I ragazzi del Beccaria: tra hip hop ed educazione

|Martina Pumo|

MILANO – La musica si fa dialogo e messaggio, centro d’unione e di formazione. Un aiuto concreto, una compagna di viaggio leale. Questa è la musica per Fabrizio Bruno, in arte Otis from Rigor Monkeez giovane dentro e fuori, educatore e appassionato dell’hip hop. E lo è anche per i suoi ragazzi, i ragazzi del Beccaria, Istituto penale per minorenni di Milano.

La passione di Fabrizio è iniziata così, quando da giovane della periferia milanese ha sviluppato una certa forma di sensibilità verso le situazioni più difficili. Qui è nata la passione per la musica e la cultura hip hop. “I testi che scrivevo da ragazzino non erano allineati con quelli che scrivevano altri emergenti. C’era questa attenzione al sociale, a quello che vivevamo, uno sguardo diverso. Al posto di millantare la difficoltà del quartiere, andavamo in maniera molto genuina e leggera a toccare quei temi che attraversavano la vita di un adolescente di periferia” ci racconta. Poi l’arrivo nella grande città, Milano e l’iscrizione all’Università degli Studi di Milano – Biccocca a Scienze dell’Educazione: è l’inizio di un passaggio graduale, da musica per passione a musica per gli altri, diventando lavoro ed educazione. Diverse realtà lo hanno sostenuto e coinvolto in progetti prima semplicemente artistici poi educativi. Un interesse sempre maggiore alla dimensione dell’uomo, ai contesti sociali affiancato dalla passione travolgente per la musica. Due passioni che si sono incontrate nella veste dell’educatore. L’università è diventata campo d’esercizio e di apertura mentale, vicina alle sue esigenze e alle sue ambizioni. Poi con l’arrivo dell’anno di tirocinio, la svolta. L’unione delle passioni, l’inizio del suo percorso all’interno del Beccaria, affiancando la realtà che si occupa dei corsi di formazione, Fondazione Enaip Lombardia.

Era il 2010. L’idea di un laboratorio di hip hop rivolto ai ragazzi non c’era ancora e lui venne affiancato a quello di musica, condotto dal CPIA5 di Milano e dall’Associazione Suoni Sonori dove i ragazzi imparavano a suonare uno strumento. Qui la realtà, i ragazzi, le loro diverse forme di interesse e interazione con le attività. Fabrizio, che non sapeva suonare uno strumento ma continuava ad avere questa passione per la scrittura di testi, si affiancò ai ragazzi con meno passione o più difficoltà a imparare. E mentre anche lui imparava a suonare, cominciò a proporre a questi ragazzi la possibilità di scrivere i testi insieme. Forse fu qui, tra le note e l’insegnamento, che iniziò il percorso verso il laboratorio di Hip Hop.

L’hip hop è diventato il linguaggio con cui interagire con loro, il punto d’incontro tra l’adulto e il ragazzo, intercettando bisogni e desideri dei ragazzi con cui lavora. Strumento educativo incredibile all’interno del laboratorio dove riescono a presentare tutte le realtà della cultura hip hop ma lavorando principalmente con la disciplina del rap e dell’MCing. Dai laboratori agli spettacoli in giro per Milano, un crescere di situazioni che ha portato alla creazione di spazi appositi per accogliere i ragazzi coinvolti del penale. Salire sul palco diventa il loro obbiettivo, gli spettacoli come mezzo per spezzare la monotonia del carcere, il tempo sospeso e sempre uguale che viene scandito da un solo obbiettivo: lo sconto della pena. “Lo spettacolo sposta l’attenzione dalla privazione della libertà e al tempo che si ripete” racconta Fabrizio “ Gli spettacoli nascono per diverse ragioni: restituire qualcosa alla società, la parte offesa dai ragazzi che hanno commesso dei reati. Si riscattano, restituendo un momento bello, di divertimento e di educazione.” Scrivono i testi, li registrano e poi li mettono in scena, in uno spazio dedicato a loro, il punto di confronto tra il dentro e il fuori: il Teatro del Beccaria. Una realtà resa possibile nel corso degli anni dalle associazioni come l‘Associazione Puntozero, l’associazione Suoni Sonori, la Fondazione Marazzina e la Fondazione Cariplo. Ma il punto di partenza, il lavoro più grande è all’interno del laboratorio, affiancato dalla CPIA5, la scuola all’interno del Beccaria. I ragazzi imparano il vero significato di tenere un palco, le tecniche per interagire con il proprio pubblico. Il tutto per arrivare allo spettacolo, luogo di dimostrazione e interazione, incontro di diverse realtà come quella della Onlus Kayros e della Fondazione UCI – Uniti per Crescere Insieme con i loro interventi e laboratori di giocoleria e clowneria. E ancora, danza e teatro con il Club Russo e la Fondazione Puntozero, con esibizioni sul palco anche di ragazzi che stanno al di fuori della realtà del Beccaria, un confronto e uno strumento per dimostrare quanto si è ricchi di pregiudizi verso questi ragazzi coinvolti nel percorso penale. Si racconta la storia dell’hip hop, della sua nascita nel Bronx. Scontri tra bande, odio e violenza. Una storia simile a quella dei Montecchi e Capuleti, uno spaccato che fa aprire gli occhi, facendo cadere pezzo dopo pezzo i pregiudizi che ci portiamo addosso. Ogni spettacolo un viaggio unico, scandito dai ragazzi, dalle realtà sempre diverse, dalle canzoni differenti. L’hip hop, con la sua cultura così simile ai ragazzi in carcere, con i loro quartieri difficili, i contesti di violenza e di deliquenza. L’Hip Hop diventa allo stesso tempo un aiuto e una condanna: da una parte con la sua cultura di educazione che combatte  queste situazioni con i mezzi dell’arte e dall’altra, rapper che millantano atti e situazioni illegali, incuranti dell’influenza che hanno sui giovani. Qui si rafforza il lavoro di Fabrizio, insegnando come uscire da questi ambienti, lavorando sui testi e le esperienze che i ragazzi decidono di raccontare attraverso il rap. “Diventa difficile  a riflettere sugli agiti di un ragazzo che lo hanno portato alla detenzione, esperienza allucinante e inspiegabile ed andare a intervenire sui comportamenti quando c’è un contesto fuori che li rafforza così tanto.” Fabrizio, tra passione ed educazione, ha definito questo suo viaggio imprevedibile.
Lui, educatore minuzioso e attento, il cui prossimo passo sarà sancito dalla nascita di una nuova associazione di riferimento.
“Ora è tutto riconducibile alla mia pagina facebook, Otis From Rigor Monkeez, ma presto arriverà l‘associazione 232, il punto di incontro tra l’aspetto educativo e artistico del nostro lavoro con i ragazzi.”

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