di Umberto Trovato
Uno sciame sismico costituito da due “famigliole” diverse. Così è stato definito globalmente il fenomeno culminato nell’episodio che nella notte ha svegliato gli abitanti della zona Jonica. Il terremoto che ha ridestato gli abitanti delle località di Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo, Sant’Alfio, Milo e Zafferana è stato di magnitudo 3.4 ed è avvenuto ad una profondità di 5 km. L’evento, localizzato 3 km ad ovest di Milo alle ore 3.17, è stato seguito da un altro episodio di magnitudo 1.5 alle 3.32. Antecedentemente, vi erano stati dei piccoli fenomeni sismici di diversa natura rispetto a quello di magnitudo 3.4 e in quanto tali legati alla natura del vulcano perché superficiali. Questi fenomeni che hanno preceduto quello delle ore 3.17, essendo avvenuti dentro l’edificio vulcanico sono dunque legati alla sua dinamica. È possibile dunque, in questo caso, una microfratturazione dinamica dei condotti dell’Etna, in quanto i fenomeni sono avvenuti sotto la parte sommitale del vulcano. Diversamente, gli episodi sismici con epicentro Milo e dunque ascrivibili alla zona di Monte Fontane, fuori dalla Valle del Bove, sono stati più profondi. Si parla dunque, secondo gli esperti, di terremoto nel basamento sedimentario dell’Etna, dove vi è anche la tettonica attiva. I fenomeni sismici sono pertanto stati di natura diversa ma raggruppati per protocollo in uno sciame sismico.