Giustizia riparativa, formare i mediatori penali per contrastare i conflitti emotivi

Giustizia riparativa, formare i mediatori penali per contrastare i conflitti emotivi

Un crimine determina una crepa nelle relazioni sociali ed è necessario trovare il modo per risanare la frattura attraverso un nuovo modo di approcciarsi al reato e al detenuto. In che modo? Certamente la mediazione penale negli ultimi anni ha favorito questo delicato processo e sono tanti i corsi che le associazioni scelgono di organizzare al fine di formare al meglio un mediatore.

L’A.I.Me.Pe, Associazione Italiana Mediatori Penali, è un’associazione di categoria che nasce principalmente per due scopi: tutelare, la figura del mediatore penale come professionista ma, soprattutto, occuparsi di corsi di alta formazione sulla specializzazione in materia di Mediazione Penale e Giustizia Riparativa, per far sì che i professionisti del settore possano acquisire le tecniche proprie della mediazione.

Il concentrarsi sulla formazione professionale in mediazione si colloca in una prospettiva di continuità e sviluppo della propria formazione, collegata anche ad un’esigenza di possedere strumenti e accorgimenti per la gestione dei conflitti incontrati nella propria quotidianità lavorativa.

“Acquisire gli strumenti di mediazione, inoltre, fa sì che le competenze vengano collocate all’interno dell’ambito professionale proprio di ogni partecipante, costituendo una risorsa importante soprattutto in relazione alla delicatezza umana di determinate situazioni”, spiega Mariacristina Ciambrone presidente dell’associazione. “In particolar modo, il metodo di A.I.Me.Pe si  focalizza molto sul vissuto, sul come sta la persona, sull’emotività e molto meno sui fatti. E risponde ad un forte bisogno di sentirsi ascoltati”.

Oltre ad un aspetto teorico, quindi all’acquisizione del sapere nonché degli strumenti propri della mediazione, l’A.I.Me.Pe si concentra molto sul mettere in campo queste competenze acquisite, verificandone l’effettiva conoscenza prima su stessi e poi presso comunità per minori, comunità di recupero per detenuti-tossicodipendenti così come in case circondariali. Nel primo caso, quindi in merito all’aspetto personale, l’associazione segue i propri corsisti in un percorso introspettivo esplicato attraverso le tecniche di restorative circle e di circle time.

Successivamente, dopo aver lavorato sul singolo, i corsisti possono mettersi in gioco andando a toccare con mano come un mediatore debba operare nelle strutture sopra citate e capire se effettivamente si è raggiunto un buon livello di acquisizione delle tecniche. “Noi pensiamo fermamente che la pratica non può assolutamente prescindere dalla teoria. Con l’esperienza, infatti, si potrà modellare il lavoro in relazione al contesto e alle altre competenze acquisite. Fine ultimo dell’A.I.Me.Pe è quello, oltre di promuovere e diffondere la cultura della mediazione come strumento efficace ed efficiente in strutture dove il conflitto così come l’offuscamento delle emozioni risulta essere all’ordine del giorno, di formare professionisti validi e qualificati che facciano ancor di più espandere in Italia un nuovo modello di giustizia, la giustizia riparativa”.

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