Emergenza sanitaria e management aziendale. Essere reattivi oggi e proattivi domani

Emergenza sanitaria e management aziendale. Essere reattivi oggi e proattivi domani

Emergenza Coronavirus e management delle imprese. Cosa ne pensano i giovani oggi? Dopo l’articolo di apertura di ieri, pubblichiamo oggi il secondo contributo scritto di due studentesse del corso Principi di Management impartito al corso di laurea in Economia Aziendale del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania. L’articolo è a firma di Emmanuela Grasso e Sara Musmeci

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Il manager e la sfida delle contingenze: essere reattivi oggi e proattivi domani.

di Emmanuela Grasso Sara Musmeci

In queste settimane la nostra quotidianità è stata stravolta da un violento uragano: il Covid-19. L’emergenza sanitaria che ne è scaturita sta sempre più criticamente investendo anche il sistema economico. In tale contesto è inevitabile chiedersi quale sia il compito che spetta ai vari operatori economici, in primis ai manager. L’interrogativo sui ruoli e sulle funzioni manageriali non risulta nuovo, ma ha già occupato le riflessioni di grandi pensatori, pur non riuscendo a giungere a una teoria univoca a riprova della complessità dell’interrogativo. Tuttavia, oggi tentare di sciogliere i nodi di tale questione appare una priorità e non un mero esercizio teorico, partendo da un presupposto fondamentale: se la domanda è complessa la risposta non può essere semplice.

Dunque, a fronte di un problema dalle molteplici sfaccettature, è necessario che i manager possiedano competenze altrettanto variegate.

Attualmente i manager sono chiamati ad affrontare una situazione di emergenza connotata da un elevatissimo grado di incertezza. Per fronteggiare tale situazione i manager non possono ricorrere a nessun modello predefinito; al contrario, è loro richiesto un atteggiamento reattivo, in grado di rispondere alle contingenze. Essere in grado di rispondere alle contingenze, infatti, oggi si presenta come il principale compito di un manager a capo di un’azienda, intesa come sistema aperto. In tale prospettiva, già Mintzberg (2010) scriveva: “una gestione manageriale a tutto tondo” è l’unica in grado di resistere alle “pressioni della contingenza”. Al manager, quindi, si richiede di saper ponderare di volta in volta il peso relativo di ogni competenza. In particolare, in questi giorni il manager deve avere la capacità di assegnare priorità alle attività, riallocare le risorse e di riprogettare il lavoro in termini di telelavoro senza, però, prescindere da competenze interpersonali e di informazione. Infatti, soltanto comunicando ai lavoratori la ratio delle decisioni prese è possibile motivarli. Tutto questo trova una cornice unitaria nella resilienza, la cui essenza è suggerita dalla sua etimologia legata al verbo “resalio”, che indicava il movimento di colui che risaliva sull’imbarcazione capovolta dalla forza del mare.

Queste competenze permetteranno ai manager di rispondere alla priorità di breve periodo di procedere lungo il sentiero stretto dell’emergenza senza spegnere il motore dell’economia. Ma questo non basta.

Quando l’emergenza cesserà l’atteggiamento reattivo dovrà mutare in un atteggiamento proattivo, volto al futuro, che consenta di abbracciare una visione di lungo periodo. I manager dovranno allora occuparsi della ricostruzione, ripensando il proprio modello di business anche alla luce dell’accelerazione della digitalizzazione, ma soprattutto instaurando virtuose relazioni con tutti gli stakeholders, in primis con le istituzioni per definire un piano di azione che non può essere lasciato ad iniziative non coordinate dei singoli.

Si comprende, in definitiva, che il compito dei manager è e dovrà essere quello di differenziare la propria azione tenendo conto dell’orizzonte temporale sia di breve sia di lungo periodo, curando tanto le relazioni interne quanto quelle esterne.

La grande sfida è affrontare reattivamente la contingenza oggi per cogliere proattivamente l’occasione che si cela dietro l’ostacolo domani.

Immagine di copertina: credits

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