
In un altro documento delle Nazioni Unite sull’impatto di Covid-19 sui bambini (Policy Brief : The Impact of Covid – 19 on children – UN, 15 april 2020), era stato affrontato il tema dell’impatto della pandemia sul benessere psicofisico dei bambini e in particolare per quelle popolazioni già svantaggiate o vulnerabili.
Lo stato emotivo e il comportamento di molti bambini è stato fortemente colpito durante il confinamento.
Uno studio sui minori italiani e spagnoli (M.Orgilés et. Al, 2020) evidenzia come a seguito dell’emergenza sanitaria Coronavirus, il 31% presenta solitudine e isolamento, il 38%- 39% presenta irritabilità e nervosismo o irrequietezza, il 77% presenta difficoltà di concentrazione.
Il Policy Brief delle NU (Policy Brief : Covid -19 and the Need for Action on Mental Health – UN, 13 may 2020) evidenzia inoltre che bambini e adolescenti sono a forte rischio di abuso a seguito della pandemia. Ma anche i minori con disabilità sono particolarmente vulnerabili in questa fase emergenziale. In questa particolare fase della vita tutti i giovani sono vulnerabili sul piano psichico e oggi le condizioni di isolamento come la chiusura delle scuole, delle attività sportive e socializzanti, ha ulteriormente aumentato le difficoltà di tutti i ragazzi.
Una indagine condotta del Regno Unito (Coronavirus: Impact on young people with mental health needs , 2020, youngminds.org.uk) tra i ragazzi che già presentavano problematiche psichiche, ha evidenziato come il 51 % di loro lamentava un certo peggioramento e il 32% di loro era decisamente peggiorato a seguito delle conseguenze del Coronavirus.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite sottolinea l’importanza di offrire alla popolazione servizi di salute mentale per l’età evolutiva adeguati a questa ulteriore emergenza sanitaria. I Neuropsichiatri Infantili italiani sono assai consapevoli della gravità della situazione.
«Non bisogna dimenticare – spiega il dott. Rocco Farruggia, Coordinatore nazionale della Sezione di Psichiatria della SINPIA – l’acuirsi delle difficoltà in quegli adolescenti che già precedentemente avevano un quadro psicopatologico. Pensiamo per esempio ai ragazzi con tendenza alla chiusura e all’isolamento si sono ritrovati reclusi ed impossibilitati a socializzare durante il lockdown ed ora a seguito di questa esperienza non riescono più ad uscire di casa, sono confinati al domicilio ed è difficile aiutarli se non sono gli operatori sanitari a sostenerli strutturando modalità di approccio innovative in linea con l’emergenza attuale».
Già nel 2016 la dott.ssa Antonella Costantino, presidente della Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), in un appello sottolineava il divario tra il fabbisogno epidemiologico e la risposta dei Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
«Nel 2015 otto minori su cento hanno avuto almeno un contatto con le strutture territoriali di NPIA, con un aumento annuo di richieste pari a circa 7-8%. Un trend costante che negli ultimi cinque anni ha portato a un aumento dell’utenza del 40-45%.
In particolare si è registrato un aumento massiccio dei disturbi psichiatrici in adolescenza (in costante aumento: +21% degli accessi in pronto soccorso, +28% dei ricoveri in un anno) ed un generale importante aumento del disagio sociale. A fronte di questa situazione preoccupante, lo stanziamento di risorse da parte delle Regioni è trasversalmente insufficiente. Chiediamo agli amministratori e alla società civile di riconsiderare le attuali politiche sanitarie, e di fornire un sostegno più deciso verso le attività indispensabili per affrontare i disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza».
Se fino al 2016 solo “1 utente su 2″ riusciva a trovare risposte, spesso parziali, dai servizi di NPIA, oggi a seguito dell’emergenza Covid-19, le richieste di intervento sono raddoppiate. Peraltro la situazione è paradossale: mentre le richieste aumentano le risorse diminuiscono, si è assistito a una generale riduzione del numero dei medici operanti. Anche per quanto riguarda il ricovero ospedaliero: solo” 1 utente su 3” trovava accoglienza in reparto dedicato di NPIA e oggi è verosimile ipotizzare che a 4 su 5 giovani non è garantito un ricovero nei servizi pubblici.
