GIARRE – Quattordici lumini per tenere in vita il ricordo delle vittime della sanità jonica, mutilata dalla dismissione del Pronto soccorso dell’ospedale di Giarre. Quattordici lumini non solo per commemorare i quattordici decessi causati da una sanità carente, ma anche per ricordare che la memoria è il principio base che deve ispirare la lotta per il ripristino di un diritto violato. E’ stato questo spirito, improntato alla riaccensione del senso civico di ognuno, a scandire l’incontro svoltosi in piazza Duomo a Giarre e organizzato dal comitato cittadino “Rivogliamo l’ospedale”. Circa sessantasei persone si sono radunate nel salotto buono della cittadina Jonica per non dimenticare che la precarietà dei servizi di assistenza sanitaria nel territorio Jonico-etneo costituisce una costante minaccia per l’utenza della predetta area. Quest’ultima dunque è stata chiamata a riflettere sui rischi di morte ai quali ognuno andrebbe incontro se l’inadeguatezza dell’offerta sanitaria giarrese dovesse perdurare nel tempo. Nell’arco di tre anni dalla soppressione del presidio di emergenza-urgenza del nosocomio giarrese, sono state diverse le vittime mietute dalla malasanità. A ricordarlo è stato Angelo Larosa, leader del Comitato Cittadino “Rivogliamo l’ospedale”. Al meeting da lui promosso in sinergia con Alfio Bonavantura, hanno aderito anche gli ultras Giarre affiggendo, lungo una delle pareti perimetrali della chiesa madre di Giarre, uno striscione con la scritta ” Senza ospedale finisce male”. Larosa, ha elencato le vittime scatenate dalla chiusura del Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro di Giarre: Opresia Chiappazzo Del Popolo, ricoverata per una crisi respiratoria nel reparto di geriatria dell’ospedale di Giarre dopo aver trascorso tre giorni di degenza al Pronto soccorso, fu raggiunta in reparto dal medico di guardia medica e dottore reperibile quando ormai era già deceduta per arresto cardiaco (fatto accaduto nel 2015); un uomo di San Giovanni Montebello vittima di un conflitto a fuoco e soccorso prima da un ambulanza non medicalizzata e poi da quella medicalizzata, rientrò in un altro caso di malasanità. Il medico di bordo si era reso conto che bastava una sacca di sangue per salvare il soggetto. La sacca di sangue però non era disponibile a Giarre a seguito della dismissione del Pronto soccorso. L’elisoccorso funzionale al trasporto del soggetto al Cannizzarro non fu sufficiente poichè egli morì. Un’altra vittima della sanità fu Rosario Pistorio, il quale fu il primo-come ha asserito Angelo Larosa- a intuire l’avvio del processo di spoliazione dell’ospedale di Giarre, iniziato con la chiusura del punto nascite. Sebbene il punto nascite giarrese contasse più parti di Acireale, fu soppresso in ordine ad una linea tesa ad accentrare tutto nella predetta cittadina e poi sfociata nella logica degli ospedali riuniti “Acireale-Giarre”. Adesso però- in base a quanto asserito da Larosa- secondo fonti legislative, anche il punto nascite di Acireale è destinato a chiudere poichè il numero dei parti annui deve essere superiore alle mille unità. E’ stato poi citato il decesso di Maria Mercurio: l’ambulanza medicalizzata di Giarre era impegnata a Calatabiano. Arrivò un’ambulanza con soccorritori che trasportò la paziente fino all’elipista dello stadio di atletica di Giarre affinchè venisse condotta in elicottero all’ospedale Cannizzaro. Quando giunse l’ambulanza medicalizzata da Calatabiano era ormai troppo tardi. Il decesso, era maturato. Un’altra vittima della malasanità fu una donna che, una volta caduta, fu condotta ad Acireale. Lì stette in astanteria. Fu colpita da una setticemia che le fu fatale quando già era rientrata a casa. Nino Gulisano fu invece vittima di un infarto. Quest’ultimo stette oltre quattro ore con un infarto in corso al pronto soccorso di Acireale. I familiari furono allontanati in quanto fu loro riferito che Gulisano fosse stato colpito da epilessia. Gravi le responsbilità del medico del triage che avrebbe dato la precedenza ad una persona giunta al pronto soccorso dopo Gulisano. Un altro caso di malsanità riguardò il cinquantenne Rosario Sorbello, colpito da un infarto. Dovette attendere 38 minuti per un’ambulanza proveniente da Linguaglossa, sebbene il protocollo preveda che in caso di infarto in corso sia necessario intervenire entro 15 minuti. Poi vi fu il decesso di Nuccio Barbagallo, ex consigliere comunale di Giarre, recatosi al Pte di Giarre per non andare al pronto soccorso di Acireale. L’elettrocardiogramma aveva evidenziato una situazione di precarietà. L’impossibilità di far pervenire i reagenti nell’ambito dell’esame ematico, fu per lui deleteria. Morì dunque di infarto. Un decesso interessò anche un anziano novantenne di Riposto, colpito da infarto. Il soggetto venne soccorso da un’ambulanza non medicalizzata. L’arrivo dell’elicottero fu inutile poichè egli morì. Vittima della malasanità anche Rosario Caltabiano, di Milo. Al soggetto in questione, che aveva l’addome gonfio e pativa dolore al torace, fu riscontrato un valore glicemico pari a 900. Fu condotto mediante ambulanza medicalizzata al pronto soccorso di Acireale. Dopo 18 ore fu sottoposto ad un prelievo e gli fu riscontrato un numero di globuli bianchi pari a 20 milioni. Fu poi colpito da peritonite e da un fatale arresto cardiaco. Chiusa la parentesi sui decessi favoriti dalla dismissione del pronto soccorso giarrese, poi rifunzionalizzato e dunque convertito in Pte (presidio territoriale di emergenza), Larosa si è soffermato sulla questione della risposta che il Presidente della Regione Nello Musumeci attende dal Ministero della salute in materia di ripristino del Pronto soccorso di Giarre. Larosa ha però sottolineato con rammarico che, quando lui ed altre due componenti del Comitato si presentarono al ministero della salute per poi partecipare al tavolo della programmazione nazionale, furono lasciati soli dalle istituzioni. A giugno comunque si dovrebbero avere novità sulla faccenda del ripristino del servizio di emergenza-urgenza del nosocomio giarrese. Intanto Larosa continua a lamentare, in riferimento ad un territorio di quasi 90 mila abitanti, l’assenza di altre ambulanze di 118 medicalizzate quando ad essere tali sono solo tre : ovvero Giarre, Linguaglossa e Mascali. Accordi pregressi prevedevano infatti che le ambulanze medicalizzate dovessero essere cinque (una a Riposto, dove l’ambulanza non è medicalizzata, e una a Milo-Sant’Alfio dove manca addirittura una postazione di 118).
Umberto Trovato