"Il Cacciatore 2": Francesco Foti, tra sfumature e debolezze racconta il suo Carlo Mazza

"Il Cacciatore 2": Francesco Foti, tra sfumature e debolezze racconta il suo Carlo Mazza

di Katya Maugeri

“Lo Stato era in guerra” e la cruente lotta ha lasciato segni indelebili nella memoria collettiva raccontata nel libro del magistrato Alfonso Sabella, “Il cacciatore di mafiosi“. che ha ispirato la serie televisiva Il Cacciatore. A due anni di distanza dalla prima stagione, il 19 febbraio su Rai2 sono tornate le avventure del pubblico ministero Saverio Barone, ancora alle prese con le ricerche dei fratelli Brusca. La serie ha raccontato magistralmente gli eventi che hanno scosso la coscienza di tutti noi, tanto da ricevere un plauso internazionale e il suo protagonista, Francesco Montanari, il premio come miglior attore al Cannes Festival.

La seconda stagione, in coproduzione Cross Productions, Beta Film in collaborazione con Rai Fiction, diretta da Davide Marengo, creata da Marcello Izzo, Silvia Ebreul e Alfonso Sabella, riprende dal 1996, quando il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un testimone chiave che potrebbe incastrare Brusca, è ancora nelle mani dei suoi sequestratori. Una seconda stagione attesa con ansia da chi ha seguito questa serie così particolare e originale che non parla di mafia come hanno già fatto in molti, ma di ciò che sta dietro il metodo mafioso. Racconta la mafia parlando attraverso la vita stessa dei protagonisti.

«Ho amato e amo questa serie anche per questo – spiega Francesco Foti che interpreta Carlo Mazza, magistrato della squadra antimafia – perché mostra cosa poteva voler dire vivere in quel periodo dalle due parti della barricata, da magistrati e da mafiosi. Fin dal titolo è chiaro chi dà la caccia e chi è la preda, coi criminali costretti spesso a nascondersi sotto terra e i cacciatori obbligati a vivere sotto scorta. La seconda stagione vede Mazza e Barone puntare alla cattura dei fratelli Brusca, cosa che si dimostrerà meno facile del previsto e piena di sorprese. Non dico di più, se non che gran parte delle cose che si narrano sono incredibilmente davvero accadute».

ph Alessandro Pizzi

Carlo Mazza, dopo la tanto sognata cattura di Leoluca Bagarella, dovrà però confrontarsi con un nuovo obiettivo: i fratelli Brusca, «Questa è la stagione dei confronti. Tutti i personaggi si trovano a doversi confrontare con sé stessi e con gli altri e a fare delle scelte, Carlo Mazza in primis. Per lui la cattura di Giovanni Brusca è quasi un’ossessione, ma ha anche fatto una promessa alla sua famiglia: lasciare il Pool Antimafia non appena sarà riuscito a catturare anche il secondo mandante dell’omicidio del suo amico e mentore Giovanni Falcone. Per tutta la stagione avrà il peso di questa promessa (della quale non ha ancora fatto cenno a Saverio) e di quello che significherebbe per lui. È davvero pronto a lasciare il suo posto? A questo enorme fardello si aggiungono tutti i problemi che derivano dalla uscita di senno del suo amico e “socio” Saverio, quando veniamo a conoscenza della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo (peraltro una delle scene più toccanti). Questi nuovi episodi sono stati per me una cavalcata meravigliosamente impegnativa e stancante, piena di sfide e di difficoltà, di cui non smetterò mai di ringraziare i nostri sceneggiatori».

Il romanzo di Alfonso Sabella è un pugno allo stomaco: senza giri di parole racconta la crudeltà dei mafiosi. La serie come “Il Cacciatore” punta quindi sull’informazione reale, forte e senza filtri. Una narrazione storica e non romanzata, «Credo sia assolutamente fondamentale. Tutti i fatti che narriamo sono veri e anche le vite dei protagonisti sono quantomeno molto verosimili. Raccontare quello che è successo e perché è successo è importantissimo, soprattutto (ma non solo) per le generazioni che non hanno vissuto quegli anni. Bisogna raccontare e ricordare, perché l’unica possibilità che abbiamo di interrompere il continuo ripetersi della storia è quello di conoscerla e capirla. Per questo e per il legame che si è creato con la figura di Carlo Mazza, ho deciso di creare una sorta di continuità con la mia vita personale, di rendermi utile “civilmente” e costruire qualcosa che vada oltre queste quattro serate in tv. Lo sbocco naturale per me non poteva che essere il teatro, e così è nata l’idea di un testo che attraversi vari decenni di mafia, per raccontarne anche i diversi modi di essere e di agire sui civili, sull’economia, sulla vita. E dato che ho avuto la fortuna di conoscere e diventare amico di Alfonso Sabella, non potevo non chiedergli di collaborare, e farmi aiutare dalla sua enorme conoscenza, memoria e generosità».

Chi è realmente Carlo Mazza per lei? chiediamo a Foti, «Mi verrebbe quasi da dire un fratello, dato che lo frequento intimamente ormai da più di due anni… È un uomo. Un amico, un marito e un padre, ma soprattutto un magistrato, un uomo di Stato. Un maschio alfa, calmo e attento a restare lucido anche nei momenti di sconforto massimo, dedito totalmente alla sua Missione e che sarebbe capace di fare qualsiasi cosa per quello in cui crede. Detta così sembrerebbe stia parlando di un Superuomo, ma la bellezza delle sceneggiature de “Il cacciatore” è che i personaggi sono pieni di sfumature e anche di debolezze, cosa che abbiamo già visto nella prima stagione e sarà ancora più chiara in questi nuovi episodi. Anche per questo preferisco chiamarli “persone”. Carlo Mazza resta comunque un modello, un riferimento, un ideale di giudice. Per usare le parole di Alfonso Sabella: “è il magistrato a cui vorrei volessero assomigliare i giovani che si avvicinano a questa professione».

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *