Emergenza rifiuti, a Catania diminuisce la differenziata e la Regione non fa paura

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo.

CATANIA – Le sei ordinanze del Presidente della Regione sulla raccolta differenziata, che in teoria avrebbero dovuto obbligare i Comuni ad arrivare ad un minimo del 30% di differenziata entro il 31 luglio, restano di fatto lettera morta (lo si sapeva già ma sicuramente è stata una strategia per spostare le proprie responsabilità come Regione ai Comuni che sicuramente non hanno brillato per impegno) ovvero non vengono prese il alcuna considerazione in quanto non è mutato nulla. Catania resta l’ultima anche in Sicilia, un primato di cui non vantarsi, anzi è diminuita la quantità di raccolta della differenziata dal 2017 ad oggi regredendo al 7%, delle ordinanze non è cambiato nulla soprattutto in quanto non è aumentata di una solo condominio il porta a porta visto che non è stato inserito alcun nuovo step territoriale.

“Le ordinanze sulla RD – afferma Alfio Lisi portavoce Free Green Sicilia – non avrebbero dovuto in teoria fare sconti ai Sindaci inadempienti, ovvero a quelli delle due grandi città (rispettivamente: Palermo all’11% e Catania al 7%) che tra l’altro condizionano la percentuale di raccolta differenziata in Sicilia con il loro milione di abitanti. Ma grazie al TAR di Palermo, che ha accolto solo parzialmente il ricorso dei Sindaci inadempienti, così come prevedeva la prima ordinanza di Musumeci non rischiano più di decadere ma rischierebbero ancora tutt’ora di essere commissariati per la specifica problematica. Ma sicuramente anche il commissariamento, che anche il Presidente della Regione precedente Crocetta aveva sempre vanamente minacciato sapendo di non rispettarlo, passerà in cavalleria e la differenziata arriverà a quel 30%, imposto dall’ordinanza che si rifà alla legge nazionale che prevedeva già nel 2012 il limite del 65% di RD, scadenza derogata, per evidenti motivi, al 2025, dall’ultima direttiva europea (e non più del10% dei rifiuti in discarica entro il 2035) pena altre pesanti sanzioni pecuniarie per la Regione e i Comuni inadempienti (anche se di deroga in deroga si permette a Presidenti di Regione e Sindaci non capaci di restare al loro posto!) Ma quello che dovrebbe essere certo, il condizionale in Sicilia è sempre d’obbligo, è che, con le nuove regole, se rispettate ovviamente dai Sindaci, potrà andare i discarica solo il 70% dei rifiuti, anche se il grosso degli adempimenti attengono sempre prioritariamente gli obblighi della percentuale della raccolta differenziata da parte dei Comuni.

Se in Sicilia non mancano gli impianti per l’indifferenziato per il TBT (Trattamento Meccanico Biologico) per la gestione dell’indifferenziato (che sarebbero pari a tutti quelli presenti in Piemonte, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna), mancano invece quasi del tutto (tranne nell’area sud-orientale della Sicilia) gli impianti di compostaggio per l’umido che resta il vero grave problema, anche in quanto è il più inquinante se lasciato a marcire, per cui se il Comune di riferimento non si può permettere il suo trasferimento in tali siti di compostaggio lo smaltisce nella discarica più vicino aggravando il livello di vivibilità tra coloro che abitano vicino a tali discariche. Quando invece il recupero della sostanza organica dai rifiuti potrebbe portare grandi benefici ambientali, riportando al suolo la sostanza organica di scarto (l’umido, appunto) trasformato in compost e non invece in liquame inquinante per l’aria e le falde acquifere. Per tali aspetti è lecito chiedersi: l’umido raccolto a Catania viene inviato, tutto o in parte, nelle stazioni di compostaggio o in discarica ingrossandole e arricchendole”.

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