Regionali, Gaetano Armao: il candidato che piace a Berlusconi, Miccichè e, soprattutto, Lombardo nonostante i conflitti d'interesse


 
 
 

Sembra che Silvio Berlusconi sia rimasto affascinato da Gaetano Armao, presentatogli ad Arcore da Gianfranco Miccichè, e stia pensando seriamente a lui come possibile candidato del centrodestra per la carica di governatore della Sicilia.
Bisogna attendere gli esiti del sondaggio che Berlusconi ha affidato ad una nota società di comunicazione per valutare quale dei due possibili candidati del centrodestra, Gaetano Armao o Nello Musumeci, sia il più gradito all’elettorato siciliano. In attesa di sciogliere il nodo, il leader di Siciliani Indignati, ha messo da tempo in piedi un movimento che si ispira al federalismo, con un suo Manifesto per il futuro della Sicilia che è già pronto.
Ricercatore universitario di Diritto amministrativo europeo all’Università di Palermo ove insegna a Scienze Politiche e delle relazioni internazionali in quell’Ateneo, il “professore” più che per la sua attività accademica è noto per quella professionale di avvocato, dato che a Palermo ha un avviato studio legale d’affari, poi trasferito a Roma quando entrò in politica, prima come assessore alla Presidenza e poi come assessore all’Economia del governo presieduto da Raffaele Lombardo, un altro convinto assertore come lui dell’autonomismo politico.
Non è stato facile l’esordio in politica di Armao al fianco del presidente Lombardo. All’inizio del mandato gli piovvero addosso le critiche di presunti conflitti di interesse in ambiti nei quali, prima come consulente, era stato controparte della Regione Siciliana. Ad esempio, la vicenda di Palazzo Biondo Santangelo a Palermo si protrasse in un lungo carteggio con l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara che lo accusava di conflitto di interesse, finito poi alla Procura della Repubblica.
L’attuale assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, quando era capogruppo del PD all’ARS nella passata legislatura, denunciò Armao per “insider trading” in un’altra vicenda in cui come avvocato d’affari era stato consulente del potentissimo gruppo Falck e che, da assessore, invece si occupava di trattare con quegli imprenditori sia il maxi-risarcimento dovuto per l’ annullamento del bando dei termovalorizzatori sia l’ eventuale partecipazione del raggruppamento alle nuove gare. Da queste accuse Armao si è sempre difeso, con tanto di carte e di documenti, e – da bravo avvocato qual è – pure con ottimi professionisti al suo fianco.
In altre vicende in cui sarebbe stato coinvolto, come quella di Palermo Energia Ambiente in cui avrebbe giocato un ruolo importante, o in un’altra per la sua vicinanza all’ex consorzio ASI di Agrigento e al presidente Stefano Catuara, Gaetano Armao ha sempre difeso la propria persona con tanto di carte, documenti, testimonianze in suo favore.
Ironia della sorte, il centrodestra adesso ipotizza adesso un ticket Nello Musumeci-Gaetano Armao per chiudere un accordo alla pari fra tutti i partiti della coalizione sulla corsa alla Presidenza della Regione, ma fu l’ex presidente della Commissione Antimafia all’ARS a chiedere l’audizione in Commissione proprio dell’avvocato Armao, per la vicenda relativa ai consorzi ASI, i cui dirigenti il commissario straordinario e poi presidente IRSAP Alfonso Cicero, di nomina crocettiana, aveva mandato sotto processo per gravi reati contro la Pubblica amministrazione. Insomma, l’avvocato Armao si è trovato più volte, in modo ambiguo, coinvolto in vicende in cui contemporaneamente poteva giocare il ruolo di controllore e di controllato, anche se molte volte con qualche fortuita asincronia temporale che ne ha sempre distinto i momenti nello svolgimento dei compiti.
Quando era assessore all’Economia, lui come l’attuale responsabile del Dicastero Alessandro Baccei, si è trovato di fronte al nodo delle società partecipate. Per la liquidazione e la privatizzazione di alcune di esse, come le Terme di Sciacca e di Acireale, aveva ipotizzato un bando di gara internazionale ad evidenza pubblica per selezionare un primario advisor incaricato a sua volta di redigere un bando di gara internazionale per avviare l’affidamento ai privati dei due grossi complessi idrotermali. Non se ne fece nulla perché Raffaele Lombardo avocò a se la questione e affidò a Sviluppo Italia Sicilia l’attività di valutazione delle due società partecipate.
Sempre ai tempi di Armao assessore all’Economia del governo Lombardo, risale la vicenda della trasformazione dell’IRFIS, con lo smembramento della società in due tronconi, il primo – rappresentato dagli sportelli e dagli asset più produttivi – trasferito al gruppo bancario nazionale, l’altro trasformato in un intermediario finanziario, interamente partecipato dalla Regione e sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia. La proposta allora finì alla Commissione Bilancio, presieduta dall’onorevole Riccardo Savona, che chiese un consulto alle Università siciliane per sapere se vi fossero altre alternative oltre all’unica proposta avanzata dal governo regionale tramite Armao, consistente nello smantellamento dell’ex istituto di mediocredito. Il quale nato a metà degli anni cinquanta come banca con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese siciliane, fu trasformato ai tempi di Armao in una finanziaria specializzata nel credito agevolato e nella erogazione di fondi regionali.

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