Il funghetto e la chiocciola che girano il mondo, divertendo i bambini e coltivando l'amore

Il funghetto e la chiocciola che girano il mondo, divertendo i bambini e coltivando l'amore

di Saro Faraci “il Professorista”

La undicesima puntata di #startupmystory ci porta fino a Seul, in Corea. Dove attualmente si trovano Vincenzo Valerio Merenda e Katrin Ann Orbeta, due siciliani, innamorati della Sicilia e anche innamorati l’uno dell’altra, che con un’applicazione divertentissima e utilissima, concepita per i bambini per stimolarne l’apprendimento, stanno viaggiando in giro per il mondo, raccogliendo consensi, suscitando interesse e maturando una dietro l’altra stimolanti esperienze professionali. Non siamo andati fino in Corea, ovviamente. Ma servendoci di Skype è come se ci fossimo arrivati, fuso orario incluso.

– Buon pomeriggio Vincenzo Valerio e Katrin. Da noi è ancora mattina, intanto presentatevi velocemente.

«Siamo Vincenzo Valerio Merenda e Katrin Ann Orbeta, rispettivamente di Taormina e Pozzallo. Abbiamo frequentato entrambi l’Accademia di Belle Arti di Catania dove abbiamo conseguito il diploma di laurea in Graphic Design al triennio e poi di Grafica Editoriale al biennio. Abbiamo lavorato nello studio di animazione Kedd in Ungheria. Valerio è appassionato di vespe d’epoca e Katrin di moda e illustrazione»

– Il vostro sodalizio professionale ed aziendale corre sull’asse Taormina-Pozzallo, tra la provincia di Messina e quella di Ragusa. E’ un sodalizio pure “affettivo”?

«Sì, siamo soci nel lavoro e anche nella vita»

– Auguri allora. Una prima domanda per rompere il ghiaccio. Provenite dall’Accademia di Belle Arti, ma Vi sentite più artisti o più imprenditori?

«Se fosse uno stato di facebook sarebbe: “In una relazione complicata”. In effetti l’attività imprenditoriale occupa sempre più spazio nella nostra routine lavorativa, ma l’aspetto creativo resta il punto focale delle nostre produzioni.»

– Come si chiama la Vostra start up e cosa fa?

«La nostra start up si chiama Mash&Co srls e creiamo contenuti ed esperienze digitali per bambini con lo scopo di insegnare ai più piccoli soft skills attraverso tematiche a impatto sociale. Stiamo creando un universo trans-mediale che vede come protagonisti un fungo di nome Mash e una chiocciola di nome Periwinkle»

– Non ditemi che tutto è nato da una tesi di laurea come spesso succede…

«Ebbene sì, il progetto è nato come tesi sulla convergenza digitale e gli aspetti educativi dei videogiochi nell’apprendimento»

– E’ vera la storia secondo cui, folgorati da uno stage al MOME di Budapest, al ritorno in Italia avete pensato di avviare un’autonoma attività professionale?

«Abbiamo imparato tanto dalla nostra esperienza a Budapest e il talento degli studenti del MOME ci ha ispirato. È nata così in noi la necessità di creare qualcosa che unisse le esperienze avute in Sicilia con quelle fatte in Ungheria»

– Perché proprio un’applicazione rivolta ai bambini? E perché un funghetto alla ricerca dell’acqua, con due protagonisti Periwinkle e Mash?

«Dalla nostra tesi era emersa che la componente interattiva dei videogiochi rendeva efficace l’apprendimento perché si impara con il cosiddetto “learning by doing”. Attraverso un’applicazione volevamo dimostrare che si possono veicolare  tematiche come l’ecologia e l’inclusione sociale in modo divertente e partecipativo. Per fare questo era necessario creare dei personaggi contrastanti tra loro che potessero intrattenere i bambini. Il fungo è un retaggio pop che ricorre in alcuni videogiochi nella nostra infanzia, la lumaca è un personaggio affascinante soprattutto per noi designer che ritroviamo la perfezione della sezione aurea nella sua conchiglia»

– Avete un curriculum di tutto rispetto, con tantissime esperienze internazionali. Dove siete stati in giro per il mondo con la vostra app Mash&Co?

«Dopo la nostra esperienza a Budapest, siamo stati a Helsinki grazie a un’opportunità dataci da Microsoft. Successivamente a Seul con Google for Entrepreneurs dove siamo tornati di recente grazie anche al programma italiano Global Startup Scaleup Program. Siamo stati inoltre orgogliosi di rappresentare l’Italia come finalisti alla Creative Business Cup a Copenhagen; in Francia grazie al programma French Tech Ticket che ci ha finanziati. In generale il nostro funghetto ci ha portato a viaggiare in tanti altri paesi permettendoci di arricchire noi stessi, dal punto di vista imprenditoriale e umano»

– Come è nata la collaborazione con Microsoft e finalizzata a quale obiettivo? In che modo la multinazionale americana è stata d’ausilio ai Vostri progetti di crescita?

