Gentiloni a Catania, speranze e richieste dal sindacato


 
 
 

CATANIA – Una visita “confortante” per le tante cose che restano da fare e per rinsaldare e valorizzare le cose fatte finora. Ma anche un’occasione per reclamare più attenzione ai rischi della delocalizzazione delle imprese, contro le storture prodotte dagli accordi in un mercato agricolo sempre più globalizzato e per accelerare su infrastrutture viarie da troppo tempo attese. È quanto ha rappresentato per le segreterie provinciali di Cgil, Cisl Uil e Ugl la visita del presidente del consiglio, Paolo Gentiloni,  a Catania per la firma di otto contratti nell’ambito del “Cantiere Catania”, all’interno del Patto per Catania, sottoscritto già nel mese di luglio 2016.

Nel saluto rivoltogli dai segretari generali provinciali Giacomo Rota (Cgil), Maurizio Attanasio (Cisl), Enza Meli (Uil) e Giovanni Musumeci (Ugl), nel corso della cabina di regia svoltasi alla StM, c’erano tutti gli elementi di cauta soddisfazione per le cose fatte nell’ambito di quel Patto e di speranza per le tante cose da fare ancora. In particolare, le organizzazioni sindacali hanno voluto sottolineare l’importanza per un territorio come Catania, della riqualificazione dell’intera zona industriale, sede di importanti produzioni di eccellenza, come la StMicroelectronics e la Enel Green Power, e di un tessuto di medie e piccole imprese di logistica e artigianato. Fondamentale opera di rigenerazione per estendere all’area anche la ZES (zona economica speciale) del Sud Est, per il cui avvio si attende ancora la promulgazione dei decreti da parte del governo regionale siciliano.
Cgil, Cisl, Uil e Ugl di Catania hanno informato il capo del governo della vertenza Cipi, l’azienda di merchandising con sede nella zona industriale, che vuole chiudere lo stabilimento catanese per operare con semi lavoratori esteri e mettere sulla strada 50 lavoratori; ne hanno sollecitato l’intervento per rimuovere le cause del rallentamento dell’iter di finanziamento e affidamento lavori della Catania-Ragusa; gli hanno chiesto di difendere l’agricoltura siciliana e catanese “vittima” degli accordi della Comunità europea con Paesi terzi.

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