Giarre, ricordare la Shoah per riflettere ed educare all'accoglienza

Giarre, ricordare la Shoah per riflettere ed educare all'accoglienza

di Mario Pafumi

GIARRE – Non deve essere considerato un rito, ma un momento di riflessione utile per educare alla cultura dell’accettazione, del confronto civile e dell’antiviolenza di qualsiasi genere. Questo il significato della giornata della memoria, in ricordo della Shoah e della crudeltà dei nazisti durante la seconda guerra mondiale nei confronti degli ebrei. Con una interessante manifestazione organizzata dalla sezione di Giarre-Riposto della Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari) presieduta da Maria Pia Russo, per commemorare la “Giornata della memoria” sono state ricordate la figura e la toccante, attualissima vicenda umana del giarrese Antonino Garufi, nato ad Altarello di Giarre il 13 ottobre 1918. Deportato, prima nel famigerato lager di Dachau, poi, a Buchenwald., Garufi visse gli orrori dei campi di sterminio nazisti senza mai piegarsi alla durezza della detenzione e alle umiliazioni subite in qualità di prigioniero politico. La manifestazione si è articolata in due momenti, una prima all’Itis “Guttuso” e una seconda all’itis “Fermi”di Giarre.

Nell’aula magna, alla presenza del vice sindaco di Giarre , Patrizia Lionti e degli alunni delle classi IV dei due istituti, che hanno anche letto alcuni brani scelti, è stato presentato il libro “Diario di un deportato. Da Dachau a Buchenwald comando Ohrdruf” ( Gelka, Palermo, 1990) scritto di proprio pugno da Antonino Garufi. A inquadrare il contesto storico della terribile vicenda vissuta dal Garufi è stata la professoressa Anna Castiglione, critico letterario e studiosa di storia, che ha avvinto gli astanti. Successivamente sono seguiti la proiezione di un video realizzato dai professori Marzia Andronico e Massimo Corsaro, relativo alla documentazione biografica di Antonino Garufi come prigioniero politico, deportato da Dachau a Buchenwald e il commento della figlia dell’autore, professoressa Rita Garufi. I lavori sono stati coordinati dalla professoressa Milena Camardi. Antonino Garufi da giovane svolse attività da muratore nell’edilizia. Poi si arruolò nei carabinieri. Fu partigiano nella Carnia e nel Friuli orientale e nord orientale nella Brigata Osoppo. Venne imprigionato dai nazifascisti a Faedis, durante la controffensiva tedesca che alla fine di settembre e all’inizio de novembre del 1944 portò alla fine delle “Zone libere”.

La sua liberazione avvenne due giorni prima dell’arrivo dell’esercito statunitense, l’11 aprile 1945. Infatti, un comitato clandestino antifascista internazionale organizzò l’insurrezione, catturando 220 aguzzini delle SS, tenendo il campo, ormai liberato, per due giorni.

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