Etna bio valley, un sogno da difendere nonostante le istituzioni

|Katya Maugeri|

RANDAZZO – I sogni non devono mai diventare cenere né per nostra volontà né tantomeno per mano di gente che attraverso intimidazioni e superficialità tenta di indebolire la forza di chi per i propri sogni combatte con i denti. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, attraverso interviste e approfondimenti di quel luogo meraviglioso che è Etna bio Valley, un progetto ideato da Salvo Rubulotta, incendiato un paio di settimane fa a Randazzo.
Ed è proprio lui a inviarci stavolta una lettera, uno sfogo che sottoponiamo alla vostra attenzione affinché qualcuno possa svegliarsi da questo sonno pesante chiamato omertà.

Riceviamo e pubblichiamo:

 “Cara Redazione, cari siciliani, vorrei approfittare del tempo che vorrete concedere alle righe che seguono.
Tutto quello che è popolare è sbagliato.
Il posteggiatore abusivo non si paga, (Eh ma sì, però…) (Poi però non trovi la macchina) (No ma dai quel poveretto deve lavorare).  Non si paga e noi non lo paghiamo. Posso però rendermi conto che quando lasciamo la macchina in seconda fila per 5 minuti (perché tanto sono 5 minuti) oppure buttiamo la carta a terra (perché lo fanno tutti) giustifichiamo un sopruso. Questa è la mafia. Giustificare è mafia. Ed in Sicilia lo facciamo di continuo.
Vorrei invitarvi in uno dei paesi più belli della Sicilia. Si chiama Randazzo ed io, da umile ospite, sto imparando a conoscerne usi, abitudini e tradizioni. Mi trovo a Randazzo perché è lì che sto portando a compimento il mio sogno: Etna bio Valley, un eco villaggio sull’Etna.

Mi sono interrogato sul perché scervellarci e vivere in una ruota da criceto (è stata la mia sensazione) per un pezzo di pane e divertimenti artificiali. La natura incontaminata che potrete trovare a Randazzo, difficilmente potrà essere eguagliata. Vorrei invitarvi qui, perché non crederete ai vostri occhi e non esistono parole per descrivere la storia, la cultura e le bellezze in generale di questo posto.
Poi vorrei mostrarvi Etna bio valley. Un eco villaggio non capita tutti i giorni di poterlo visitare. Nel nostro, ad esempio, vorremmo ottenere l’autoproduzione energetica (vi immaginate che bello prodursi le proprie energie rinnovabili senza pagare bollette alla Rai?). Un altro obiettivo sarebbe quello dell’autosufficienza alimentare, ridurre le visite al supermercato e conoscere per filo e per segno il cibo che stiamo mettendo a tavola. Infine vorrei farvi conoscere l’idea della banca del tempo, un modo alternativo e antico per ridurre l’uso di denaro e indebitamento. Ma non possiamo parlarne così! Dovete venire a vedere con i vostri occhi.
Da ospite a ospite. Passeggiando per la proprietà che ci ospita e della quale vanto l’utilizzo gratuito da parte del generoso proprietario, vi porterò per il bosco. Dovete solo fare attenzione perché potreste inciampare in qualche carcassa di vacca o qualche scheletro di capretto anche se noi non abbiamo animali. Ma so che non vi formalizzerete. Poi voglio farvi conoscere la storia di Piriddu, l’asinello che abbiamo avuto ospite qui a Etna bio Valley insieme ad i suoi padroncini e compagni di viaggio. Vi anticipo però che non è proprio una storia a lieto fine. I ragazzi non conoscevano il galateo delle campagne siciliane ed allontanandosi per un paio di ore per andare a far compere in paese, hanno assistito alla breve lunga agonia di Piriddu che al loro rientro si è fatto trovare a terra, agonizzante , in una pozza di sudore. Inutile dire che mi sono sentito in colpa per aver maltrattato i miei ospiti attraverso il mio scarso proselitismo atto a spaventarli. Avrei dovuto terrorizzarli, magari Piriddu sarebbe ancora vivo e i miei ospiti avrebbero potuto continuare a far compere presso gli esercenti randazzesi prima di rimettersi in cammino con il grande Piriddu.
Abbiamo una sua piccola lapide fatta dai miei ospiti in memoria di un asino che si è trovato solo. Il veterinario ancora oggi fatica a pensare alla morte di Piriddu come a qualcosa di naturale. Ma non rattristatevi vi prego, venite, venite a Randazzo, non fatevi influenzare dal mio racconto. Venite a stendere i vostri plaid in uno qualsiasi dei terrazzamenti con i muri a secco, vedrete che opere di ingegneria e che vero paradiso troverete. E le stelle. Il cielo stellato di Randazzo è poesia. Magari al calar della notte sentirete un po’ di fresco, ed io mi sentirò mortificato perché non potrò ospitarvi dentro al casale. Un casale di 7 vani con un palmento antico ed ancora funzionante, il pavimento in cotto e le mura in pietra lavica. Un casale che non potrete utilizzare, ma tranquilli, neanche io dormirò lì. Vi farò compagnia facendo finta che il casale non c’è più. In realtà non farò un grande sforzo, i vecchi pranzi e bei momenti trascorsi dentro al casale sono solo ricordi adesso. Morendo Piriddu, i ragazzi che lo accompagnavano, hanno chiesto di potermi lasciare i loro bagagli ed effetti personali in custodia per poi tornare a Etna bio valley. Nel frattempo sono arrivate Anna 19 anni dalla Germania, ed Heloise 34 anni dalla Francia. Era una gioia sentirle parlare di Randazzo e conoscere da loro le storie di paese come del maestro liutaio Giuseppe o del pastore che ha tanti figli in giro, talmente tanti che anche in certe famiglie può nascere il dubbio subito chiarito dalla somiglianza imbarazzante tra i figli ed il prodigo pastore. Erano proprio le ragazze a riportarmi queste storie tra risate e curiosità. Ma allo stesso tempo mi offrivano la possibilità di parlare inglese con Anna e francese con Heloise nel frattempo che prevedevano i lavori di pulizia. Una sera queste mie amiche si sono allontanate insieme dal villaggio e hanno trascorso la notte fuori.

