Il Cacciatore 2, Fabio Paladini: "Raccontiamo il male come un destino che si realizza attraverso scelte consapevoli"

Il Cacciatore 2, Fabio Paladini: "Raccontiamo il male come un destino che si realizza attraverso scelte consapevoli"

di Katya Maugeri

«La necessità è quella di raccontare il male non come qualcosa di assoluto, ma come un destino che si realizza ogni giorno, attraverso scelte precise e consapevoli. Descrivendoli come esseri umani e non come pure emanazioni maligne, restituiamo con più forza il peso morale delle loro scelte, sottolineiamo la loro responsabilità individuale. Perché è importante ricordare che, al di là delle questioni sociali e culturali che senz’altro hanno un peso, il male, ridotto ai suoi minimi termini, è una questione di scelte». Fabio Paladini è il produttore creativo e uno degli autori dei soggetti e della sceneggiatura della serie televisiva “Il Cacciatore 2” (in coproduzione Cross Productions, Beta Film in collaborazione con Rai Fiction, diretta da Davide Marengo) insieme a Marcello Izzo e Silvia Ebreul, headwriter della serie.

Una mafia raccontata nella sua crudeltà attraverso un identikit mafioso che si evince dalla presentazione pop di ognuno di loro: musica a tutto volume e descrizione della loro carriera criminale, «sì, ogni mafioso preda di Barone – spiega Paladini – è introdotto attraverso una grafica che ci fornisce una specie di carta d’identità del boss in questione: nome e cognome, soprannome, ruolo all’interno di Cosa nostra e, soprattutto, crimini di cui si è reso responsabile. Ancora prima di scendere nel suo privato, chiariamo in maniera netta chi è la persona che abbiamo di fronte e che cosa ha fatto. Questo perché possiamo anche riconoscere qualcosa di nostro nei mafiosi, sorridere o emozionarci di fronte alle loro vicende quotidiane, ma è indispensabile porre una distanza iniziale tra “noi” e “loro” in modo che una pura e totale empatia non si realizzi mai del tutto». Sembra di assistere a una guerra sanguinaria dal vivo dove pathos e musiche bellissime delineano il percorso di chi lotta per sconfiggere il male che appare invincibile perché pronto a rinnovarsi.

«L’idea di raccontare il privato quotidiano dei mafiosi è presente fin dal concept di serie sviluppato dai miei colleghi Marcello Izzo e Silvia Ebreul. Lo abbiamo fatto nella passata stagione, esplorando la dinamica domestica tra Bagarella e sua moglie Vincenzina, lo stiamo facendo anche in questa seconda, attraverso il racconto del rapporto tra i fratelli Brusca.  Abbiamo fatto qualcosa di simile anche con i buoni, nonostante siano di fatto personaggi di fantasia, anche se ispirati a Sabella e agli altri magistrati del pool. Abbiamo voluto evitare di rappresentare i magistrati come supereroi senza macchia e senza paura. I personaggi eretti su un piedistallo ci risultano distanti, ci fanno sentire inferiori a loro. Saverio Barone è arrogante, egoista, sfacciato, anche un bel po’ stronzo, ma è animato da un istintivo bisogno di giustizia, e questi due elementi – ambizione e giustizia – sono legati in lui in maniera indissolubile, tanto che non si capisce mai dove finisce uno e dove inizia l’altro. È questa costante ambiguità, credo, a renderlo umano, a farcelo sentire così simile a noi, a farci emozionare.

Una mafia crudele che non si indigna né a sciogliere un bimbo nell’acido né a tagliare a pezzetti i cadaveri,cosa  emergere quindi da Il Cacciatore 2? «Ci piacerebbe che emergesse il messaggio che ognuno di noi può cambiare un pezzetto di mondo – continua Paladini – anche se è rancoroso, ambizioso, invidioso. Per cambiare le cose non ci viene chiesto di essere dei superuomini».

Il pubblico ha apprezzato moltissimo questo ambizioso progetto, «non dispongo di dati precisi, mi baso sui riscontri diretti da parte di chi mi sta intorno e sui commenti che leggo nei social. Quello che posso dire è che diverse persone, soprattutto giovani, sono arrivate tardi a Cacciatore e, pur essendosi magari perse la messa in onda televisiva, hanno potuto fruirlo sulle piattaforme di streaming online (Raiplay e Amazon Prime Video). Il passaparola ha generato una bella onda lunga e tante persone stanno scoprendo solo adesso la prima stagione. Speriamo di continuare così e che un pubblico sempre più largo possa appassionarsi alla nostra serie».

Di che cosa dovremmo essere cacciatori? «Probabilmente in un mondo ideale non ci sarebbe bisogno di cacciare niente e nessuno. Ma fare come Barone e incanalare il nostro individualismo in una prospettiva di trasformazione globale sarebbe già un primo passo».

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