di Luigia Carapezza
Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Esperto in Psico – Oncologia
“Dottoressa, ho aspettato a lungo prima che mi mettessero il sangue perché io ho quello più difficile da trovare: A RH negativo.”
A raccontarlo è una donna che di recente ha ricevuto una diagnosi di tumore e una sacca di sangue. Anch’io ho il gruppo sanguigno “più difficile” e l’ho donato a luglio prima di partire per le vacanze. L’ho raccontato alla paziente che l’ha interpretato come un dono propizio convincendosi che il mio sangue sia stato destinato a lei. Era grata. Perché il fabbisogno di emocomponenti non è utile solo in casi di complicanze medico chirurgiche, incidenti stradali o di eventi eccezionali (terremoti, etc.) ma anche nella cura di gravi malattia come i tumori, le leucemie, le anemie croniche, solo per citarne alcuni e in tutti i casi in cui il sangue è insostituibile, un vero e proprio salvavita. E io sono grata ai medici, a tutti i volontari che investono buona parte delle loro energie per favorire le donazioni, per condividere il messaggio che c’è sempre bisogno di sangue su tutto il territorio nazionale, anche a Catania.
Nel mio caso mi sono affidata al gruppo dei volontari coordinati da Vincenzo Caruso, direttore sanitario ADVS-FIDAS Catania. La raccolta è avvenuta all’interno dell’autoemoteca che ogni giovedì dalle 8:00 alle 11:00 – in accordo con la direzione generale dell’ARNAS Garibaldi di Catania – fa tappa presso il presidio ospedaliero di Nesima. In seguito abbiamo discusso circa i limiti e le risorse della donazione di sangue.
“Il dono è un’espressione bellissima delle persone”. Comincia così, con passione, l’intervista al dottore Caruso che ci spiega come mai in estate si segnali più carenza di sangue precisando che il fabbisogno sia lo stesso di quello avvertito durante le altre stagioni perché ci sono sempre le malattie croniche da seguire, gli interventi chirurgici che richiedono sacche e non diminuiscono neanche i casi di emergenza; semmai a fare la differenza è la diminuzione della gente disposta a donare probabilmente perché va in vacanza e cala la disponibilità di sangue che si è soliti garantire. Inoltre è probabile che alcune persone siano restie a causa dei cali di pressione dettati dall’afa, dal caldo. In quest’ultimo caso precisiamo che ci sono una serie di precauzioni adottabili quando si effettuano le donazioni durante le giornate più calde, a tutela del donatore che il dottore Caruso considera: “una risorsa preziosa e basilare, senza donatori tutto il sistema sangue in Italia e nel mondo cadrebbe. Per questo ci preoccupiamo di rispettarne non solo i parametri ma anche la volontà favorendo se è possibile anche programmi di prevenzione. L’abbiamo fatto per il tumore della prostata, per esempio. Inoltre si favorisce nel donatore uno stile di vita sano, un’attenzione alla salute. Il momento della donazione è un vero atto di medicina e attraverso il colloquio e la donazione si creano condizione di ritorno di benessere, di medicina preventiva che non va sottovalutata, anzi, è uno degli elementi forza per promuovere la donazione di sangue.”
Avendo donato di recente ho sperimentato sulla mia pelle che si tratta di un atto semplicissimo, sia in senso burocratico sia in senso pratico. La raccolta è durata circa sei minuti e l’associazione garantisce tutto ciò che una persona possa aspettarsi: accoglienza, comfort, tutte le informazioni del caso, assistenza medica, supporto, privacy.
Dottore Caruso, mi domando come mai molte persone non prendano neanche in considerazione l’ipotesi di donare.
«In certi casi si tratta di scarsa informazione, in altri di conoscenze del passato che non sono state molto positive. C’era il cosiddetto mercato nero, inoltre la stampa creava confusione intorno alla donazione del sangue, circa le infezioni che si potevano prendere durante le donazioni perché si sosteneva erroneamente che gli aghi fossero infetti. Non esiste in alcun modo il rischio di contrarre infezioni durante la donazione. Utilizziamo materiali sterili e monouso. Anche lo stile di vita frenetico a cui siamo abituati non è d’aiuto. Nonostante si pensi di farlo si crede di non avere abbastanza tempo disponibile a compiere il gesto. Poi c’è chi ci crede veramente e lo considera un impegno, uno stile di vita e lo interpreta come volontà di fare bene agli altri e quindi ci si impegna a farlo periodicamente».
Da quanto tempo fate tappa al Garibaldi? Ci racconti l’esperienza di Nesima.
«L’iniziativa è nata nel maggio del 2016 dal desiderio di sensibilizzare le persone afferenti al presidio di Nesima in quanto manca il centro trasfusionale. In atto c’è un ambulatorio che svolge attività di servizio per gli aspetti trasfusionali ma non di raccolta. Quindi ci siamo resi disponibili e abbiamo continuato ogni giovedì. L’esperienza è molto positiva perché a tutte le donazioni sono state aggiunte una media di 15 donazioni al mese che si sommano al computo generale delle sacche che afferiscono al Garibaldi centro con cui siamo convenzionati e che poi provvede alla distribuzione delle sacche destinate al Garibaldi centro, al presidio di Nesima, ad alcune sale di cura e al centro cuore».
Dottore Caruso, in riferimento alla postazione al Garibaldi Nesima, qual è la motivazione che mediamente spinge le persone a donare?
«Mediamente si tratta di persone presenti negli ambulatori ma anche di parenti dei pazienti ricoverati o che hanno situazioni di attesa legate al pronto soccorso ostetrico, come nei casi dei mariti/compagni delle donne in travaglio. Quest’ultimo caso è un’esperienza legata alla vita alla voglia di ricambiare il dono ricevuto con la nascita dei propri figli. In altri casi ad avvicinarsi sono i familiari delle persone che sono ricoverate in ospedale che hanno avuto bisogno di sangue per la patologia in atto e si rendono conto di quanto sia importante la disponibilità di sangue e colgono l’occasione per donare e contribuire al fabbisogno di sangue e noi siamo lì a offrire la mano alle persone che desiderano tenderla».
Potrebbe descrivere le fasi della donazione?
«L’approccio iniziale è conoscitivo. Invitiamo le persone a compilare un questionario (la scheda del donatore) a sottoscrivere il consenso informato che esprime la volontà di donare. Risolta questa fase, eseguiamo il prelievo di campioni di sangue necessari ai test predonazione: esame di base più la ricerca degli anticorpi contro le infezioni virali (epatite virale B e dell’epatite virale C, Aids, sifilide etc.) l’emocromo per verificare se c’è anemia o meno, dopo di che comunicheremo l’esito di questo prelievo e se la persona risulterà idonea si concorda il momento di donazione con appuntamento orario. Raccomandiamo che si faccia una leggera colazione. È possibile bere il caffè, mangiare frutta, marmellata, ma non latte o latticini. E in fine previo visita medica comprensiva di misurazione della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, e dell’emoglobina, si effettua la raccolta di circa 450 millilitri di sangue che in genere può durare sei minuti».
E grazie a tutte le persone che con generosità sostengono cause a tutela della salute. Questo articolo l’ho finito di scrivere pensando a Nadia Toffa, che di cause simili ne ha favorite parecchie.