I gamberetti della Tailandia: il nostro palato ha il sapore della schiavitù!

I gamberetti della Tailandia: il nostro palato ha il sapore della schiavitù!

di Carlotta Costanzo

Ad essere schiavi delle nostre tavole non sono solo i gamberetti, la cui pesca a strascico non è affatto sostenibile, ma anche i lavoratori del settore. In Tailandia, infatti, si assiste ad una vera e propria violazione dei diritti umani nelle industrie di crostacei, lo rivela un articolo del The Guardian. I lavoratori di queste industrie provengono per lo più dal Myanmar, ex Birmania, o dalla Cambogia dove vengono reclutati con la promessa di una vita migliore e più dignitosa, ma poi effettivamente venduti per circa 400-500 euro e acquistati dalla Gig Peeling Factory – l’industria di pelatura tailandese guidata dai boss locali. Dopo essere stati venduti, afferma l’inchiesta, i lavoratori vengono malmenati e minacciati
quotidianamente.
Il loro lavoro consiste nell’eliminazione delle interiora, teste, code e gusci. Lavoro che non è condotto soltanto da uomini e donne, ma anche da bambini e bambine a cui non vengono risparmiate le pene severe degli adulti nel caso in cui, ogni giorno, non si svegliano alle 2:00 del mattino e non si mettono a lavoro. Le persone, lì, vengono private della loro dignità e della loro personalità, gli viene strappato il nome e assegnato un numero: 1, 2, 3… fino ad arrivare anche a 100 unità lavorative. Non si tratta più di persone, ma di semplici numeri. Vi ricorda qualcosa? La cosa surreale è che, nonostante il governo tailandese abbia promesso di porre fine a tale situazione, i raid delle forze dell’ordine colpisce proprio i lavoratori, mandando questi ultimi in galera senza appropriata documentazione. Nel frattempo, i boss rimangono a piede libero e assolutamente impuniti.
La Tailandia ha fortemente basato la propria economia sul mercato, e quindi sulla schiavitù, dei gamberi. Per di più, un’indagine dell’Associated Press, le testimonianze di diverse ONG e agenzie dell’ONU hanno rilevato come la maggior parte delle esportazioni di gamberi sono proprio dirette in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Nel Regno Unito alcuni parlamentari hanno richiesto la sospensione delle importazioni di gamberi dalla Tailandia. Ma, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa? Sì, smettiamo di comprare i gamberi provenienti da questa regione, diamo una scossa alle nostre coscienze e ai nostri rappresentanti: nel nostro palato c’è il sapore della sofferenza di migliaia di adulti e bambini!

Thai shrimps: our palate has the taste of slavery!

Shrimps are not the only slaves on our table, since their trawl fishing practice is actually not sustainable, but also workers. In Thailand, indeed, we are witnessing a real violation of human rights in the seafood industry, says The Guardian. Workers in these factories come from Myanmar, ex Burma, or from Cambogia where they are recruited through promises of a better life, but soon after they are actually sold for almost 400-500 euros and bought by the Gig Peeling Factory – Thai peeling factory led by local bosses. After being sold, assumes the investigation, workers are daily beaten and threatened. Their work consists in ripping the guts, heads, tails and shells off shrimp. This work is not only led by men and women, but also by children who are not spared in receiving adults’ strict penalties in case if, every day, they do not wake up at 2:00 a.m. and do not work. People, there, are deprived from their dignity and personality, they are ripped off their names and they are assigned a number: 1, 2, 3… up to 100 working units. We are not dealing with people anymore, but simple numbers. Does something come up to your mind?

What is astonishing is that, even though the government promised to put an end to the situation, police raids hit those workers, sending them without proper paperwork to jail. In the meantime, bosses are left free and totally unpunished. Thailand has sharply based its economy on shrimps’ market, and then on slavery. Moreover, an investigation of the Associated Press and ONG’s and UN agencies’ witnesses revealed how the majority of shrimps’ exports are addressed toward Europe, the USA and Asia.

In the UK some parliamentarians have asked for stopping shrimps’ imports from Thailand. But, can we do something? Yes, just stop buying shrimps coming from this region. Let’s give a shock to our consciousness and to our representatives: in our palate there is the taste of thousand people’s sufferings!

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