Giustizia a orologeria o, chiamale se vuoi, coincidenze

Daniele Lo Porto

I politici tirano sempre fuori la trita e ritrita teoria della

giustizia ad orologeria”

Stavolta tutti zitti, chissà perché? e allora lo facciamo noi. C’è qualcosa che non ci quadra. La Corte dei conti ci mette cinque anni per firmare un “invito a dedurre” sulla nomina di Patrizia Monterosso a segretario generale della Regione, a completamento di una folgorante carriera da esterna iniziata ai tempi della presidenza Cuffaro. Una escalation confermata successivamente da Raffaele Lombardo e poi da Rosario Crocetta, che facevano della Monterosso un preciso, forte, centrale riferimento per la struttura burocratica e per il potere politico, variegato e cangiante di Palazzo d’Orleans e degli assessorati vari.  Tutta la burocrazia regionale ai suoi ordini, agli ordini di chi  – stando alla legge – non poteva fare il dirigente generale per mancanza di titoli, ma – paradossalmente – poteva assumere il ruolo di potentissimo supervisore.

Ci sono voluti cinque anni buoni per la giustizia amministrativa

per rilevare alcune inconcludenze, che probabilmente con un po’ di buona volontà si potevano verificare, tramite documentazione, in cinque settimane. La strana “giustizia ad orologeria” suona la sveglia ora, proprio ora, finito il  mandato di Rosario Crocetta e all’inizio di quello di Nello Musumeci che, per altro, aveva già anticipato in campagna elettorale che non avrebbe confermato alla dottoressa Monterosso il prestigioso incarico che, invece, altri ipotizzavano di affidarle all’Ars, se eletti. Ma adesso, probabilmente, la strada diventa irrimediabilmente in salita per l’elegante segretario generale e per il suo sponsor politico, l’ennesimo.

Un’ultima annotazione: la velleitaria rivoluzione legalitaria di Rosario Crocetta non ebbe neanche il coraggio di sconfessare la dottoressa Monterosso condannata dalla Corte dei Conti nel luglio del 2015 per un danno erariale relativo all’extra budget della Formazione. Di seguito la notizia d’agenzia che ha dato notizia dell’iniziativa, tardiva, dei magistrati contabili.

Il procuratore della Corte dei Conti in Sicilia, Gianluca Albo, ha firmato un invito a dedurre stimando un danno da quasi un milione di euro per la nomina di Patrizia Monterosso a segretario generale della Regione. A presentare un esposto era stato il sindacato dei dirigenti della Regione (Dirsi).
Nel 2012, quando l’allora governatore Raffaele Lombardo portò in giunta

la promozione di Patrizia Monterosso a segretario generale

, il sindacato sollevò il caso della “mancata verifica” dei curriculum tra gli interni. Monterosso è stata poi confermata dalla giunta Crocetta nel 2013 e ancora nel 2016.
Per il procuratore Albo sono “delibere illegittime”. Per questa mancata verifica interna, prevista dalla legge Brunetta “che va rispettata anche in Sicilia”, nel mirino sono finiti dunque: l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo (danno da 52 mila euro), l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta (danno da 394 mila euro), gli ex assessori Alessandro Aricò, Marco Venturi, Accursio Gallo della giunta Lombardo (per tutti danno da 8 mila euro ciascuno) e gli assessori delle giunte Crocetta: da Ester Bonafede a Lucia Borsellino, da Nicolò Marino a Patrizia Valenti e Nino Bartolotta (per tutti danno da 41 mila euro ciascuno) e gli ultimi assessori Vania Contrafatto, Giovanni Pistorio, Baldo Gucciardi e Luisa Lantieri (danno da 17 mila euro). La vicepresidente Mariella Lo Bello si è vista notificare un invito a dedurre per un danno da 58 mila euro.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *