Gianfranco Miccichè e le facce tristi

 

 
 

CATTIVO – “Mi chiedo per cosa sia famosa Palermo. Per Santa Rosalia? A me sembra tutto vecchio. Dov’è la modernità? Anche il tram è un simbolo di vecchiaia, a Milano esiste da decenni”. “E poi Palermo è una città così triste, in giro si vedono solo facce tristi”. Pensieri e parole di Gianfranco Miccichè.

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  1. Il signor Gianfranco Miccichè è un politico che non seguo, ma la sua affermazione secondo la quale “Palermo è una città triste, si vedono solo facce tristi” depone a sfavore delle sue capacità di osservazione e critica; una cosa che mi fa ritenere che, nel non seguirlo, non ho perso granché.
    Mi piace cercare di “capire” il polso della città, in cui passo un quarto del mio tempo, non solo attraverso i miei occhi, ma anche e soprattutto attraverso quelli di visitatori non palermitani.
    Bene, ci sono due affermazioni che chi arriva a Palermo ripete quasi invariabilmente:
    La prima è “Il palermitano è allegro, cordiale e accogliente”.
    La seconda è “Non si capisce come faccia ad essere così allegro, visto la qualità della classe politica che si ritrova Palermo, e la Sicilia in genere”.
    A meno che il gentile signor Miccichè non si riferisca a un’altra Palermo – visto che fra America del Nord e America del Sud, come lui certamente sa, sono una quarantina – penso che si sia sbagliato di grosso.
    Certo, magari ogni tanto si incazzano, i palermitani, come del resto fanno tutti i conterranei; per esempio quando sentono sciocchezze sul loro conto e quando riflettono su chi li rappresenta. Ecco, casomai dovrebbero arrabbiarsi un pochino di più e un pochino più spesso, questo sì.
    Ma la tristezza è un’altra cosa.

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