Giustizia Catania, cresce l'economia mafiosa

Katya Maugeri

CATANIA – Il tradizionale corteo apre le celebrazioni dell’anno giudiziario al Palazzo di Giustizia di Catania, durante l’inaugurazione il presidente della Corte d’Appello di Catania, Giuseppe Meliadò alla presenza del procuratore generale Roberto Saieva  e dei rappresentanti del Csm, dell’Anm  e delle categorie professionali, ha sottolineato quanto sia “rilevante il numero dei procedimenti che riguardano la criminalità organizzata” con la mafia che “continua a reinvestire i cospicui profitti illeciti in attività economiche apparentemente lecite, ma esercitate con il metodo mafioso, realizzando così un’infiltrazione nel settore economico che finisce per depotenziare ed escludere dal mercato l’iniziativa imprenditoriale sana. I settori economici in cui si è registrata maggiormente l’infiltrazione – aggiunge il presidente Meliadò- sono quelli caratterizzati da bassa tecnologia, ampio ricorso a manodopera irregolare, disponibilità di ingente liquidità, possibilità di concorrere nei pubblici appalti. Tali profili contraddistinguono in tutto o in parte le imprese operanti nei settori delle costruzioni, del commercio all’ingrosso ed al dettaglio, dell’agroalimentare, del trasporto, della gestione delle sale scommesse, del ciclo del trattamento dei rifiuti. Si conferma, inoltre, l’allarmante e costante sopravvenienza dei reati in materia di stupefacenti e di atti persecutori, questi ultimi spesso conseguenti a conflittualità maturate all’interno di contesti familiari. Sensibilmente aumentato è il flusso dei reati contro il patrimonio, con particolare riferimento ai furti, alle rapine in danno di istituti di credito e furti di rame e ferro. Sostanzialmente stabile è anche il numero dei delitti di omicidio volontario e dei reati contro la pubblica amministrazione, mentre si è riscontrato un notevole aumento nella fase dibattimentale dei procedimenti per bancarotta semplice e fraudolenta.”

Recuperare autorevolezza nei rapporti reciproci fra le Istituzioni e nei rapporti fra le stesse e i cittadini

La cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2018 si svolge in un momento di particolare complessità per le Istituzioni repubblicane, e  si declina essenzialmente come bisogno di recuperare una autorevolezza necessaria, nei rapporti reciproci fra le istituzioni e nei rapporti fra le stesse e i cittadini.  “A questa esigenza, che implica rispetto per gli ambiti di autonomia assegnati a ciascuna di tali istituzioni dalla Costituzione – ha aggiunto Meliadò – ma al tempo stesso superamento di ogni inclinazione alla separatezza e all’autoreferenzialità, una inclinazione del tutto incompatibile con la necessaria cooperazione che deve sussistere fra tutte le istituzioni per la realizzazione dell’interesse generale, non può sottrarsi nemmeno la magistratura”. “La magistratura non può non porsi il problema sia del rafforzamento dell’immagine di imparzialità dell’ordine giudiziario – ha sottolineato Meliadò – sia della sua capacità di dare risposte affidabili, sul piano della qualità dell’intervento giudiziario e della sua efficienza, risposte affidabili, in quanto frutto di una equilibrata e trasparente ponderazione degli interessi ricavabili dal sistema costituzionale, ed in quanto operate in tempi ragionevolmente accettabili”

Firmato il primo decreto di finanziamento dei lavori di viale Africa

“Un annuncio importante riguarda l’edilizia giudiziaria”, afferma Meliadò, “Non è una mia fissazione, ma è una esigenza di tutta la città. Noi abbiamo palazzi di giustizia disgregati, 21 plessi giudiziari – ricorda – snocciolando numeri – si paga tantissimo per avere servizi non per nulla all’altezza delle esigenze dei cittadini. Bene l’attività di riqualificazione di viale Africa oggi fa un ulteriore passo in avanti – afferma ai microfoni dei giornalisti –  Il presidente Nello Musumeci mi ha telefonato e mi ha annunciato che lo scorso 25 gennaio è stato firmato il primo decreto di finanziamento dei lavori di viale Africa, quindi si parte con le gare e con i lavori”.

Sul fenomeno migratorio

“La collaborazione instaurata con le associazioni internazionali e i soggetti istituzionali, anche stranieri, coinvolti nel fenomeno degli sbarchi ha consentito di far passare le iscrizioni sul registro noti per i reati di tratta e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da due a 48 procedimenti, gettando luce su un cono d’ombra particolarmente inquietante per le prospettive stesse di protezione umanitaria, fortemente attenzionate nel distretto. Lo dimostra l’intensa ed encomiabile attività di collaborazione inter-istituzionale promossa dal Tribunale per i minorenni – ha aggiunto Meliadò – in favore dei migranti minorenni soli e delle migranti di sesso femminile, provenienti in specie dalla Nigeria e vittime di tratta e di sfruttamento della prostituzione, con esiti assolutamente positivi riguardo ai percorsi di integrazione e di tutela. Il lavoro svolto dagli uffici minorili, che fronteggiano da soli quasi il 40% di tutti gli ingressi dei minori soli, merita il più ampio plauso”

La durata dei processi diminuisce

“La durata dei processi in appello – ha aggiunto il presidente Meliadò – che solo qualche anno fa oscillava fra cinque e sei anni) è pertanto in calo e si attesta ormai intorno ai tre anni (e in meno di tre anni nella sezione famiglia e nella sezione lavoro), un positivo contributo per la riconduzione dei tempi processuali agli standard europei è venuto pure dai giudici ausiliari in servizio presso la Corte, agevolati dal pieno coinvolgimento nella vita delle sezioni e nelle attività dell’Ufficio per il processo”. L’analisi dei dati del settore penale del distretto disegna un quadro di sostanziale stabilità sia per quanto riguarda il numero dei procedimenti pendenti che per quelli sopravvenuti, anche se si registra una prima positiva inversione di tendenza. “Sarebbe stato legittimo aspettarsi che le riforme varate negli ultimi anni – ha sottolineato Meliadò- consentissero di evidenziare primi segnali positivi nella direzione del recupero di una maggiore efficienza del sistema giudiziario penale in termini di minore carico di lavoro e di minore durata dei processi. Le relazioni dei capi degli uffici giudiziari del distretto, invece, sottolineano che gli interventi di depenalizzazione attuati nel 2016 e l’introduzione di nuove cause di estinzione dei reati e di non punibilità come la messa alla prova dell’imputato o la particolare tenuità del fatto hanno trovato scarsa applicazione nella pratica giudiziaria e non hanno sortito allo stato effetto deflattivo.
Il coinvolgimento dei magistrati della Corte nelle scelte di miglioramento organizzativo intraprese per ridurre i tempi dei processi e modernizzare la risposta di giustizia ha costituito il principale strumento per garantire l’effettività di obiettivi, essenzialmente affidati al superamento di una visione individualistica dei compiti del giudice, antica e radicata nella mentalità degli operatori di giustizia, ma priva ormai di alcuna capacità propulsiva. Lo stato dell’amministrazione della giustizia nel distretto è stato influenzato da questo orientamento al cambiamento – osserva il presidente Meliadò – e nonostante il persistere di risalenti criticità, manifesta indubbi segnali di miglioramento, sia sul piano della qualità della risposta giudiziaria, della capacità, in altri termini, dell’apparato giudiziario di dare risposta a fenomeni complessi (dall’immigrazione, alle nuove strategie criminali), sia dei tempi necessari per il suo intervento, che si sono significativamente contratti e, comunque, manifestano un’inversione di tendenza rispetto al passato”.

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