Il Segretario regionale Sinpia Sicilia, dr. Renato Scifo, ricorda che nel Sistema Sanitario Regionale Siciliano sono presenti al momento tre reparti per ricovero ordinario (Messina, Palermo, Acireale) che possono gestire anche l’emergenza – urgenza da pronto Soccorso. Sono due gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, non riservati ai minori, per ricoveri programmati nell’ambito della disabilità intellettiva (Oasi di Troina).
Nell’ambito dei disturbi neuromotori Bonino Pulejo di Messina. Il numero di posti letto per la NPIA non rispetta ancora però lo standard minimo per popolazione minorile (età 0-17 anni) che ne prevederebbe, per la popolazione siciliana, circa 20 in più.
«Risulta poi indispensabile un ripensamento delle attività ambulatoriali – sottolinea il dott. Fulvio Guccione , Coordinatore nazionale della Sezione di Epidemiologia ed Organizzazione dei Servizi della (S.I.N.P.I.A) – e delle modalità di gestione delle attività dei Centri diurni e delle Comunità terapeutiche per minori».
Per le attività ambulatoriali, i servizi di NPIA, hanno rivoluzionato la propria attività per venire incontro ai pazienti durante l’emergenza. Sono state attuate nuove modalità di intervento attraverso i contatti da remoto con l’utilizzo di teleriabilitazione e telemedicina proattiva, ovvero finalizzata a fare comprendere a utenti e famiglie che l’equipe curante è presente, come sempre, ma con nuove modalità. Risulta poi importante dare priorità alle situazione più urgenti e più complesse secondo precisi criteri di valutazione.
La fase 2 ha consentito l’accesso dei familiari all’interno della comunità residenziali per minori, mentre oggi non è ancora risolto il problema dei rientri a casa. Ricordando che i permessi a casa sono parte integrante del programma terapeutico riabilitativo individualizzato di ciascun ragazzo. Cioè, sono parte del percorso di recupero e di reintegrazione nel contesto sociale, del paziente con disagio psichico. Impedirli, dunque, ha come conseguenza il blocco del percorso terapeutico di questi ragazzi. È necessario garantire lo stesso sostegno terapeutico pur rimodulando le modalità di intervento dovute all’attuale emergenza.
L’eventuale ripresa di focolai di contagio deve essere disciplinata con le necessarie esigenze protettive comunitarie (tamponi, test sierologici), prevedendo tuttavia sia l’isolamento nelle comunità che la dimissione, con rientri a casa (come avvenuto durante fase 1) che hanno determinato riacutizzazioni di disturbi psichici anche gravi (con conseguente ospedalizzazione).
Anche in questo ambito purtroppo non è ancora stata realizzata la rete di Comunità Terapeutiche per minori, con le linee guida e gli standard previsti già a disposizione dell’Assessorato per la Salute della Regione siciliana, per le diverse tipologie a seconda dei quadri psicopatologici (Psicopatologia adolescenziale, Autismo, Disturbi dirompenti della condotta, Disturbi del Comportamento Alimentare).
Queste strutture intermedie, per numero di posti letto anche in questo caso, secondo le Linee guida nazionali del Ministero della Salute, adattato al dato epidemiologico regionale.
Nel 2019, prima dell’emergenza Covid-19, all’assessorato per la Salute delle Regione Siciliana era stato avviato un proficuo e promettente lavoro di tavolo tecnico per la neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza.
Aveva, infatti, già esitato l’indispensabile revisione implementativa delle dotazioni organiche multidisciplinari per i servizi territoriali, ospedalieri e universitari della disciplina. Dopo anni di tagli lineari alla sanità, dopo la nota uscita dal sistema sanitario di tanti specialisti in seguito ai nuovi istituti pensionistici, con conseguente assoluta impossibilità di applicazione dei nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) emanati dal Ministero della Salute nel 2017.
I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva
I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono tra quelli più diffusi nell’infanzia, purtroppo, ancora poco considerati. Coinvolgono il 20% della popolazione tra 0 e 17 anni e includono sia i disturbi neurologici, conseguenti a malattie acquisite o genetiche del sistema nervoso: disturbi neurosensoriali, epilessia, sindromi genetiche rare, disturbi del controllo motorio,malattie neuromuscolari e neurodegenerative, encefalopatie acquisite, con sequele spesso gravemente invalidanti, sia i disturbi di sviluppo come la disabilità intellettiva, i disturbi dello spettro autistico, disturbi specifici del linguaggio e dell’apprendimento, disturbo da deficit di attenzione con iperattività.
E ancora, i disturbi psichiatrici come psicosi, disturbi affettivi, disturbi della condotta, disturbi del comportamento alimentare e molti altri. Tutto ciò è certificato nelle “Linee di indirizzo sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell’infanzia e adolescenza”, presentate in Conferenza unificata Stato-Regioni il 25 luglio 2019, dopo il lungo lavoro di tavolo tecnico rappresentato per la Sinpia dal presidente Antonella Costantino.
I disturbi specifici di linguaggio colpiscono circa il 5% della popolazione tra i 2 e i 6 anni, i disturbi specifici di apprendimento il 3-4% della popolazione sopra i 7 anni, con prevalenze variabili nelle diverse lingue e culture, i disturbi dello spettro autistico circa l’1%, la disabilità intellettiva l’1,8% (con variazioni tra l’1% e il 2% a seconda che si consideri o no il funzionamento adattivo), i disturbi psichiatrici circa l’8%, con pattern variabili a seconda delle età e dei disturbi, mentre il disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD) colpisce circa il 2% della popolazione infantile.
Per quanto riguarda gli atti autolesivi e i tentativi di suicidio, l’unico studio nazionale in cui sono stati analizzati tutti gli accessi nei presidi di pronto soccorso di una regione italiana (Friuli Venezia Giulia) in un biennio, ha documentato una incidenza di 90 per 100.000 adolescenti nella fascia di età 11-18 anni. Particolare rilievo sta inoltre assumendo il disturbo post traumatico da stress (PTSD). Tra i disturbi neurologici dell’età evolutiva, l’epilessia è uno dei più frequenti e colpisce lo 0,3% della popolazione infantile. I disturbi della coordinazione motoria colpiscono tra circa il 2 e il 5% a seconda della fascia di età considerata. Le paralisi cerebrali infantili colpiscono circa lo 0,2% della popolazione infantile.
Altri disturbi,come i tumori infantili, le malattie neuromuscolari e neurodegenerative, le sindromi genetiche e le anomalie geniche sono fortunatamente più rari se considerati singolarmente, ma presi nel loro complesso superano lo 0,5% della popolazione e frequentemente determinano una compromissione neuropsichica con conseguente disabilità. Oltre l’80% di tutte le malattie genetiche si presentano tra 0 e 18 anni e la buona parte coinvolge il sistema nervoso.
«Si auspica che nel rispetto di quanto sottoscritto anche dalla stessa Regione Sicilia (e da tutte le altre Regioni) in Commissione Stato-Regione – spiega Renato Scifo – lo sviluppo dell’articolazione regionale del piano di organizzazione dei servizi per la NPIA, veda il documento, già esitato , diventare strumento assessoriale di indirizzo vincolante per i nuovi atti aziendali e dotazioni organiche delle aziende sanitarie che è in fieri».
Le patologie psichiatriche, neurologiche e l’abuso di sostanze rappresentano oggi una quota molto rilevante del global burden of disease dell’intera popolazione, e più del 50% dei disturbi neuropsichici dell’adulto ha un esordio in età evolutiva o è comunque dovuto a eventi morbosi insorti anche molti anni prima della manifestazione del disturbo conclamato.
«Sarebbe folle continuare a disporre arbitrariamente, quasi per assurda tradizione storica, della maggior parte delle risorse economiche e umane, sulla Salute mentale adulti, a dispetto degli indicatori epidemiologici e delle ben note ottiche di prevenzione degli esiti e delle cronicità
Una notevole quota di finanziamento europeo di MES e Recovery Fund per l’Italia, vincolata agli investimenti in sanità, vedeva nel documento “Rilancio Italia” prodotto dal commissario governativo Colao ben il 35% (sui circa 20 miliardi complessivi) per la salute mentale delle fasce più fragili, minori e disabili in primis».
Alla Sicilia, per caratteristiche demografiche, ne toccherebbe una fetta consistente. Si tratta di un’occasione strategica da non perdere.