La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo Richetti, che riforma i vitalizi, disponendo il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema contributivo. Il testo dovrebbe passare oggi al vaglio del Senato e secondo Tito Boeri, presidente dell’Inps, avremo un risparmio di 760 milioni in 10 anni. Ma con l’emendamento, proposto dalla deputata democratica Daniela Gasparini, si aumenta del 20% l’assegno di reversibilità ai congiunti, se questi non hanno altri mezzi. Infatti, il testo dell’emendamento è abbastanza chiaro: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20%”. Ovvero, il familiare o erede senza redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e da capitale, riceverà come tutti gli italiani una reversibilità del 60%, ma maggiorata di un quinto. La deputata Pd che ha proposto la modifica è chiara: “Solo la tutela di casi ben specificati, per evitare che i congiunti di parlamentari senza altro reddito finiscano a fare i giardinieri o le sguattere”. Inoltre afferma la Gasparini: “Il passaggio al contributivo porrà subito tutti i parlamentari pensionati (o i loro familiari) in una situazione di nessun privilegio”, “La misura vuole offrire sostegno a ipotetiche situazioni particolarmente gravose. Esempio: congiunti (anziani o disabili) di parlamentari con un solo mandato la cui reversibilità precipitasse”, dichiara Matteo Richetti. La riforma dei vitalizi è contestata da diversi ex parlamentari, tra cui Antonello Falomi, ex Ds ed ex Rifondazione: “Si tratta di una legge palesemente incostituzionale che farà la fine di tante leggi-volantino fatte per guadagnare consenso e poi bocciate dalla Consulta”.
Ma Richetti, ribadisce: “Se qualcuno mi indica dove la Costituzione protegge gli errori del passato ne prenderò atto. Il buon legislatore non tutela privilegi ai limiti della sopportabilità umana”.