L'Etna si agita e Biancavilla trema

 

 

Daniele Lo Porto

CATANIA – “E’ una ulteriore conferma della fase di ricarica del vulcano”. Così Eugenio Privitera, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania, commenta l’ultimo terremoto di magnitudo 3,5 registrato alle 6,06 di martedì a Biancavilla, in provincia di Catania. Il sisma è stato localizzato a 21,7 chilometri di profondità. “Sono meccanismi distanti dalla superficie che si verificano nel sistema vulcanico: quest’ultima scossa non crea nessun allarme. La situazione resta stazionaria. Sul territorio c’è una rete capillare che rileva qualsiasi minima attività del vulcano, dal punto di vista fisico, chimico, termico, sonoro. Non dimentichiamoci che il nostro è il secondo vulcano più attivo al mondo”, sottolinea Privitera.

La fase di ricarica è iniziata in modo evidente già ben prima dell’estate, ormai quindi da diversi mesi, ma il primo segnale della ripresa dell’attività dell’Etna è la deformazione del suolo che risale al 2017. Tutta la rete di monitoraggio è costantemente verificata per individuare immediatamente la sensibile variazione dei parametri. Da quelli che indicano, appunto, la deformazione del suolo, a quelli sismici, i parametri biochimici. “Diciamo che al momento, con un’immagine immediatamente percepibile da tutti, il cratere al momento non si accorge di quello che sta succedendo molti chilometri più in basso”, aggiunge Eugenio Privitera, che è un sismologo.

Nessun allarmismo, quindi, al momento perché l’evoluzione è assolutamente “normale”, nel senso che sta procedendo con regolarità ed è facile prevedere una eruzione importante, ma non è assolutamente possibile immaginare una scadenza, se, cioè, tra sei mesi o un anno. Ma, non bisogna neanche dimenticare l’imprevedibilità dell’Etna, che sarebbe comunque preannunciata da una sensibile variazione dei parametri costantemente monitorati. E’ certo, comunque, che il versante sud orientale dell’area vulcanica rappresenta l’area di crisi. E in particolare il territorio di Biancavilla risente degli effetti di questa fase di ricarica pre eruttiva. Se, infatti, l’ultima scossa non ha provocato danni, quella della notte del 6 ottobre, sempre di magnitudo 3,5, ma molto più in superfice, ha invece causato seri danni sia a strutture pubbliche che a edifici religiosi e di privati, in una zona più estesa, ma con la cittadina biancavillese sempre al centro del fenomeno. Danni tanto ingenti e situazione fortemente critica, anche in seguito ai successivi nubifragi che hanno flagellato l’area pedemontana e il Calatino, che il vice premier Luigi Di Maio effettuò pochi giorni dopo un intenso tour promettendo l’attenzione concreta da parte del governo nazionale, ma – a quanto pare- al momento non si registra nessun atto da parte della Protezione civile né in termini di emergenza né di prevenzione considerata il persistenze allarme e la comprensibile preoccupazione della cittadinanza, in primo luogo, e del sindaco Antonio Bonanno.

Ieri, inoltre, la Città metropolitana ha emesso l’ordinanza di divieto al transito veicolare e pedonale, in entrambi i sensi di marcia, di un tratto della strada provinciale 156 dir. dal chilometro 1+895 al chilometro 1+935 a causa del cedimento della carreggiata.

Dal Giornale di Sicilia

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