Ex Province, la Corte costituzionale boccia la controriforma. Il presidente Musumeci: "Sono sorpreso"


 
 
 

PALERMO – No all’elezione diretta di presidente, giunta e consiglio delle ex Province. La Corte costituzionale ha infatti bocciato la norma votata dall’Assemblea regionale lo scorso agosto, accogliendo il ricorso dello Stato. La legge approvata con una maggioranza trasversale, era stata impugnata dal governo Gentiloni. Per la consulta la legge regionale si discostava dal concetto di semplificazione avviato dalla Legge Delrio. La bocciatura della Corte costituzionale ripristina dunque l’elezione di secondo grado tra sindaci e consiglieri comunali senza alcun compenso aggiuntivo.

“Sono sorpreso dalla decisione della Consulta, in un momento in cui la gente si allontana dalle istituzioni, l’elezione diretta rappresenta un primo coinvolgimento del cittadino elettore”, commenta amareggiato il presidente della Regione Nello Musumeci. “Andremo a votare presto, anche se con questo metodo irragionevole, riunirò la Giunta per capire quale sia la data migliore e se serve modificare la norma vigente. Si voterà senza i cittadini, sembra strano, ma una  guida bisogna pur darla alle nuove Province”.

Sul caso interviene anche il deputato regionale del Pd Antonello Cracolici: “La Corte Costituzionale ha finalmente fatto chiarezza: sulle ex-Province sono stati gettati al vento tre anni quando si sapeva fin dall’inizio che avremmo dovuto applicare la legge nazionale. In tutto questo tempo il centrodestra si è scatenato, alimentando illusioni sul ritorno alla ‘vecchia elezione diretta’ che avrebbe chiamato al voto i cittadini, quando invece sapevano perfettamente che al 99% questa norma sarebbe stata dichiarata incostituzionale”. E aggiunge: “Il centrodestra, ed in particolare il presidente Musumeci, ha utilizzato la prospettiva del ritorno al voto diretto per le ex-Province come ‘esca’ per il proprio ceto politico e per i propri candidati alle ultime elezioni regionali e nazionali. Adesso è il momento di porre fine a questo ‘annacamento’, bisogna dare certezze ai Liberi Consorzi ed alle Città Metropolitane approvando al più presto una legge regionale che introduca l’elezione dei vertici delle ex-Province quali organi di secondo livello, così come previsto dalla legge Delrio.

“L’ambizione politica dell’allora deputato nello Musumeci e ora presidente della Regione Siciliana di tornare a elargire poltrone e indennità per le Province, è naufragata miseramente. La riforma medievale da lui avallata, è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi”. A dichiararlo sono i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana, Giancarlo Cancelleri e Salvatore Siragusa in merito alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale alla legge regionale che disciplinava le elezioni nelle ex Province. “Dopo la sonora bocciatura del Consiglio dei Ministri che ha impugnato mezza finanziaria varata dalla maggioranza, arriva questa ennesima certificazione di incompetenza e cecità politica. Per fare funzionare le ex province e gli importanti servizi che queste gestivano, bisognava mettervi dentro le risorse, non le poltrone. Nel nostro programma, abbiamo più volte ribadito che occorre lavorare sulla corretta applicazione delle norme statutarie attraverso la vera realizzazione di Liberi Consorzi tra i comuni, di diretta competenza politica dell’assessorato regionale agli Enti locali. Abbiamo parlato della necessità di una nuova governance del territorio non intesa nel modo tradizionale tipica delle vecchie Province, ma secondo una nuova concezione che dia concreta realizzazione ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione e con il mantenimento dei livello occupazionali. La riforma – aggiungono i portavoce M5S All’Ars – deve essere basata in primo luogo sul taglio totale della parte politica ed i conseguenti costi e, in secondo luogo, su una redistribuzione accurata delle competenze, del personale, dei fondi e delle strutture per garantire ed incrementare i servizi essenziali. Per Musumeci ed una costola del PD della scorsa legislatura, servivano le poltrone. Musumeci e soci, sono andati a sbattere. Auguri a loro, mentre i siciliani pagano anche le spese di un ricorso, che si appellava ancora una volta – concludono – alla specialità dello statuto siciliano”.

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