Giornata contro la violenza sulle donne: "Ci vuole la forza di dire basta"

Giornata contro la violenza sulle donne: "Ci vuole la forza di dire basta"

di Alfina D’Oca
avvocato

Oggi, 25 novembre, si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oggi è giorno di commemorazione delle donne vittime di femminicidio. Oggi è giorno di riflessione per tutte le donne che subiscono ogni forma di violenza. Ma oggi è anche il giorno in cui si deve gridare a gran voce che esistono molti strumenti, anche normativi, per dire “basta”. 

Ed in quest’ottica è importante raccontare la storia di chi ce l’ha fatta perché sia d’esempio per tutte quelle donne che non sanno dove trovare il coraggio per denunciare.

Un po’ di tempo fa ho conosciuto una signora. Il suo aspetto era poco curato. Se qualcuno mi avesse chiesto quale era la sua età io non sarei stata in grado di indicarla. Aveva il viso segnato, non so da cosa, ma non erano rughe. Era una donna che tutti i santi giorni veniva picchiata, violentata, tradita, umiliata dal proprio marito. Era la vittima di un marito violento. Non aveva nulla. Le mancava tutto. Né un’indipendenza economica, né una famiglia che potesse supportarla. La sua vita era come segnata. Non so da dove, ma un giorno trova la forza di dire basta e di denunciare.

A seguito della sua denuncia, inizia un processo. Ed io mi ritrovo insieme a lei nell’aula di un Tribunale e davanti ad un Giudice: io a farle delle domande e lei a raccontare tutto quello che aveva subito. Ad un certo punto del suo racconto, per la crudeltà di quanto la stessa riferiva, il giudice chiese ai presenti di uscire dall’aula per proseguire il processo a porte chiuse. Lui fu condannato. Lei cercò un lavoro per poter provvedere a se stessa e ai suoi figli. Iniziò a fare le pulizie, lavoro dignitosissimo che le aveva ridato la “libertà”. La rividi dopo poco tempo. Era curata, bellissima, molto diversa dalla prima volta che l’avevo vista. Era finalmente libera ed aveva ricominciato a vivere. 

Questa storia è un messaggio di speranza per chi si trova nella stessa condizione di vittima di violenza, per dire che è possibile cambiare la propria vita e ricominciare.

Ed oggi è più semplice dire basta perché esiste maggiore consapevolezza e perché esistono gli strumenti normativi che ci permettono di tutelare le vittime di ogni forma di violenza di genere. Il nostro legislatore ha posto l’attenzione su diversi aspetti. Intanto attraverso una legislazione volta a prevenire la commissione di reati, poi proteggendo le vittime con azioni concrete ed infine perseguendo gli autori dei reati.

Nel 2009 con il Decreto Legge n. 11 convertito con Legge n. 38/2009 è stato introdotto il cd. reato di “stalking” che consiste in un comportamento persecutorio messo in atto da un soggetto nei confronti della propria vittima e volto a minacciare, molestare e porre in essere atti lesivi che provocano nella vittima paura e stati d’ansia tali da costringerla a modificare le proprie abitudini di vita quotidiana.

Il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante anche per il nostro paese in materia di “violenza di genere” è la Convenzione di Istanbul del 2011 la quale riconosce la violenza sulle donne come una forma di “violazione dei diritti umani” e come una forma di “discriminazione”. Essa prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica. 

Sempre in quest’ambito si pone l’approvazione del cd. “Codice rosso” (Legge 69/2019) attraverso il quale sono state introdotte norme volte a rafforzare la tutela delle vittime di violenza con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica.

La legge di cui trattasi introduce 4 nuovi reati:

  1. Il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (art. 612-ter c.p.) senza il consenso delle persone rappresentate (cd. Revenge porn). Si badi bene che la pena in esso prevista (da 1 a 6 anni di reclusione e la multa da 5.000 a 15.000 euro) si applica anche a chi, avendo acquisito o ricevuto immagini o video, a sua volta di diffonde. 
  2. Il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (art. 583-quinquies c.p.) per il quale è prevista la reclusione da 8 a 12 anni. Tale delitto è inserito tra i reati intenzionali violenti che danno diritto all’indennizzo da parte dello Stato.
  3. Il reato di costrizione o induzione al matrimonio (art 558-bis c.p.) punito con la reclusione da 1 a 5 anni.
  4. Il reato di violazione del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima (art. 387-bis c.p.) punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

Il cd. Codice Rosso è intervenuto anche su reati già esistenti nel nostro ordinamento, come il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, aumentando le pene previste. Ha, poi, stabilito che nell’ipotesi di reati di violenza domestica e di genere, la sospensione condizionale della pena sia subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero. Inoltre, il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi è inserito nell’elenco dei delitti che consentono nei confronti degli indiziati l’applicazione di importanti misure di prevenzione, tra le quali è inserita la misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona da proteggere.

Oggi, pertanto, sono molteplici gli interventi posti a tutela delle vittime di violenza di genere, tali da portare alla riflessione che se si ha il coraggio di reagire, oggi è più semplice trovare tutela e protezione. Occorre lottare contro ogni forma di sopruso e denunciare ogni violenza subita, prima che sia troppo tardi. Ci vuole la forza di dire “basta” e sarà semplice trovare sostegno e aiuto. 

Oggi, 25 novembre, celebriamo la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con la speranza che si rompa il silenzio che spesso si cela dietro tragiche storie.

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