di Katya Maugeri
“È il momento delle riforme. Il sistema carcerario viene meno alla funzione assegnatagli dalla Costituzione, ovvero la riabilitazione del condannato”.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone spiega quanto emerge da “Il carcere visto da dentro”, il diciottesimo Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia dell’associazione Antigone. Un quadro chiaramente desolante che lascia tanta amarezza.
“Vi è una diminuzione dei condannati e un aumento delle recidive. Resta preoccupante il fenomeno del sovraffollamento e dei suicidi tra le mura dei penitenziari. La pandemia ci ha mostrato tutti i limiti di un mondo penitenziario bloccato e in ritardo su tante questioni. I tassi di recidiva ci raccontano di un modello che non funziona e ha bisogno di importanti interventi, aprendosi al mondo esterno, puntando sulle attività lavorative, scolastiche, ricreative e abbandonando la sua impronta securitaria”.
In media vi è una percentuale pari a 2,37 reati per detenuto. Al 31 dicembre 2008 il numero di reati per detenuto era più basso di 1,97. Dunque diminuiscono i reati in generale, diminuiscono i detenuti in termini assoluti ma aumenta il numero medio di reati per persona. Ciò è indice dell’aumento del tasso di recidiva. Il totale dei presenti, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere. Si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021.
Sono stati 289 gli omicidi nel 2021, 4 in più rispetto al 2020 ma 25 in meno rispetto al 2019. Nel 1990 erano 3.012, 10 volte in più rispetto a oggi. La metà sono stati commessi in ambito affettivo. Il 40% circa delle persone uccise (ovvero 116) sono state donne (erano il 35% nel 2019), di cui la quasi totalità (100) uccise in ambito familiare/affettivo. In 68 casi a commettere il reato è stato un partner o ex partner.
Donne in carcere, bambini e minori
Al 31 marzo 2022 erano 2.276 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani, pari al 4,2% della popolazione detenuta totale. Osservando l’andamento del dato percentuale negli ultimi trent’anni, vediamo come variazioni significative siano avvenute nel corso degli anni ‘90, arrivando a superare il 5% tra il 1991 e il 1993 e scendendo al 3,8% nel 1998. Negli ultimi due decenni, la percentuale di donne detenute si è invece sempre attestata intorno al 4%, subendo alcune oscillazioni ma restando costantemente all’interno del punto percentuale. Guardando poi al resto d’Europa, vediamo come il dato italiano di quest’anno si collochi poco più di un punto percentuale al di sotto della media europea pari a 5,3%, secondo le ultime statistiche pubblicate dal Consiglio d’Europa. Delle 2.276 donne detenute, 576 sono ospitate all’interno delle quattro carceri esclusivamente femminili presenti sul territorio italiano. Esattamente un quarto del totale. Nello specifico, nelle due Case Circondariali di Roma Rebibbia e Pozzuoli vi sono rispettivamente 321 e 146 detenute, mentre nelle Case di Reclusione di Venezia e Trani sono 64 e 45. Per quanto riguarda i servizi sanitari e igienici, dei 24 istituti con donne detenute visitati da Antigone nel 2021 il 62,5% disponeva di un servizio di ginecologia e il 21,7% di un servizio di ostetricia. Solo nel 58,3% degli istituti visitati le celle erano dotate di bidet, come richiesto dal regolamento di esecuzione da più di vent’an
Al 31 marzo 2022, erano 19 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivevano insieme alle loro 16 madri all’interno di un istituto penitenziario. Di questi, il gruppo più consistente è composto da 8 bambini ospitati nell’Istituto a custodia attenuata per madri detenute di Lauro, unico Icam autonomo e non dipendente da un istituto penitenziario. A questo segue un gruppo di 4 bambini all’interno della sezione nido della Casa Circondariale di Rebibbia Femminile. Ospitano poi due bambini ognuno gli Icam interni alla Casa Circondariale di Milano San Vittore e di Torino e la Casa Circondariale di Benevento. Un solo bambino si trova invece all’interno dell’Icam della Casa di Reclusione Femminile di Venezia. A fine 2021 i bambini in carcere erano 18, il numero più basso registrato negli ultimi decenni. Dopo i picchi raggiunti nei primi anni 2000, quando si sono arrivati a contare anche più di 70 bambini in carcere, negli ultimi dieci anni i numeri sono complessivamente diminuiti seppur con un andamento piuttosto altalenante.
Le Rems
Sono 572 gli internati nelle Rems, di cui 104 stranieri e 62 donne. Sono solo 300 quelli con misura di sicurezza definitiva. Sono in crescita gli internati sottoposti a misura di sicurezza provvisoria: da 198 nel 2016 agli attuali 247.
Liste di attesa
Manca un preciso monitoraggio nazionale delle persone in lista d’attesa per un posto Rems. Sulla questione è recentemente intervenuta la Corte Costituzionale, salvando l’impianto della riforma degli Opg. Rielaborando i dati del sistema SMOP, sono 204 le persone in lista di attesa per entrare in una Rems. Di queste, 49 si trovano in carcere. Ci vorrebbe una presa in carico per tutti, non necessariamente residenziale, da parte delle Asl. I numeri non giustificano l’estensione del sistema Rems che altrimenti diventa di tipo manicomiale.
Suicidi in carcere
Nel 2021 il numero di suicidi in carcere secondo i dati pubblicati dal Dap è pari 57. 148 i morti in totale. Se questo numero viene messo in relazione con le persone mediamente presenti negli istituti di pena nel corso dell’anno otteniamo il tasso di suicidi, ossia il principale indicatore per analizzare l’ampiezza del fenomeno. Nel 2021, a fronte di una presenza media di 53.758 detenuti, tale tasso si attesta a 10,6 casi di suicidi ogni 10.000 persone detenute.
Nelle carceri italiane il tasso di suicidi è 13 volte più alto rispetto alla popolazione libera.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’OMS , il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10.000 persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10.000 detenuti mediamente presenti. Cresce, inoltre, l’autolesionismo: gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2020, non essendo pubblicati dal Dap e dovendo quindi far riferimento all’ultima relazione al Parlamento del Garante Nazionale. Negli ultimi cinque anni osserviamo una costante crescita dell’autolesionismo, che nel 2020 arriva a contare 11.315 episodi. Dalle informazioni raccolte tramite le visite effettuate da Antigone nel corso del 2021, emerge una media di 19,9 casi di autolesionismo registrati in un anno ogni 100 persone detenute. Numerosi sono gli istituti con un numero di casi ben superiore.
Antigone fornisce anche una serie di proposte per riformare e migliorare il sistema penitenziario. Tra queste propongono un tavolo permanente per la salute mentale, la fine della contenzione in carcere, più telefonate e colloqui visivi, l’espansione del circuito della “custodia attenuata”.
È necessario agire e prendere coscienza dei dati e delle emergenze, perché la riabilitazione dei detenuti è un passo importante verso una società civile.