Economia della Sicilia, ecco il primo conto salato della pandemia. Tre miliardi di euro di finanziamenti garantiti alle imprese e 72,5 milioni di ore di cassa integrazione

Economia della Sicilia, ecco il primo conto salato della pandemia. Tre miliardi di euro di finanziamenti garantiti alle imprese e 72,5 milioni di ore di cassa integrazione

di Saro Faraci

Sicilia, niente di nuovo sotto il sole d’Autunno. Pubblicato due giorni fa, il dettagliato aggiornamento congiunturale di Banca d’Italia sulla Sicilia conferma pienamente l’impatto negativo che il Covid-19 ha avuto sull’economia isolana nei primi nove mesi dell’anno. Da qui il grido d’allarme lanciato dalla CISL regionale al Governatore Nello Musumeci e l’invito a far presto per contenere gli effetti della crisi economica da pandemia che rischiano di essere ancora più seri. L’indagine svolta periodicamente dalla Banca d’Italia si basa sul confronto di dati ricavati da fonti interne ed esterne, nonché sui risultati di interviste condotte tra settembre ed ottobre. su un campione selezionato di 126 imprese con almeno 20 addetti.

Imprese

Nei primi nove mesi del 2020, i ricavi delle imprese si sono ridotti, in misura molto intensa per una quota rilevante degli operatori, cioè per quasi la metà delle aziende; i risultati reddituali attesi per l’esercizio corrente sono nettamente peggiori rispetto a quelli dell’anno scorso. C’è stata una leggerissima ripresa nel periodo estivo, ma ad agosto comunque i ricavi risultavano ancora inferiori a dodici mesi prima per oltre un terzo delle aziende; superiori al dato del recente passato solo per un’impresa su cinque.

Il termine attualmente ricorrente nel lessico aziendale è incertezza. In questo clima, le aspettative degli operatori economici sono basse. Ci si attendono ulteriori riduzioni di fatturato, in particolare nel terziario. Le decisioni di investimento prefigurano una spesa in calo nel 2020 per metà delle imprese, con una maggiore stabilità degli investimenti nel 2021. Per quanto riguarda i risultati reddituali, la quota di aziende che prevede di chiudere l’anno in utile è scesa al 50% (l’anno scorso era dell’80%), quella delle imprese che si attendono una perdita è salita al 32% (l’anno scorso era del 9%). E’ come se si fosse tornati indietro di sette anni: erano questi i valori che registravano le imprese nel 2013 all’indomani della crisi dei debiti sovrani.

Terziario

Proprio nel terziario privato non finanziario, nei primi tre trimestri del 2020 si è registrato un andamento peggiore rispetto all’industria. Lo rileva Banca d’Italia su un campione di circa 100 imprese con almeno 20 addetti. Per oltre il 70% delle aziende, il fatturato dei primi nove mesi dell’anno è stato inferiore a quello dello stesso periodo del 2019 per quasi il 70% delle aziende; solo il 15% ha registrato un aumento. Per più di un’impresa su quattro il calo dei ricavi ha superato il 30% e le aspettative per i prossimi sei mesi sono al ribasso.

Il turismo è ovviamente tra i settori che hanno risentito maggiormente della crisi da pandemia e dalle misure di contenimento del contagio. I pernottamenti nel periodo gennaio-agosto sono diminuiti del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo è stato più accentuato per gli stranieri e per gli esercizi alberghieri. I flussi turistici si sono pressoché annullati nei mesi di aprile e di maggio; ad agosto le presenze di connazionali erano di poco inferiori rispetto a dodici mesi prima. Ovviamente, la dinamica del trasporto aereo ha riflesso quella dei flussi turistici.  Basti pensare che nei primi otto mesi del 2020 il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è drasticamente calato (-63,9% per cento), in maniera abbastanza omogenea tra gli scali regionali.