«Eravamo in cerca di finanziamenti per il nostro progetto. Dopo una lunga e difficile selezione, Microsoft con il programma AppCampus ci ha scelti per finanziare il nostro MVP (minimum viable product, cioè la versione iniziale del prodotto, n.d.r.) e darci l’opportunità di crescere a livello imprenditoriale invitandoci a un go-to-market training intensivo a Helsinki»

– Siete arrivati persino al Salone del libro di Torino e con grande successo di pubblico. Ci raccontate brevemente quell’esperienza?

«Al Salone del Libro di Torino abbiamo trovato i mondi oggetto dei nostri studi: quello dell’editoria classica e quello digitale. Fare questo tipo di attività ci permette ci confrontarci con i nostri utenti ricevendo feedback e critiche importanti per migliorare i nostri contenuti»

– Torniamo a temi più aziendali, anche se siete graphic designer e forse non avete realizzato completamente che siete neo imprenditori da prendere ad esempio. Avete usufruito di programmi di mentoring e supporto, ad esempio quelli di incubatori ed acceleratori?

«Non avendo iniziato da studi di economia e imprenditoria, abbiamo cercato di colmare queste lacune approfittando delle opportunità di crescita che programmi di accelerazione come AppCampus, TIM WCap, French Tech, Start Cup Catania potevano darci, mettendoci in gioco e sperimentando sulla nostra idea di business»

– In quale parte del mondo Vi trovate adesso mentre è in corso l’intervista? E per fare cosa esattamente?

«Ci troviamo a Seul grazie al Global Startup Scaleup Program, una iniziativa italiana promossa dal MISE e Italian Trade Agency che ha come obiettivo di aiutarci a espandere il nostro business, in Asia nel nostro caso. Siamo in Corea da tre mesi affiancati da professionisti coreani e italiani»

– Ci sono o ci sono stati investitori interessati a Mash&Co, ad entrare in partnership o in società con Voi?

«Siamo già in partnership per lo più con aziende estere impegnate insieme a noi nella produzione e distribuzione dei nostri contenuti»

– Chi Vi collabora oggi? O fate tutto da soli?

«Siamo un team internazionale di professionisti in ambito digitale che operano tra l’Italia, Francia e Ungheria»

– Oltre alla tesi, ci sono stati contatti ulteriori col mondo universitario e dell’Accademia anche dopo? Quanto è stato determinante l’apporto del mondo universitario nell’ideazione della Vostra start up o magari in qualche altra fase?

«Sicuramente tutto questo non sarebbe nato se non fossimo partiti per l’Erasmus che ci ha permesso di vedere con occhi diversi il mondo, spronandoci a dare il meglio di noi. Con alcuni dei nostri professori all’Accademia siamo rimasti in contatto e nel corso degli anni ci hanno coinvolto in attività anche all’interno dell’Università di Catania»

– Avete anche partecipato ad alcune business plan competition promosse dalle Università o da altri soggetti. Quanto è importante il gioco a fare impresa?

«E’ una domanda trabocchetto? Creiamo contenuti ludici per bambini. Ci serviamo delle dinamiche di gioco per veicolare la nostra mission. Pertanto, è certamente efficace simulare attraverso il gioco situazioni che possano portare a compiere scelte, a creare conflitti, cercando la chiave per risolverli e quindi imparare. D’altronde, è quello che succede ogni giorno nel fare impresa»

– Classica domanda che si fa ad uno startupper. Avete concorrenti nel Vostro mercato?

«Certamente sì, ma rispetto a loro ci focalizziamo principalmente su tematiche a impatto sociale, servendoci di uno storytelling transmediale. Il nostro scopo è nutrire l’intelligenza emozionale dei più piccoli»

– Un consiglio che vi sentireste di dare ad un aspirante imprenditore in Sicilia.

«Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di crearsi opportunità dove apparentemente non ce ne siano: questo significa essere creativi! Ma soprattutto, è importante aprirsi al mondo, cercando di sfruttare tutti quei canali già esistenti come l’Erasmus for young entrepreneurs, e tanti altri, per conoscere meglio la propria identità europea»

–  Allora la prossima intervista in quale altra parte del mondo la faremo?

«Probabilmente da Lille, dove ci troviamo già da qualche anno per fare business development»

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