Economia italiana in ginocchio col Covid-19, Mezzogiorno ancora più a rischio

Economia italiana in ginocchio col Covid-19, Mezzogiorno ancora più a rischio

E’ stato pubblicato qualche giorno fa il rapporto Svimez sugli effetti del coronavirus sull’economia del Paese. Sicilia Network si era già occupata di questi temi tre settimane fa all’inizio del cosiddetto lockdown. Nella fase della ripresa, il Sud rischia di accusare una maggiore debolezza rispetto al Centro-Nord. Andrea Sedici, neo dottore magistrale in Finanza Aziendale all’Università degli Studi di Catania, prova a rileggere il rapporto Svimez, cogliendo ulteriori aspetti a livello macroeconomico

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di Andrea Sedici

Fate Presto! Così il 10/11/2011 il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano firmava un editoriale con cui incitava l’allora governo Berlusconi IV ad avviare una fase di profondo cambiamento della politica economica italiana. Oggi, la crisi sanitaria derivante dalla diffusione del Covid-19 rischia di innescare una drammatica crisi economica addirittura peggiore di quella verificatasi nel 2011 (crisi dei debiti sovrani), in quanto allo shock di offerta (produzione) ne conseguirà uno shock di domanda (consumi). Il governo italiano di concerto con la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di sostenere la liquidità delle PMI, ha potenziato il Fondo Centrale di Garanzia (€ 1,5 mld) oltre che prevedere l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato affiancati da garanzie pubbliche. Per quanto concerne il sostegno ai lavoratori dipendenti ed autonomi, sono stati stanziati € 2,3 mld per la Cassa Integrazione in deroga (per i risultanti occupati alla data del 23/02, resterebbe fuori una platea di 1,4 mln di dipendenti) e € 2,2 mld per indennità a favore dei lavoratori autonomi pari a € 600 procapite (ad oggi una tantum per il solo mese di marzo) contro una perdita stimata mensile procapite di € 1740 nella regione Sicilia.

Analizzando la situazione italiana – attraverso il rapporto Svimez – si evince come il 57,7% delle unità locali sia momentaneamente in lockdown, con una percentuale pari al 59,2% nel Mezzogiorno (a causa dell’intensità maggiore di attività autonome). Per quanto concerne i dati del fatturato dei lavoratori autonomi si stima una perdita mensile procapite, in Sicilia, di € 11.663 (9,5% del fatturato). In termini occupazionali (in base alla statistiche del 2017) il lockdown in Sicilia riguarderebbe il 28% dei dipendenti subordinati ed il 42,3% degli indipendenti (di cui l’85% lavoratori autonomi e partite IVA). Tuttavia il dato dei dipendenti non tiene conto di un fattore o per meglio dire una piaga del Sud Italia ovvero il lavoro in nero, verosimilmente il reale valore percentuale si attesterebbe su valori superiori al 30% (anche se una parte è coperta dal reddito di cittadinanza). Tale scopertura di ammortizzatori sociali rappresenta un potenziale pericolo sociale che dev’essere necessariamente gestito al fine di contrastare l’operato di infiltrazione di organizzazioni criminali ed estremiste, come annotato dal Ministro dell’interno in data 11/04.

A livello macroeconomico, un solo mese di lockdown contrarrebbe il PIL nazionale del 3,1% mentre la Sicilia perderebbe il 2,7%. L’intervento del governo si attesterebbe, in termini di maggiore spesa pubblica, all’ 1,4% del PIL nel Mezzogiorno contro una perdita mensile di lockdown pari al 2,8% di PIL. Nell’ipotesi in cui a maggio/2020 si avesse una parziale e graduale riapertura delle imprese, la contrazione totale del PIL nel Sud Italia sarebbe pari a 7,9% senza trascurare che il Mezzogiorno già nel 2019 era in fase di recessione (-0,3%). In un Sud Italia in cui si può economicamente parlare di closed economy, i consumi rappresentano il 90% del PIL della macroarea, di conseguenza uno shock di domanda (oltre al già presente shock di offerta) ridurrebbe il reddito disponibile delle famiglie con effetti moltiplicativi negativi non indifferenti per i consumi. È per tale motivazione che debbono essere adottate misure macroeconomiche differenti tra Nord e Sud Italia, cercando di potenziare un settore industriale poco incidente nelle dinamiche del PIL del meridione, altrimenti il divario tra Nord e Sud rischierà di allargarsi ancor di più con effetti devastanti sia in termini di spopolamenti che in termini di sempre minor attrattività dell’ecosistema imprenditoriale del Mezzogiorno.

La crisi economica può essere utilizzata come incentivo sia dal lato del governo (potenziando infrastrutture ed industria) sia dal lato degli imprenditori del Sud cui è richiesto un cambiamento del tradizionale concetto di impresa oltre che una maggiore e sana gestione finanziaria  – la differenza tra il rendimento degli investimenti ed il tasso d’interesse pagato per ottenere le risorse per avviarli risulta essere negativo per la maggioranza delle impresa del Sud Italia, di fatto elevando le probabilità di default.

Senz’altro la risposta italiana dev’essere necessariamente accompagnata da una risposta a livello comunitario in termini di politica monetaria. Attualmente è stato sospeso il Patto di Stabilità e Crescita, di fatto consentendo ai singoli governi di aumentare il rapporto deficit/Pil ben oltre il 3%; inoltre è stato varato un secondo piano di Quantitative Easing (PEPP) con cui vengono acquistati dalla BCE i titoli di stato decennali italiani (circa € 215 mld tra nuovi titoli e quelli a scadenza). Tuttavia dubbi permangono circa la sostenibilità del futuro rapporto debito pubblico/PIL (stima 150%) una volta che la crisi verrà superata. Un così alto indice, seppur necessario in tale situazione, potrebbe minare la stabilità macroeconomica del post-crisi e di conseguenza innescare una nuova crisi del debito sovrano costringendo il paese a finanziarsi ad alti tassi d’interesse ed aumentare il divario con i paesi del Nord Europa. Per tale motivazione si auspica un intervento ancor più decisivo delle istituzioni comunitarie, che si tratti di Meccanismo Europeo di Stabilità con condizioni light, Eurobond o potenziamento della Banca Europea degli Investimenti la priorità è agire, ed agire in fretta e bene prima che il tessuto imprenditoriale crolli (specialmente nel Sud Italia).

Immagine di copertina: photo credits

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