CATANIA – Sono trascorsi dodici anni da quella notte di violenza in piazza Spedini, davanti lo stadio “Angelo Massimino”, in occasione del derby Catania-Palermo. Forse pochi ricordano il risultato finale della partita, molti hanno vissuto la paura per quella folle guerriglia urbana, i lampeggianti impazziti, l’odore acre dei lacrimogeni sparati dalla Polizia, gli scontri corpo a corpo. Nella memoria collettiva non solo della Sicilia, ma dell’Italia calcistica, il 2 febbraio rievoca immediatamente la morte dell’ispettore Filippo Raciti, vittima di quella battaglia tra forze dell’ordine e ultrà.
Ieri, allo stadio prima, davanti al monumento che ricorda la morte del poliziotto, è stata deposta una corona di fiori, poi al reparto Mobile di corso Italia, dove prestava servizio Filippo Raciti, una messa alla presenza della vedova, Marisa Grasso, dei genitori del poliziotto, delle massime autorità cittadine, il prefetto Claudio Sammartino, il sindaco Salvo Pogliese, e dei tanti colleghi in divisa. “Un martire” lo ha definito il questore Alberto Francini. “Il sacrificio di Raciti non è stato vano: da allora sono cambiate le normative dell’ordine pubblico non solo negli stadi, ma nell’approccio complessivo. Il 2 febbraio è una data spartiacque tra il “prima” e il “dopo”. Raciti con la sua vita ha cambiato la società, anche se il processo di trasformazione non si è ancora completato”.
Meno ottimista Marisa Grasso: “La violenza impazza ancora negli stadi, da nord a sud, lo dimostrano i recenti fatti di cronaca, i cori a sfondo razziale e ancora oggi chi ha un aprente che indossa la divisa sa solo quanto costi in termini di preoccupazione una partita di calcio. La tragedia della famiglia Raciti però appartiene alla storia della società civile ed è un riferimento per la diffusione della cultura della non violenza alla quale devono essere educate le nuove generazioni”. Anche il club etneo ha ricordato l’ispettore Raciti “ coraggioso difensore della legalità caduto il 2 febbraio 2007 nell’esercizio di un dovere interpretato come una missione. Il Calcio Catania ricorda il valoroso tutore dell’ordine e rivolge un affettuoso pensiero alla famiglia”.
Da quella notte di violenza, probabilmente premeditata da alcune frange estreme della tifoseria etnea e mal gestita delle forze dell’ordine, che forse aveva sottovalutato quanto accaduto in occasione di Catania-Messina, pochi giorni prima, sono aumentati i livelli di controllo e sicurezza in tutti gli stadi e, a Catania, è visibile quotidianamente la “blindatura” di piazza Spedini, della Curva Nord e della tribuna B, con blocchi di cemento, reti di ferro e tornelli.
Daniele Lo Porto
Dal Giornale di Sicilia