Il "limone dell'Etna" è Igp

Il "limone dell'Etna" è Igp

CATANIA  – Un inter amministrativo iniziato 6 anni fa, sostenuto con competenza e passione, e concluso con il riconoscimento della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea: il limone dell’Etna è Igp. Un altro prodotto diventa un’eccellenza sulle tavole dei consumatori. Dopo un periodo di splendore, dall’immediato dopo guerra agli anni 80, quando la coltivazione si estendeva su oltre 10.000 ettari e il raccolto veniva lavorato in un centinaio di magazzini nell’Acese, con una ricca filiera, la produzione di questo tipico agrume ha subito una graduale e costante riduzione, con la restrizione dei mercati di esportazione tradizionali, che erano i Paesi dell’Est. “Adesso gli ettari dove si coltiva il limone dell’Etna, proseguendo una tradizione ultrasecolare, sono circa 3.000 distribuiti in 14 comuni, dall’Alcantara a Catania, lungo la costa e anche all’interno  – spiega  Renato Maugeri, presidente dell’associazione di produttori che si è intestato questo riconoscimento -. Riteniamo che l’indicazione geografica protetta possa essere l’avvio di una rinascita del nostro limone, supportato da moderne strategie di marketing e di vendita, anche on line”.

Il prossimo obiettivo è rilanciare l’indotto che in modo naturale si può sviluppare da un prodotto con una forte e naturale identificazione con il territorio, qual è appunto l’Etna. Sale, così, a 34 il numero delle Dop/Igp siciliane nel Food e a 5 il numero degli agrumi iscritti: Arancia rossa di Sicilia (Igp); Limone di Siracusa (Igp); Limone Interdonato Messina (Igp); Arancia di Ribera (Dop). Il “Limone dell’Etna identifica quelli coltivati nell’area lungo la fascia costiera etnea:  il “Femminello” e il “Monachello“, la cui buccia, ricca di olii essenziali, ha un colore che varia da verde chiaro a giallo citrino o giallo chiaro, a secondo della maturazione; un peso che oscilla da 80 a 90 grammi; ed una forma ellittica, ovoidale o sferoidale. La qualità dei frutti del “Limone dell’Etna” è da attribuire allo sviluppo e alla maturazione in un ambiente pedoclimatico molto specifico, con suoli di origine vulcanica, tipici delle aree prossime al vulcano e clima mitigato dal mare.

Per l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera “è un altro prodotto, simbolo dell’agricoltura siciliana, che si affaccia sul grande panorama europeo delle Denominazione d’origine. Fattore questo che non può che accrescerne il valore di mercato, dove viene percepito soprattutto per le straordinarie qualità salutistiche e l’elevata attività antiossidante”. “Con il riconoscimento Igp si potenzia un’area di grande valore anche paesaggistico perché il vulcano connota e distingue tutto quello che si produce alle falde. La crescita della nostra Regione – sottolinea Francesco Ferreri, presidente  Coldiretti Sicilia – è legata anche alla capacità  di imboccare un modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza che sono il proprio patrimonio agricolo legato a quello  ambientale e  paesaggistico”.

Il sindaco di Aci Sant’Antonio, Santo Caruso, esprime viva soddisfazione per il risultato ottenuto, soprattutto alla luce del fatto che la Città del Carretto Siciliano rientra fra i sedici Comuni che aderiscono al Consorzio legato alla produzione del limone, cioè in un’area geografica delimitata nella quale avvengono le fasi di produzione dello stesso. Il riconoscimento della tutela europea, come spiegato in una nota della Commissione, arriva per “lo sviluppo e maturazione in un ambiente climatico molto specifico, costituito da suoli di origine vulcanica associati ad un clima temperato dal mare” e per la “particolare tecnica di coltivazione, che consente la produzione estiva”, il che valorizza anche il territorio santantonese.
“È un grande risultato – ha sottolineato Caruso – che premia gli sforzi di chi ha creduto e crede nelle potenzialità del nostro straordinario territorio. Rivolgo un sentito ringraziamento al Presidente dell’Associazione ‘Limone dell’Etna’, Renato Maugeri, che ha lavorato molto con un qualificatissimo entourage per arrivare a questo risultato.
Finalmente – ha concluso – uno dei frutti simbolo del nostro territorio esce dall’anonimato, divenendo riconoscibile con una precisa garanzia bel al di là delle nostre zone: su questo si potrà certamente lavorare per rilanciare il mercato e farlo crescere per arrivare a quei fasti che nessuno ha dimenticato”.

 Daniele Lo Porto

 

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