In questi posti senza artificialità, la notte segue il passo lento della natura e c’è tutto il tempo per, ad esempio, rubare tutte le borse da campeggio dei miei ospiti, delle ragazze e dei ragazzi ed i miei strumenti agricoli da lavoro. No, in effetti a far questo non serve una notte, lo si fa in una manciata di secondi.
Allora cosa si potrebbe fare ancora in questo tempo? Perché non tagliare le travi del tetto, di tutti i tetti, per poi dar fuoco al casale? Le ragazze si spaventeranno ma qui a Randazzo i carabinieri sono simpatici e non mancherà a loro di chiedermi di chiedere a mia volta ad Anna se tornerà mai più in Sicilia. Che detto da una persona preposta alla sicurezza fa sorridere se siete anche voi ospiti a vostra volta.

Ed io li perdono e li capisco a questo uomini di Randazzo. Perché io sono ospite ma loro no. Loro hanno voti da prendere e famiglie da mantenere.

Sarò felice di conoscere il prefetto che leggendo il mio articolo su una testata web – perché è questo il lavoro del prefetto – mi ha mandato Luca Ferlito comandante provinciale delle Guardie Forestali per incontrarmi in un bar ad allargarmi le braccia. Ma allo stesso tempo ho conosciuto i carabinieri di Randazzo che sono quasi tutti giovani e per questo irruenti. Uno di loro per giocare mi piace pensarla così, si è pure messo faccia a faccia con me. Però non ho avuto attacchi di epilessia per fortuna. Sarò felice di raccontare e far ascoltare le telefonate che ricevo da parte di uomini di legge che puntualmente registro per far capire il pressapochismo esercitato con determinazione. Ma presto ne parleremo con voi ospiti, attorno ad un falò, stavolta amico e almeno con voi avrò modo di conoscere la differenza tra solitudine e solidarietà. La prima l’ho provata mettendomi nelle mani delle istituzioni scarne di personale e di volontà a combattere metastasi interne ed esterne.

Per la solidarietà, invece, mi rimetto a voi, ospiti di un ospite che ama quel paradiso che è Randazzo e che crede in un sogno che è dettato dal nostro stato di bisogno. Ed è proprio vero che il nostro Stato ne ha bisogno”.

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