Export

I comparti dell’agricoltura e della chimica, nei primi sei mesi dell’anno, hanno registrato un incremento delle vendite all’estero, in controtendenza rispetto al dato regionale sull’export (-11,3% rispetto al dato medio nazionale del -15,3%). Più della metà dell’export regionale deriva dalle vendite di prodotti petroliferi raffinati che, a causa della riduzione dei prezzi, sono diminuite in valore ma non nelle quantità. Gli altri settori, definiti non oil, hanno registrato pure un calo delle esportazioni, più contenuto però (-3,6%) rispetto alla media nazionale (-14,9%).

Lavoro

Ovviamente le ripercussioni maggiori dell’emergenza sanitaria si sono registrate sul mercato del lavoro, soprattutto nel secondo trimestre del 2020, quello in cui si è pagato il costo sociale più alto del lockdown. La riduzione dell’occupazione di 34.300 unità rispetto allo stesso periodo del 2019 (-2,5%) ha interessato in particolare le donne, i lavoratori autonomi (minimo storico) e chi lavorava con contratto a tempo determinato. Sulla contrazione dei livelli occupazionali ha inciso la diminuzione del numero degli addetti nel settori dei servizi e in particolare nel comparto degli alberghi e ristoranti.

Il blocco dei licenziamenti e l’ampio ricorso alla CIG (cassa integrazione guadagni) hanno tuttavia mitigato gli effetti della crisi sull’occupazione. Fino a settembre sono state autorizzate 72,5 milioni di ore di cassa integrazione, pari a circa dieci volte il numero di ore autorizzate nello stesso periodo dello scorso anno (l’88,5% interventi ordinari e in deroga). Oltre i due terzi delle ore per interventi di CIG ordinaria si sono concentrati nell’edilizia e nell’industria della meccanica. Tra gli interventi di CIG in deroga quasi la metà è da attribuire al commercio al dettaglio, alberghi, pubblici esercizi e attività similari. Nei primi sei mesi del 2020, la forte riduzione di assunzioni con contratto a termine ha determinato la non attivazione di molte posizioni di lavoro dipendente nel settore privato.

Credito

Ovviamente l’indagine di Banca d’Italia guarda attentamente al settore del credito, di sua pertinenza per le attività di vigilanza. Dopo la riduzione registrata nei mesi primaverili, si evidenzia dalla fine di giugno una ripresa dei prestiti all’economia. Sono cresciuti i prestiti alle imprese (+1% a giugno), come conseguenza diretta della crisi economica e delle misure di sostegno all’economia (Governo, BCE ed autorità di vigilanza). Per le piccole imprese, la variazione del credito è tornata positiva a maggio, per le medio-grandi solo a partire da luglio. Più finanziate delle altre sono state le imprese manifatturiere e del terziario. Dal 17 marzo, data di entrata in vigore del decreto “cura Italia” e fino al 18 settembre, i finanziamenti garantiti alle imprese siciliane hanno superato l’importo di 3 miliardi di euro, a fronte di poco più di 500 milioni nel corrispondente periodo del 2019.

C’è stato però un forte rallentamento del credito alle famiglie che, nel complesso, hanno ridotto le spese per consumi (anche se meno di quanto previsto per l’Italia). Ben 230.00 nuclei familiari fra gennaio e settembre 2020 hanno usufruito del reddito di cittadinanza; 44.500 famiglie hanno beneficiato del reddito di emergenza. Da dicembre 2019, il tasso di crescita del credito al consumo è diminuito dal 6,9% al 1,1% , quello dei finanziamenti erogati da banche e società finanziarie si è quasi azzerato. La domanda di mutui si è ridotta del 20% nei primi sei mesi dell’anno, comparati allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel complesso, non ci sono almeno fino ad ora conseguenze sulla qualità del credito erogato alla clientela siciliana: il flusso dei nuovi crediti deteriorati in rapporto al totale dei prestiti è diminuito, anche se rimane tra i più in Italia. I depositi bancari detenuti da famiglie ed imprese sono aumentati del 6,2% su dodici mesi.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *