Esami di maturità 2019, la sorpresa nella busta rimane lo scoglio maggiore all'orale

Esami di maturità 2019, la sorpresa nella busta rimane lo scoglio maggiore all'orale

Saro Faraci

E verrà il giorno del colloquio orale. Quello che mette ansia e stress agli studenti, ma anche alle loro famiglie. Con l’entrata in vigore della riforma (d.lgs. 13 aprile 2017 n.62), il nuovo esame di maturità avrà una prova orale molto diversa da come fin adesso si è svolta. In alcune scuole, l’hanno già simulata; in altre stanno predisponendo i materiali per favorire quanto prima la simulazione. Nel frattempo, i ragazzi si agitano e non hanno tutti i torti.

Nelle puntate precedenti di questa inchiesta, abbiamo già detto che all’orale i candidati discuteranno di alternanza scuola-lavoro, risponderanno a domande su Cittadinanza e Costituzione, a partire dai contenuti del documento che ogni consiglio di classe dovrà esitare entro il quindici maggio e pubblicare sull’albo scolastico. Oggi trattiamo quello che si prospetta lo “scoglio maggiore” per i maturandi 2019, ovvero la discussione sui contenuti di una delle tre buste che saranno sorteggiate davanti alla Commissione.

Andata in soffitta la vecchia tesina autoprodotta con la quale i maturandi fino all’anno scorso rompevano il ghiaccio e iniziavano il colloquio orale, la valutazione della preparazione multidisciplinare adesso sarà affidata a quanto previsto dalla riforma e specificato maggiormente nella recente ordinanza ministeriale di marzo 2019. L’art.19 della citata ordinanza disciplina i contenuti della prova orale e, al primo comma, stabilisce che “la commissione propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera”

Il nodo sta proprio qui. Fino ad ora docenti e studenti non sanno come organizzare questa prova con le buste. Poiché non ci sarà più l’interrogazione tradizionale su argomenti dei programmi studiati a scuola, la valutazione dell’apprendimento dovrà avvenire a partire dai materiali (li chiama così l’ordinanza) che saranno predisposti con grande attenzione dalla Commissione esaminatrice. E attraverso tali materiali, via via discutendo, i commissari dovranno valutare il “profilo educativo, culturale e professionale” dello studente. E, nel frattempo, via via discutendo, i maturandi dovranno far capire quanto, quando e come hanno studiato a scuola preparandosi agli esami di maturità.

Ad oggi la prova basata sulle buste rappresenta una “scatola nera”. Dove l’hanno simulata pur con grande attenzione, i docenti hanno registrato qualche criticità. Non è mancata all’inizio qualche pausa di “scena muta” dei candidati all’apertura delle buste. Ancora non si hanno chiare le idee su come strutturarla. A leggere l’ordinanza, basterebbe anche una foto come quella in appresso per costituire valido materiale utile (o input) da inserire in busta per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline.

Chi non conosce infatti Greta Thunberg? Chi non ha mai visto la foto di questa ragazzina con il cappottino giallo e il cartello addosso per lanciare un appello mondiale per salvare il clima? Chi non sa quanto popolare sia divenuta in così poco tempo questa tenace attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico?

Il punto però è un altro. Non essendo l’esame di maturità un programma a quiz come il vecchio Rischiatutto di Mike Bongiorno né una puntata della più recente L’Eredità condotta in Rai da Flavio Insinna, non si tratta di rispondere alla domanda su cosa evoca una foto del genere, ma eventualmente come, a partire da questa foto, si possa tornare indietro agli argomenti studiati a scuola ed oggetto del programma d’esami. E dunque, un interrogativo ne tira dietro un altro.

l candidato parli, cominciando da questo foto, di geografia e della Svezia? Oppure dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai, ammesso che il docente di Scienze abbia completato tale parte del programma? Oppure, inizi a discutere di sviluppo sostenibile e di Agenda 2030 che, in realtà, dovrebbe essere argomento di educazione civica, cioè di Cittadinanza e Costituzione? Oppure ancora provi a parlare di Roma e della Chiesa cattolica, dato che la piccola Greta ha recentemente incontrato Papa Francesco nella Capitale? A proposito, ma Papa Francesco non è il Pontefice che ha enfatizzato l’importanza di una nuova ecologia integrale dell’uomo per salvare il pianeta dai grandi problemi economici, ambientali e sociali che oggi lo aggrediscono a tutti i livelli? Magari il maturando questo non lo sa. Allora cambiamo domanda: e se tali problemi prospettati da Papa Francesco non venissero affrontati seriamente, non si correrebbe il rischio che si possa aprire una nuova guerra globale? Scena muta. Allora si vira su un’altra domanda. A proposito di guerra mondiale, ma perché l’Italia prese parte al primo conflitto bellico? E a proposito della Grande Guerra, non sarebbe meglio parlare di Gabriele D’Annunzio, così almeno non c’è rischio che nessuno lo abbia ignorato, trattandosi di un argomento che di sicuro ogni bravo docente di Italiano avrà trattato in aula prima degli esami di maturità? Viva D’Annunzio allora, il salvatore dei maturandi 2019!

Insomma, non si hanno ancora le idee chiare. E fintanto che non ci saranno ulteriori chiarimenti da parte del Ministero, le idee saranno ancora più confuse. Se non dovessero arrivare nuove ordinanze ministeriali, l’unica scialuppa di salvataggio per i maturandi sarà ancora una volta quel documento che, entro il 15 maggio, ogni consiglio di classe dovrà elaborare per illustrare ai commissari ciò che effettivamente si è fatto in ciascuna classe, in che modo i maturandi si sono effettivamente preparati alla prova d’esame, quali temi e come sono stati affrontati. Solo in questo modo ci saranno indicazioni utili che potranno limitare la fantasia dei commissari e indirizzare la prova orale verso contenuti più specifici che la portino vicina ad una interrogazione tradizionale sulle diverse materie, ma privilegiando ancor di più un approccio interdisciplinare fra tutti gli insegnamenti.

Non sarà facile per nessuno, ma di fronte a cambiamenti (imposti dalla legge) bisogna organizzarsi, non rimanere inerti, aspettando chissà cosa.

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