Francesco Ciancio racconta il valore della libertà: “La storia di Fabrizio ci insegna a combattere per diventare noi stessi e perseguire  i nostri desideri”

Francesco Ciancio racconta il valore della libertà: “La storia di Fabrizio ci insegna a combattere per diventare noi stessi e perseguire  i nostri desideri”

di Katya Maugeri

“Fabrizio ha vissuto una vita, prima di capire di non averla mai vissuta. È esistito ma non è vissuto, aveva troppa paura per capire il suo vero ruolo nello sceneggiato esistenziale”. Fabrizio è il protagonista di un romanzo che assomiglia molto a un viaggio introspettivo nel quale riflessioni e consapevolezze prendono in sopravvento.

“Bravo… continua così” di Francesco Ciancio, associate Certified Coach presso la International Coaching Federation, edito da Viola editrice offre al lettore la possibilità di aprire gli occhi e scegliere se percorrere un nuovo percorso o continuare a seguire il vecchio, con inerzia.

È una storia catartica dedicata a tutti coloro  che hanno quella vocina in testa, quel brusio continuo che li segue, li assilla, gridando di fare chiarezza su cosa li tiene incatenati al loro falso io. Tutti quelli che vorrebbero illuminare almeno una piccola parte di quel buio che fa da sfondo invisibile alle loro vite.

Fabrizio cresce in una famiglia complicata, con un padre incline all’alcol e spesso violento. Un padre che porta con sé l’eredità di un’infanzia difficile da cui è difficile allontanarsi fatica a liberarsi. Fabrizio nel riconoscimento del padre, in quel “Bravo… continua così” costruisce la sua forza, una manifestazione d’amore che lo gratifica. Ma durante questo percorso, si perde. Perde se stesso. E inizia un affascinante percorso introspettivo che lo porterà a spezzare le catene del giudizio ed essere libero. Vivo.

«È progetto editoriale che nasce nel preciso istante in cui sono nato. È la storia della mia vita! Non solo della mia, ma anche di tanti, troppi di noi che nel bene o nel male hanno vissuto una vita soggiogati dalla vergogna, dalla paura del giudizio e dal senso di responsabilità.

Persone comuni che non si sono mai fermate a guardare negli occhi il loro clone che agisce, pensa in accordo a quello che gli altri si aspettano da lui. È un libro che è stato scritto con il solo scopo di aiutare. Sì… aiutare, aiutare e ancora aiutare il maggior numero possibile di noi a interrogarsi sul nostro ruolo esistenziale per spezzare le catene invisibili che ci tengono  legati a qualcosa o qualcuno che non esiste più.

Un libro che grida in faccia al lettore che la vita che sta vivendo, forse è quella di un impostore che ha preso il suo posto, un prodotto del suo vissuto,  qualcuno che vuole essere quello che gli altri si aspettano che sia».

Alla fine chi non ha mai avuto il dubbio di non aver mai vissuto o di vivere una vita che non sente propria? Francesco Ciancio è autore di un blog https://www.breakyourchains.it/ in cui periodicamente pubblica i suoi articoli analizzando le opportunità e gli strumenti per fare realmente un salto di qualità. Quello che ognuno di noi merita.

«Una vita che appartiene a qualcuno altro che ci ha detto, suggerito, imposto come vivere. Quanti di noi sono sicuri che la scelta della nostra compagna o compagno sia stata una scelta libera? Che il lavoro che facciamo sia quello che abbiamo sempre desiderato di fare?

Quanti di noi sono convinti che l’atteggiamento nei confronti dei nostri figli non sia influenzato dal passato? Siamo sicuri di star vivendo la nostra vita? Non ci sentiamo qualche volta parte di una catena, una lunga catena in cui ogni anello ha preso forma e si è modellato osservando gli esempi e obbedendo ai suggerimenti detti e non detti, consigliati e comandati di coloro prima di noi? Quanto del nostro essere sta nella forma di quell’anello e quanto invece è imitazione inconsapevole dell’esempio di chi ci ha preceduto?»

Una lente di ingrandimento che Fabrizio fornisce al lettore, per intraprendere un’analisi introspettiva che farà riflettere. «Nella società odierna sembra che la libertà sia un diritto che abbiamo conquistato, ma ci sbagliamo molto. Alcuni dei grandi mali del nostro tempo si riflettono nei disturbi psicologici e nelle alterazioni psicosomatiche che il nostro corpo e la nostra mente soffrono, e sono il riflesso di paure irrisolte, di esperienze passate, di infanzie e adolescenze rubate. Esperienze che una volta completate preferiamo dimenticare, far sedimentare all’interno del nostro inconscio. La maggior parte della gente preferisce vivere giorno per giorno invece di rischiare un viaggio all’interno di sé… senza dubbio più difficile! Ci vuole coraggio per ascoltarsi. Nel processo che porta all’illuminazione bisogna esaminare il passato, combattere la vergogna, affrontare le nostre paure più remote».

