Etna Nord Alcantara, si gettano le basi per un grande partenariato pubblico privato

Saro Faraci

LINGUAGLOSSA – Il ragionamento non fa una piega. Affinchè un luogo fisico diventi una vera destinazione e dunque una risorsa naturale si trasformi in attrazione turistica, occorrono più servizi di fruizione e di comunicazione. Lasciamo fuori dal discorso per un attimo la comunicazione (per fortuna il brand Unesco sta rilasciando esternalità positive sul territorio, a prescindere dall’incerta campagna di comunicazione orchestrata dalla Regione Siciliana) e parliamo della fruizione.

Come può l’Etna, il versante Nord ricadente per la maggior parte in zona A del Parco dell’Etna, diventare una attrazione per turisti e visitatori se non la si può ancora fruire adeguatamente, soprattutto nella parte sommitale? E se i servizi di fruizione che dovrebbero essere garantiti da unico soggetto giuridico, mediante autorizzazione pubblica, non sono ancora possibili perché alla gara per l’affidamento della pista rotabile in concessione nessun privato si è fino adesso presentato, ritenendo probabilmente non conveniente economicamente l’operazione, come si può risolvere il problema e uscire dall’impasse?

Prendendo il toro per le corna, sicuramente! Come hanno provato a fare i Comuni di Linguaglossa (sindaco Salvatore Puglisi) e Castiglione di Sicilia (sindaco Antonio Camarda) che venerdì scorso, in occasione dell’incontro Destinazione Etna promosso dai Giovani di Confcommercio Catania e dal suo dinamico Presidente Pietro Ambra, hanno firmato un protocollo d’intesa per la creazione di un nuovo sistema di collegamento e mobilità integrato nel comprensorio Etna Nord – Alcantara, estendendolo alle amministrazioni di Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Maletto, Bronte e Randazzo che, per parte loro, lo immediatamente hanno controfirmato. Il protocollo prevede tra l’altro la possibilità di “utilizzo della Casa Comune per la promozione delle eccellenze locali ed eventuali agevolazioni extra canone per l’accesso ai crateri sommitali” a favore di residenti di quei territori che potranno così muoversi nella logica di un aggregato territoriale più ampio delle singole municipalità cui appartengono.

Si muovono così i primi passi per dare via ad un ambizioso partenariato pubblico-privato che, attraverso lo strumento della finanza di progetto (project financing), intende stimolare gli investimenti privati in infrastrutture per rendere fruibile un pezzo importante del territorio etneo unitamente all’accesso ai crateri sommitali. Il ragionamento di fondo è di natura economica; i risvolti sociali sono molteplici. Se ci saranno nuove infrastrutture e si potenzieranno quelle esistenti (ma occorrono nuovi investimenti privati) ci sarà migliore fruizione del territorio. Con la fruizione arriveranno più turisti, visitatori ed escursionisti e si rimetterà in moto quell’indotto (alberghi, bed & breakfast, guide turistiche, ristoranti, negozi e altre attività commerciali) che, ultimamente in quelle zone, è un po’ sacrificato. L’unica notabile eccezione, ma si tratta di numeri piccoli, è l’indotto generato dai vigneti e dalle cantine che imbottigliano l’Etna Rosso, la cui notorietà internazionale è significativamente cresciuta, unitamente all’interesse di tanti produttori e vitivinicoltori che si sono insediati in quelle zone. Ma si tratta di piccoli numeri e il versante Nord dell’Etna ha tutte le carte in regola per sfruttare al meglio la sua vocazione turistica (che vale però appena il 5,4% delle imprese), senza snaturare l’identità di quel territorio che, economicamente parlando, oggi è ancora legata al piccolo commercio (30,9% sul totale delle imprese), all’agricoltura (22,2%) e all’artigianato (9,1%).

Il protocollo di intesa firmato dalle amministrazioni comunali del territorio dell’Etna Nord rappresenta un momento di svolta nell’ambito della fruizione del Vulcano, dal lato di Piano Provenzana, e delle zone circostanti, a cominciare dalle Gole dell’Alcantara. Occorrono tante risorse finanziarie, non c’è tempo per aspettare l’arrivo di quelle comunitarie, alle quali si potrà accedere comunque ma solo se si presenteranno progetti ad ampio respiro, e dunque con ricadute più ampie dal punto di vista della competitività economica, sociale ed ambientale. Ci vogliono subito investimenti di privati, ai quali attraverso la finanza di progetto assicurare i ritorni sulle operazioni effettuate. In tutta Europa, si agisce così nel momento in cui si devono realizzare nuove opere.

E’ la logica del partenariato pubblico-privato in cui il  pubblico, dismesse le vesti di imprenditore e di finanziatore oggi non più sostenibili, torna ad esercitare pienamente tutte le sue funzioni di soggetto regolatore, mentre il privato investe nell’ambito di un progetto definito insieme al pubblico, guadagnandosi poi il giusto ritorno sull’investimento effettuato. Ovviamente, bisognerà provare ad attrarre grandi investitori, possibilmente stranieri, poichè con le dimensioni attuali dell’investimento programmato servono grossi capitali non facilmente reperibili in loco. Per la realizzazione di nuovi impianti di funivia, seggiovia e sciovia, ad esempio, servono decine di milioni di euro.

Vedremo come andrà a finire.  Se son rose, fioriranno. In ogni caso, la semina è già iniziata. Il fatto che si siano attivate dal basso le amministrazioni comunali di quel territorio già di per sé rappresenta una notizia.

(foto in basso a cura di Giovani Confcommercio di Catania, Destinazione Etna)

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