Il miracolo di Santa Rita e la nascita della devozione nel Duomo di Giarre


 
 
 
 

di Mario Pafumi

GIARRE – Correva l’anno 1945. il 25 aprile gli americani avevano liberato l’Italia e Francesco Riso, giarrese, ufficiale dell’Esercito italiano, rientrava a casa, probabilmente proveniente dalla Calabria. Un rientro faticoso e complicato a causa dei numerosi pericoli del drammatico momento storico. Un cammino percorso quasi tutto a piedi, con scarpe scomode e non adatte. Proprio quelle scarpe gli provocano delle vesciche per il lungo camminare. Francesco Riso giunse a casa più o meno a ridosso del 22 maggio, con una brutta infezione, che il medico diagnosticherà come “setticemia”. Ormai ha perso conoscenza e la febbre è molto alta. Il medico attraverso vie traverse, nottetempo, riesce a trovare qualche dose di penicillina portata dagli americani e le condizioni dell’ufficiale giarrese rimangono molto molto gravi: secondo l’impietosa diagnosi non dovrebbe passare la notte… La moglie di Riso, Lina Caruso, aveva atteso con ansia il ritorno dell’adorato marito. Il loro era un matrimonio d’amore vero. All’epoca Lina aveva 25 anni e 2 bambini piccoli. Non era certo quello il ritorno che lei aveva sognato, agognato, atteso… Lui torna e sta per morire. Decide di allontanare da casa i bambini e di affidarli alle cure dei parenti, perché ormai le speranze sono veramente poche e non vuole che vedano il papà soffrire così tanto. Lina è fortemente preoccupata, addolorata, ma è fermamente credente e ritiene che la fede e la preghiera possano aiutarla. Si affida totalmente alla sua fede, perchè crede e spera nel miracolo. Così, Lina Caruso, in quel momento di disperazione, quando tutto sembra ormai finito, si rivolge a Santa Rita, la “Santa dei miracoli impossibili”, all’epoca non ancora conosciuta a Giarre e le promette di divulgarne non solo la devozione, ma di organizzare una festa annuale e indossarne l’abito-voto per tutta la vita “in cambio” della guarigione del marito. “Quella stessa notte, alla presenza del medico e di mia madre che vegliavano al suo capezzale – racconta Maria Grazia, una dei figli di Lina e Francesco Riso – mio padre ormai allo stremo, privo di conoscenza e cianotico si solleva dal letto e urla: “Santa Rita!!!”. Da quel momento la febbre lo abbandona e piano piano si riprende!”. Per Lina è il miracolo chiesto e concesso. Francesco guarisce.

Così, come promesso, divulga la devozione a Santa Rita nel Duomo di Giarre, raccoglie le offerte per organizzare la festa e le tante altre successive (talora anche subendo qualche umiliazione provocata da invide e gelosie) e indossa l’abito-voto di Santa Rita. Ad una delle sue figlie, nata alcuni anni dopo, darà il nome Rita, in omaggio alla miracolosa Santa. “Da bambina la ricordo, nel mese di maggio, indossare l’abito. – ricorda ancora Maria Grazia Riso – Dal voto venne sciolta dopo circa 50 anni. A sciogliere il voto credo sia stato un sacerdote a Fatima, ma non ne sono sicura… e neanche mia sorella lo ricorda, ma ha ricordato invece un particolare che io non conoscevo e cioè che il giorno successivo a quella famosa “notte dei miracoli” mio padre raccontò che era venuto a trovarlo una suora…Santa Rita?!

C’è ancora un aneddoto che riguarda quella famosa notte dei miracoli, che mia madre amava raccontare. Nell’offrire il caffè al medico, il vassoio a specchio su cui poggiava la tazzina le cadde dalle mani rompendosi in 2 o 3 pezzi e lei, per niente superstiziosa e quasi per esorcizzare, li pestò con i piedi sbriciolandoli. La immagino e quasi la vedo nel gesto, forte come una roccia!”. Da quell’anno nel Duomo di Giarre puntualmente viene celebrata la festa di Santa Rita. Una festa religiosa e profondamente spirituale, preceduta da un triduo di preparazione. Il 22 maggio, secondo tradizione, la S. Messa solenne, con la benedizione delle rose e la supplica di Santa Rita, la mattina e dopo la Messa serale la processione per le vie della città, secondo un percorso che cambia di anno in anno.

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