E dopo l’illuminazione? «Dopo l’illuminazione, ci sarà chi aprirà un nuovo sentiero con determinazione e  speranza scoprendo passo dopo passo che la paura è solo una illusione, una briglia di quelli che non vogliono lasciarci liberi di decidere e sbagliare, coloro che lasciati soli a se stessi non saprebbero più come andare avanti sul vecchio sentiero perché hanno troppa paura di alzarsi in piedi e camminare da soli; e poi ci sarà chi invece continuerà a seguire il vecchio sentiero, quella strada che qualcuno ha già tracciato per noi. Non è solo la paura di cambiare che spesso ci spaventa, alcune volte il coraggio non basta: troppe persone dipendono da noi.

Il bilancio tra il sacrificio di noi stessi e gli altri non è una equazione matematica dal risultato calcolabile e scontato. E’ affascinante la frase: “Oggi è il primo giorno del resto della tua vita” ma è anche il primo giorno del resto delle persone che si fidano e dipendono da noi!»

Libertà, mancanza di consapevolezza e scelte da fare, cosa ci insegna la storia di Fabrizio?

«La storia di Fabrizio ci insegna che oggi come mai prima, dobbiamo porci domande. Siamo sempre alla ricerca di soluzioni facili, senza porci più domande: le nostre domande, non quelle universali. Le domande che ci aiutano a crescere, a cui rispondere da soli con estrema sincerità. Ho sottolineato “rispondere da soli” perché ormai le risposte alle nostre domande le andiamo a cercare dappertutto, tranne che dentro noi stessi: sul web, su youtube, su facebook… dovunque purché esplorare e ascoltare le nostre risposte.

Cercare soluzioni preconfezionate ci toglie dalla responsabilità di farci delle domande e soprattutto ci allevia dalla fatica di trovare le nostre soluzioni che potrebbero mettere in discussione cosa siamo diventati. Le domande ci spingono a lavorare su noi stessi e lavorare su noi stessi fa paura. Dobbiamo essere disposti a cambiare, altrimenti è inutile interrogarsi.

Vivere è anche, e soprattutto, scoprire i nostri obiettivi, capire cosa siamo disposto a fare per ottenerli, prendere coscienza delle nostre risorse e colmare quelle debolezze peculiari che ci spingono in direzione contraria. Vivere consiste nel porsi due domande principali, a volte sottovalutate, spesso dimenticate:

Cosa voglio veramente?

E quindi?

Ci troviamo continuamente a lamentarci della nostra vita, ad andare avanti, a spingerci giorno dopo giorno verso il nostro tramonto, con la paura di chiederci: cosa voglio veramente? E quindi? Spesso odiamo quello che siamo, che facciamo e cerchiamo con il lanternino il momento opportuno all’interno di una qualunque discussione per sfogarci e dire a chiunque ci circondi quanto siamo infelici. Lamentarci è come uno Xanax, ci fa sentire meglio, almeno nell’immediato. Spesso alla fase del lamento, segue anche un’azione, la più semplice ed economica, quella che costa meno fatica: la richiesta di consiglio a Franco, a Peppino, a Rosa su cosa farebbero al nostro posto, oppure seguire l’esempio di qualcun altro, chiunque altro, che possa offrirci una risposta standard alle nostre domande. Non le nostre risposte bensì le risposte universali, le risposte per tutto e per niente! Facciamo qualsiasi cosa per risolvere il nostro problema tranne che renderlo unico e domandare  a noi stessi: cosa voglio veramente? E quindi?

La storia di Fabrizio ci insegna a combattere per diventare noi stessi e perseguire  i nostri desideri. Chi dice che quello che desideriamo non si possa ottenere? Dove è scritto che la risposta alle nostre domande non si possa realizzare?»

Le uniche catene che ci imbrigliano sono quelle della nostra mente, del nostro passato, ma come dice Fabrizio: È quando spezzi una catena che ti rendi conto di quanto sia preziosa la libertà. Libero da paure e pregiudizi, da pensieri ed emozioni, dal passato e dal futuro. Libero di essere. Il primo secondo della catena spezzata è il primo secondo di una nuova libertà!

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *