Forza Italia, la Lega e il torpiloquio da osteria di Miccichè

 

 

 

Daniele Lo Porto

CATANIA – Il confronto, anzi lo scontro, è tutto interno a Forza Italia. L’obiettivo è la leadership del partito, le candidature per le amministrative di primavera, che potrebbero riguardare anche le ex  Province e, non ultime, le candidature per le europee, che non sono da trascurare.  Gianfranco Miccichè e Salvo Pogliese si ritrovano uno di fronte all’altro, piuttosto che uno accanto all’altro.  Entrambi hanno un unico obiettivo: far crescere gli “azzurri” e farli tornare a percentuali di consenso elettorale da fasti passati. A dividerli, però, sono le strategie e le alleanze. E il linguaggio, che èf forma e sostanza.  Miccichè tende sempre a sparigliare le carte, a trovare soluzioni innovative, se non rivoluzionarie, a tracciare percorsi inesplorati, ma anche a scontati ritorni al passato. Come l’abbraccio ai figliol prodighi della famiglia alfanista, benedetta in una affollata convention dei “popolari non populisti” a Catania seguaci del re dei trasformisti, Pino Firrarello che nella sua lunghissima vita politica è stato di tutto e di più: democristiano di ferro al tempi della balena bianca, berlusconiano della prima ora  e poi renziano per necessità di potere. Il “Nuovo centro destra” fu un paradosso politico oltre che linguistico e semantico. Per Gianfranco Miccichè fu una marachella o poco più. Accoglie i transumanti della politica a braccia aperta, ipotizza un patto di larghe intese che includa anche fazioni o frazioni lontanissime dal centrodestra. L’inclusività del presidente dell’Ars crea imbarazzo, però, anche per l’uso disinvolto del termine “fascista” che appioppa a destra e destra, mettendoci nel mezzo Nello Musumeci, il presidente della Regione, che considera poco meno di un male necessario. E pensare che i siciliani hanno pianto e piangeranno a lungo la presidenza di Rosario Crocetta proprio per i capricci di Miccichè nel 2012 che furono determinanti per la sconfitta del centrodestra. Miccichè che ha tanto a lungo abbracciato i firrarelliani, da non avere poi il tempo per passare da Muovititalia, la tre giorni politica che si svolge annualmente a catania, su iniziativa, tra gli altri, proprio del sindaco Salvo Pogliese,

“A chi nel mio partito vagheggia scenari di accordi con il Pd, di Patti del Nazareno 2.0, dico che noi non lo permetteremo. Il centrodestra unito è vincente, e in un centrodestra unità Forza Italia può essere trainante: ciò che conta è la credibilità, personale e del progetto politico, che si offre agli elettori. A Catania lo abbiamo dimostrato. Credibilità e coerenza: questi sono i valori per rilanciare Forza Italia e il centrodestra. Noi siamo alternativi a tutto il resto”, ha fatto sapere Pogliese al suo dirigente-antagonista.

“Non sono per niente sorpreso. Me lo aspettavo, era inevitabile che prima o poi dovessero emergere le divisioni tra l’anima civile e quella più’ dura di Forza Italia – ha risposto  Micciché –. Se a qualcuno questo stato di cose non sta bene, liberissimo di andare. Si sappia che io sono liberale, lo sono sempre stato e non potrò’ mai essere fascista”. Poi a chi accusa Forza Italia siciliana di scarsa meritocrazia e di mancanza di dialogo interno, Micciché replica: “Ho basato tutta la mia vita e la mia carriera sul merito. Sfido questi colleghi a presentare i loro curricula, a mostrarmi i loro meriti e cos’hanno fatto fino a questo momento. Sarò felicissimo di potermi confrontare con loro e eventualmente anche a farmi da parte se necessario”. Meritocrazia che però non ha salvato Forza Italia dall’umiliazione nelle ultime politiche.

E forse lo scontro tra Miccichè e Pogliese può anche sintetizzarsi nel sostegno, e cioè nella candidatura alle prossime europee, di due galli in un pollaio elettorale troppo stretto: Giovanni La Via, il figlio prodigo, e Basilio Catanoso, coerentemente sempre a destra.

“Sostegno a Salvo Pogliese che cerca di tenere in piedi tutte le anime di Forza Italia, invece di sfaldare gli ultimi cocci di un partito che è stato fondatore e anima del centrodestra in Italia e in Sicilia”. Lo afferma il sottosegretario agli Interni e commissario della Lega in Sicilia, Stefano Candiani, commentando la polemica a distanza tra il sindaco di Catania e il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. “Mi spiace notare, invece, che il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè – ha commentato  l’esponente di governo – preferisca la Boldrini; il peggio della sinistra o raccatta nel partito ex alfaniani, piuttosto che guardare alla Lega. Dobbiamo trovare nuova unità attorno alla proposta politica e ai programmi per rinsaldare il centrodestra nell’Isola.  Solo così l’elettorato può tornare a premiarci”, spiega Candiani. “Esempi come la coalizione nata per sostenere alle amministrative Pogliese – ha proseguito – sono un buon punto di partenza. Insieme a lui il centrodestra è tornato ad amministrare, dopo anni, una città metropolitana in Sicilia. Se le basi saranno queste la Lega ci sarà – conclude il sottosegretario – senza badare al turpiloquio da osteria che Miccichè continua a offrire al dibattito politico e nei confronti dei ministro dell’Interno Matteo Salvini”.

“In occasione della manifestazione “MuovitiItalia”,  alla quale hanno preso parte i rappresentanti del centro destra da Diventerà Bellissima agli Autonomisti e Popolari, continuando per Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc  e Lega, il centro destra ha dato una grande prova di unità”,  a  dichiararlo è Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc e leader del movimento CambiAmo la Sicilia.
“Insieme al segretario nazionale dell’Udc, -ha puntualizzato  Figuccia – ho voluto essere presente per testimoniare come l’unità del centrodestra a  livello regionale, può rappresentare un ottimo modello da riproporre a livello nazionale ed europeo. L’auspicio è quello di ritrovare la compattezza per una coalizione che, ad oggi rappresenta l’unica alternativa credibile alle attuali politiche inconcludenti del governo nazionale”.

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