E' solo una diversa normalità. Dopo il Covid-19, il Paese frastornato e stordito è entrato da poco in fase 3

E' solo una diversa normalità. Dopo il Covid-19, il Paese frastornato e stordito è entrato da poco in fase 3

di Saro Faraci

Frastornato e stordito. Sembra così il Paese Italia a qualche giorno dall’avvio della cosiddetta fase 3 del post Covid-19, quella del ritorno alla normalità. E’ ancora presto per dirlo, ma non è più il ritorno alla vecchia normalità, nemmeno ad una nuova, forse neppure ad una normalità migliore. Pare piuttosto che sia una diversa normalità, in cui i tasselli man mano provano a ritornare al loro posto, ma nel frattempo qualcosa è cambiato: o il posto non c’è più, o è stato preso da qualcun altro, oppure il tassello ha cambiato forma e non riesce a rimettersi a posto. E’ veramente strana, al limite del surreale, questa sensazione di ritorno ad una normalità che è già diversa ancor prima di cominciare.

Il periodo della quarantena, sarà stato forse l’effetto del lockdown, sarà stata la reale paura di contrarre il virus, sarà stato il timore di fare del male alle persone più care, ci aveva regalato un Paese ferito, ma almeno unito e solidale. Come in uno scenario di guerra, ma senza bombardamenti e genocidi, al netto di qualche episodio di consueta imbecillità, le scene di ordinaria vita familiare, amplificate dai social e dai mass media, ci avevano fatto illudere per qualche settimana che l’Italia stesse veramente cambiando, che dopo il coronavirus non ci sarebbe stato più un ritorno alla vecchia normalità per ovvi motivi, ma ad una normalità addirittura migliore della precedente. Un po’ più poveri, ma sicuramente più coesi. E’ stata solo una illusione!

La fase 2, nella sua brevità, è servita ben poco a chiarirsi le idee, anche perché l’Italia rimane un Paese incapace di programmare e vive alla giornata. E dunque si aspettava solo la giornata dopo, appunto della fase 3 conseguente alla seconda. Al diminuire di contagi e morti, a seguito della minore efficacia del virus, si è così entrati nella fase del ritorno alla normalità, ma il Paese appare in larga maggioranza frastornato e stordito. E soprattutto riaffiorano in modo drammatico tutte le contraddizioni sociali che, sempre esistite e mai rimosse, erano rimaste solo soffocate durante il periodo della quarantena. E così ritornano i festival cui eravamo abituati ad assistere.

La politica torna a litigare e lo adesso fa anche con più violenza e veemenza, come se chi è stato eletto non rappresentasse il popolo italiano ma solo se stesso. Tornano le manifestazioni estreme in piazza, quelle in cui parla la pancia non la testa, e si creano assembramenti di massa che per un attimo ci riportano indietro di qualche settimana con il riaffiorare di grande dubbio: ma è possibile che il coronavirus sia stata solo una finzione sanitaria, non sia mai esistito e non abbia riempito gli ospedali italiani di contagiati, di malati, di intubati in terapia intensiva e, in alcune zone rosse, perfino di morti? I poteri forti, soprattutto quelli economici, tornano ad essere ancora più forti ed invasivi e se ne impipano letteralmente dei bisogni del Paese e degli Italiani: Alitalia docet. I poteri associativi restituiscono ad alcuni intramontabili signorotti il loro vecchio e noioso mestiere di sempre: dietro ad una scrivania o dall’altro lato del telefono, godono nello spostare persone da un posto all’altro e le trasformano in tasselli di mosaici orribili in cui alla fine il puzzle non si risolverà e il disegno che ne viene fuori è orripilante, perché mancano alle persone i valori della libertà e della responsabilità. La burocrazia riemerge dal silenzio delle notti in cui molti Italiani sono rimasti chiusi a casa a pensare e a riflettere sul loro futuro e torna a compiacersi della propria autoreferenzialità e della ricerca dell’adempimento per l’adempimento, infischiandosene del risultato. Anche la mafia sta tornando a farsi sentire e si sta riorganizzando.

Il resto del Paese è stordito e frastornato. E’ bombardato di notizie che si susseguono l’una contraddicendo l’altra; è tempestato di provvedimenti, ognuno dei quali smentisce il precedente e ricomincia da zero; questo è un pericoloso segnale di grande improvvisazione e di approssimazione nella gestione delle cose importanti per lo sviluppo dell’Italia. Prova a ricostruire le vecchie abitudini in un modo diverso, ma si rende conto che molto è cambiato. Bar, ristoranti, esercizi commerciali, cioè l’Italia delle micro-imprese che produce piccola ricchezza e dà lavoro, hanno ripreso a funzionare, ma a scarto ridotto. Si sono sobbarcati di un’enormità di costi per ripartire in sicurezza e nel rispetto del distanziamento, per tutto questo non guadagneranno come prima, ma poi si rendono conto che lì fuori dai loro locali la gente torna ad ammassarsi, senza mascherine, non rispettando il distanziamento e magari qualcuno apre i rubinetti della pancia e ritrova con compiacimento il gusto della protesta per la protesta, senza un briciolo di proposta per un’alternativa.

Il Covid-19 ci aveva illuso. Ci aveva fatto sperare che l’Italia stesse ritrovando coraggio, perché solitamente paura e coraggio camminano insieme in tempi difficili. Ma invece non è stato così, o comunque non è stato così per tutti. E ci ritroveremo a passare un’altra estate in cui, complice il bel tempo, torneremo a giocare sulle spiagge e a nascondere la testa sotto la sabbia. Prima dell’Autunno che, quando arriverà, potrebbe essere ancora più caldo del previsto. E così torneranno di nuovo le polemiche, ma senza mai proposte.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *